Filippo Sciortino: Fermare lo strapotere mercatista. Per amore dei nostri figli
Intervista al presidente del Movimento Sovranisti Intereuropeo. Che rifiuta in blocco la globalizzazione e punta il dito anche contro la Chiesa di Papa Francesco
Non soltanto Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il versante sovranista ha radici molto più ramificate di quanto possa apparire guardando solo ai partiti che siedono in Parlamento. E in questo humus di iniziative semi sconosciute si ritrovano, spesso, delle posizioni molto più nette di quelle espresse dalla Lega e da Fratelli d’Italia. A cominciare dalla critica del modello economico dominante e dal rifiuto dei suoi pseudo valori imperniati sulla rincorsa frenetica al profitto e ai consumi.
Una di queste realtà è il Movimento Sovranisti Intereuropeo, di cui abbiamo intervistato il presidente Filippo Sciortino.
Come vedrete, si tratta di un uomo che è animato da una grande passione. Da un amore patriottico che lo pervade e che fino a qualche anno fa sarebbe sembrato smodato e anacronistico.
Nel frattempo, però, il clima generale è cambiato: vasti settori della popolazione si sono stufati di dover sempre chinare la testa, di fronte ai diktat finanziari della Commissione Europea e alla retorica dei “migranti” come utilissima risorsa da integrare. Da accogliere non soltanto di buon grado ma persino con entusiasmo e quasi con gratitudine.
L’insofferenza è cresciuta e ha innescato una poderosa crisi di rigetto.
La difesa degli interessi nazionali ha ripreso ad apparire una necessità sacrosanta e certe parole d’ordine sono tornate di attualità.
La perplessità principale – e questo vale tanto per Sciortino quanto per Salvini – è negli insistiti richiami al cristianesimo, sia pure in una chiave lontanissima dagli aggiornamenti iper modernisti di papa Francesco. L’attenuante, sperando che in seguito si arrivi a un affrancamento da questa discutibilissima e ingombrante eredità, è che si tratti più che altro di una reazione al dilagante materialismo delle società occidentali di stampo liberista.
Lei è il presidente del Movimento Sovranisti Intereuropeo. In estrema sintesi: chi siete?
In poche parole, noi siamo dei conservatori genuini e riteniamo che la nostra cultura nazionale debba essere protetta e preservata a 360 gradi. Il nostro obiettivo è insito nel nostro nome: riunire in una Santa Alleanza tutti i sovranisti d’Europa.
Con quali finalità, principalmente?
Abbiamo una serie di punti che non sono negoziabili. Innanzitutto, l’uscita immediata da questa Unione Europea. Dichiarandoci invece uno Stato neutrale e indipendente, e riappropriandoci della nostra moneta con la formazione di una Banca Nazionale che sia davvero di proprietà pubblica: con le azioni equamente suddivise e direttamente nelle mani di tutto il popolo italiano avente diritto. Riguardo a questo abbiamo un progetto molto, molto preciso.
Del problema dei cosiddetti “migranti” che cosa pensate?
Intanto, va legato al rischio dell’islamizzazione, contro cui dobbiamo condurre una lotta durissima. In termini generali, poi, crediamo che si debba reagire con una chiusura definitiva dei nostri porti per un certo numero di anni. Comunque, non possiamo essere le crocerossine di tutto il continente africano.
Quanto è forte il condizionamento del modello economico “mercatista” sulla politica?
Molto, molto forte. Anzi, direi che è oramai conclamato che il potere politico sia asservito a quello economico dei colossi bancari, delle multinazionali in stile Big Pharma, e di tante altre lobby di vario tipo e potenza.
Un esempio su mille sono le dichiarazioni di Emma Bonino, in cui dice tranquillamente che un personaggio come George Soros finanzia il suo partito. Questi potentati economici sembrano aver deciso che l’Italia sia una nazione da sacrificare, e proprio per questo dobbiamo tornare subito alla nostra piena sovranità.
Da dove si può cominciare ad agire, per provare a scalfire questo strapotere?
Scalfire un condizionamento, sopratutto se protratto per decenni a mo’ di lavaggio del cervello e oltretutto se imposto ogni giorno in mille modi, certo non è facile. Quello a cui bisogna tendere è una classe politica nuova, giovane, capace di guidare una vera e propria rivoluzione sociale, ideologica, morale, che metta al primo posto gli interessi dei cittadini. Interessi non solo in senso economico, ma legati a un’idea di vita agli antipodi della smania di guadagno e di consumo.
Noi abbiamo molte iniziative in corso di preparazione e lancio un appello a chi abbia a cuore i nostri stessi valori: per realizzarle, però, servono uomini e donne che si mobilitino in nuove forme di militanza. E servono anche – lo dico chiaro e tondo, senza nessuna ipocrisia – dei fondi che permettano di trasformare i progetti astratti in attività concrete.
Parliamo delle ripercussioni del modello economico dominante sulla vita reale: a cominciare dalla disoccupazione e dall’impoverimento generale.
Siamo già a quasi 6 milioni di italiani che vivono sotto la cosiddetta soglia di povertà assoluta e di questi 1.600.000 sono bambini! Ma allo stesso tempo i governi pià o meno legati al PD promulgano leggi infami e dilapidano fondi pubblici per gli immigrati irregolari, le cosiddette “risorse". Questo, a nostro parere, è un vero attacco al popolo italiano e alla sua sovranità: oltre che anticostituzionale è anche immorale
Vogliamo rialzare la testa e proteggerci? Allora dobbiamo avere coraggio.
Voi su quali valori cercate di fare leva, per risvegliare le coscienze?
#MovimentoSovranistiIntereuropeo è un nuovo progetto che si prefigge una dura lotta contro chi vuole impedire al popolo italiano di esercitare la propria sovranità, prevista espressamente dall’articolo 1 della Costituzione. Ora che molti si rendono conto che quella sovranità è stata usurpata, dobbiamo convincerli che i valori fondanti da recuperare sono quelli tradizionali. E dobbiamo essere molto bravi a coinvolgere i giovani per farli ragionare su ciò che sta succedendo. Detto in tre parole, e senza dilungarmi troppo, direi che la triade è quella classica: Dio, Patria e Famiglia.
A proposito: e le famiglie “arcobaleno”?
Le disapproviamo. Anzi, le rifiutiamo proprio e riteniamo che si debba reagire alla lobby LGBT. Diciamolo con uno slogan, che poi è una verità naturale: uomo è uomo, donna è donna. Se la Natura ha creato due sessi ci sarà un perché. E la legislazione deve essere altrettanto netta.
Poi, fra le quattro mura domestiche, ognuno è libero di dare vita alle proprie, come dire… preferenze.
A lei, in particolare, quando è scattata la “scintilla” di una ribellione al modello del “lavora-consuma-crepa”?
Dirò una cosa che probabilmente nessuno si aspetterebbe, come risposta: all'origine ci sono i giochi dei bambini. Il loro entusiasmo. La loro vitalità ancora intatta. Ecco: li guardavo e mi dicevo che loro sono la continuazione della nostra Stirpe. E che è essenziale, perciò, fare di tutto affinché crescano in modo sano.
A un certo punto della mia vita ho iniziato a studiare i fenomeni capitalistici, globalistici, e piano piano ho capito che stavamo diventando schiavi di una enorme mostruosità che avrebbe rubato a quei piccoli il loro futuro. Allora in me è nata una vera ribellione, che negli ultimi trent’anni non mi ha più lasciato.
A costo di sfidare la retorica, la definisco una Missione, con la M maiuscola. Dobbiamo preservare il futuro dei nostri figli, e dei figli dei nostri figli, in modo che possano essere uomini e donne liberi da ogni forma di schiavitù. E innanzitutto liberi da quella schiavitù globalista che a parere mio sta creando una de-umanizzazione che mi spaventa e che sento di dover combattere.
Vogliamo contare i morti della globalizzazione e del capitalismo sfrenato? Sarebbero cifre spaventose.
La Chiesa, specie nella versione di Papa Francesco, si oppone davvero al liberismo globale o fa solo finta?
Non si oppone proprio per niente, anzi sembrerebbe proprio che abbia calato le braghe davanti al più bieco anticristianesimo della Storia. Noi intendiamo il liberismo globale come un’arma di distruzione di massa di stampo satanista, il cui obbiettivo è la distruzione della Cristianità in tutta Europa. Pochi statisti lo hanno capito e due di questi sono i presidenti Putin e Orban.
Certo io non sono nessuno per emettere sentenze in campo teologico, ma credo che si dovrebbero aprire delle indagini per determinare se in questo papato vi siano apostasia ed eresia. Oltre non vado: se però il Vaticano continua in questa direzione sarà la Chiesa a svuotarsi sempre di più e a restare sola.
Parliamo delle iniziative che avete già preso. Può farmi qualche esempio specifico?
Ne faccio due: il primo è il nostro referendum per ItalExit, che a detta di molti era illegittimo a causa dell’art.75 della Costituzione (il cui comma 2 esclude il voto popolare su alcune materie, tra cui la ratifica dei trattati internazionali – Ndr), e per questo siamo entrati nel mirino delle solite oligarchie che non ammettono interferenze.
In realtà, invece, i nostri quesiti erano molto chiari e miravano ad abrogare due leggi ordinarie, che nulla hanno a che fare con le esclusioni dell’art.75. Comunque, dopo aver distribuito i moduli a ottomila Comuni ci siamo trovanti davanti a un miscuglio di inefficienza e di resistenza passiva. Molti grossi Comuni, fra cui anche alcune Città Metropolitane, hanno ritardato le vidimazioni dei moduli nonostante la legge fissi un termine di 30 giorni e consideri il mancato rispetto di questa soglia un reato penale.
Come è facile capire, se su 90 giorni complessivi ne togliamo circa 40, resta ben poco tempo per arrivare al risultato voluto.
Peccato, perché sarebbe stato un bel terremoto.
Veniamo al secondo esempio.
Un altro lavoro di cui siamo orgogliosi è la petizione contro lo Ius Soli, che era nei piani del governo Gentiloni. Siamo riusciti a raccogliere ben 320mila firme in pochissimo tempo. Roba di settimane.
Inoltre, abbiamo preso molte altre iniziative che avrebbero potuto dare grandi risultati ma purtroppo sono mancati i fondi per concretizzarle. Piaccia o non piaccia, i soldi sono essenziali e c’è bisogno di dirlo e ripeterlo: se noi lottiamo è per tutti. E quindi chi è d’accordo con noi deve avere ben chiaro che contribuire al finanziamento delle nostre battaglie è indispensabile.
Quali rapporti avete, o avete tentato di avere, con le altre iniziative anti sistema? La mia impressione è che ci siano fortissime resistenze – e invincibili personalismi – che impediscono di convergere in un progetto comune.
È vero. Sono dieci anni che tentiamo in tutti i modi di proporre ad altri una strategia comune, ma tutto questo è stato assolutamente fallimentare. Ho conosciuto decine e decine di capi e capetti ma ho visto che tutti pensano quasi esclusivamente a radere l’erba del proprio giardino, e non si rendono conto che la giungla sta per invaderlo.
Tuttavia, credo comunque che vi sia ancora spazio per tentare di convincere quelli di loro che sono fondamentalmente sinceri: ossia, come mi piace dire, dei veri Moderni Patrioti.
Molti cittadini non si riconoscono nei partiti, come emerge anche dalle cospicue percentuali dell’astensionismo. Ci vede più rabbia o più rassegnazione?
Ambedue, purtroppo: da un lato la rabbia di vedersi rubata o addirittura negata la propria dignità; dall’altro la rassegnazione nel vedere che comunque vada alla fine decidono sempre loro: le oligarchie che alla fine decidono su tutto e che ci hanno portati alla situazione attuale.
Uscire da questo stato di cose non può essere né facile né rapido, ma se mai si comincia… Ecco: ci vorrebbe qualcuno che avesse il coraggio di dirlo con chiarezza “Guardate, cari connazionali: ci saranno anni molto molto duri, forse cinque, o dieci, o quelli che serviranno, ma poi saremo liberi e potenti”. E di nuovo sovrani.