Finanziamenti europei, Bruxelles ordina e il Governo obbedisce
Il Premier Conte conferma che il Recovery Fund non andrà a ridurre le tasse, come da diktat comunitari. A questo punto, perché non cambiamo l’articolo 1 della Costituzione?
Sui finanziamenti europei, a quanto pare, non c’è partita. Nel senso che, se mai se n’era aperta una con la Ue, l’ha chiusa subito il bi-Premier Giuseppe Conte – e non nel senso auspicato. Perché le parole che il Presidente del Consiglio ha pronunciato al Forum Ambrosetti di Cernobbio hanno solamente confermato che, ahinoi, siamo stati facili profeti.
I diktat sui finanziamenti europei
«Non chiediamo soldi europei per abbassare le tasse», bensì per realizzare «un progetto di ripresa e rilancio del Paese» ha affermato il Signor Frattanto. Aggiungendo che «oltre il 35% delle risorse disponibili sarà allocato per supportare progetti green».
Traducendo la sua usuale prosopopea da leguleio, significa che, come sempre, Bruxelles chiama, e il Governo risponde. Bruxelles ordina, e il Governo obbedisce. Sono infatti passati solamente pochi giorni dal monito di Paolo Gentiloni, Commissario europeo agli Affari economici, sulla “corretta” gestione del Recovery Fund.
«Guai a pensare che usiamo i 200 miliardi per ridurre le tasse, sarebbe davvero un messaggio sbagliato» aveva avvisato l’ex Capo del Governo. Ricordando anche, come poi avrebbe fatto anche il frugale Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che ci sono «delle chiare indicazioni su come spenderli. Che saranno sorvegliate dalla Commissione» europea.
Insomma, se l’Italia non è sotto tutela, poco ci manca. E quindi sì alla fantomatica resilienza e sostenibilità sociale, sì all’immancabile transizione ambientale, ma no al calo delle imposte. Che sarebbe l’unico provvedimento davvero in grado di rilanciare concretamente l’economia, visto che immetterebbe nelle tasche delle famiglie liquidità immediatamente disponibile. Ma, in fondo, cosa può saperne un economista di queste quisquilie?
In ogni caso, basterebbe essere chiari, evitare tanti sotterfugi e giri di parole. Basterebbe farci sapere che è il caso di modificare l’articolo 1 della Costituzione, quello secondo cui la sovranità appartiene al popolo. Così ne gioverà l’autostima del giornalista Gianni Riotta, e poi volete mettere quei cattivoni dei sovranisti a leggere che la sovranità appartiene all’Europa?