Firenze, sesso col figlio di 10 anni: trovati video hot con la madre
La donna è accusata dei reati di violenza sessuale e produzione di materiale pedopornografico, il piccolo ora vive con il padre
L’ex marito scopre dei video e delle foto sul cellulare del figlio e denuncia la donna alla Procura di Firenze. I casi di abusi sui minori sono molto diffusi ma quelli di madri sui figli sono dei casi a parte che meritano un approfondimento.
Una madre fa sesso col figlio di 10 anni
Sta per essere avviato il processo contro una madre accusata di abusi sessuali verso il figlio minore. La notizia è apparsa su moltissime testate in questi giorni e ha destato grande scalpore. I genitori si sono separati proprio durante il periodo in cui risalgono le foto e i video ma avevano mantenuto rapporti più che civili per il bene del figlio che ha 10 anni.
Durante un weekend col padre, il bambino s’è rivolto al papà per un guasto al suo smartphone. Il padre, che ha competenze informatiche, durante la riparazione ha scoperto delle foto e dei video che ritraevano suo figlio e la ex moglie in atteggiamenti inequivocabili di sesso incestuoso. La Nazione riporta che durante l’incidente probatorio il bambino avrebbe dichiarato: “Se fossi rimasto un altro po’ in quella casa, avremmo finito per fare anche altro”.
La donna ha 52 anni, originaria di Arezzo e residente a Firenze. È stata allontanata da figlio col divieto di avvicinamento ai luoghi che frequenta. È accusata dei reati di violenza sessuale e produzione di materiale pedopornografico. Il minore è andato a vivere con il papà.
Uno studio del 2014 stimava gli abusi in 200 casi all’anno
A molti non piace che si tratti quest’argomento, perché solo a parlarne si prova fastidio, ribrezzo, schifo. Lo posso capire. Tuttavia il fenomeno non è così raro come potrebbe apparire, perché l’incesto, ancorché vietato nella nostra società da una legge morale interiore, più che ancora dalla legge dei codici, è qualcosa che fa parte della vita e anche delle nostre società che riteniamo evolute ma per tanti aspetti, si scopre, che poi evolute non significa niente.
Nel 2013-14 una ricerca condotta dal Garante dell’Infanzia Cesare Romano, nella Regione Campania portò alla luce una casistica di incesti forte di circa 200 casi all’anno. La ricerca venne condotta con Ida Romolini di un’Associazione di volontariato e riguardò 45 comuni e 31 ambiti territoriali della Campania, svolgendosi su due piani: la raccolta qualitativa e quantitativa dei dati avvenuta attraverso la somministrazione di questionari anonimi.
Di incesto non si parla certo in giro ma i casi sono parecchi
Ora, non è facile che vengano denunciati casi di incesto. La gente prova vergogna, sia chi lo provoca che chi lo subisce, e si può capire, cerca di difendere la propria immagine e onorabilità ma questo appartiene all’ipocrisia tipica di gran parte della nostra società.
Si pecca ma non lo si dice, si prova vergogna. Cesare Romano tuttavia affermò a suo tempo che: “Abbiamo testimonianze dirette e indirette, che ci sono intere zone, in quartieri molto critici, in cui l’abuso sessuale, l’incesto, è elevato a normalità. Ci sono quartieri molto critici. Non ultimo Caivano“, ha aggiunto Romano riferendosi anche ad episodi di pedopornografia su minori venuti alla luce dopo la morte di una bambina.
“Vogliamo accendere i riflettori su questo fenomeno e fare qualcosa che sia non solo un approfondimento ma soprattutto prevenzione e contrasto a un fenomeno che va sicuramente combattuto“.
Gli incesti più diffusi sono tra adulti e minori ma anche tra fratelli e sorelle
A subire abusi di questo tipo sono soprattutto preadolescenti (l’80 percento dei casi), ed in particolar modo bambine tra i 6 ed i 10 anni (l’87 percento dei casi). Le violenze sono particolarmente difficili da identificare, perché tra le mura domestiche vengono confuse dagli strettissimi vincoli familiari coi responsabili.
Il fine dello studio era di proporre un primo passo verso un sistema regionale di raccolta dati. Anche per rendere istituzionali sistemi e procedure volti ad individuare le vittime e perseguire i responsabili. Ma di certi fenomeni si stenta a parlarne e questa omertà favorisce la pratica nel chiuso delle mura domestiche.
Un altro caso scoperto per caso a Chivasso dal marito
A Chivasso, il marito sorprende la moglie e il figlio insieme: “Sono tornato a casa e li ho visti sul balcone” dice Andrea (nome di fantasia) alla rivista online Primachivasso.it: “Avevo dei sospetti, ma non avrei mai immaginato che sarebbe finita così”.
Chivasso è un comune di 27mial abitanti in provincia di Torino. L’uomo si era accorto di aver dimenticato delle medicine abituali mentre già si stava recando a lavoro al cantiere che dista cento chilometri da casa sua. Così decide di tornare a casa e fa la terribile scoperta della moglie seminuda sul balcone col figlio. L’uomo ha sentito chiaramente la moglie dire al figlio “Ci ha scoperti” prima di rientrare in fretta nell’appartamento.
Ma non ha avuto il coraggio di salire in casa. Ha preferito chiamare il 112 e aspettare la pattuglia dei carabinieri, ai quali ha raccontato l’accaduto. I militari lo hanno accompagnato nell’appartamento e, una volta prese le medicine, il marito s’è allontanato.
Non ha voluto più tornare in casa e vedere la moglie e il figlio, scioccato da quel che era apparso ai suoi occhi. “Subito dopo, – ha ammesso ai militari – solo in macchina, ho anche pensato di andare in azienda e impiccarmi al carro ponte”. Ma per fortuna ha desistito. Certo che assistere a una cosa del genere può mandarti fuori di testa.
Telefono Azzurro confermò i dati della inchiesta in Campania allargandoli al resto d’Italia
Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, a suo tempo, ebbe a dire che l’affermazione del Garante dell’infanzia della Campania per cui “in quartieri molto critici l’incesto è normalità” è confermata dai dati della richieste di aiuto telefoniche. Anche Telefono Azzurro conferma che nella maggior parte dei casi, il 54%, i responsabili degli abusi sessuali – soprattutto dei bambini fino a 11 anni – sono persone che fanno parte del nucleo familiare.
Rispetto al 2014, epoca della ricerca, sono aumentate le segnalazioni che riguardano il nuovo coniuge della madre o del padre. Spesso responsabili sono padri, zii, nonni o nuovi partner, più raro che siano le madri
I piccoli fino ai 10 anni sono più spesso vittime del papà (21,9%), dei nonni (18,8%), o di altri parenti (12,5%), dagli 11 ai 14 del nuovo coniuge o compagno del genitore (19,2%) o di parenti (7,7%), dai 15 ai 18 sia del padre (11,1%), che dei fratelli (11,1%), che di altri parenti (11,1%) o dei nuovi partner del padre o della madre (11,1%). Se il presunto abusante è una persona che fa parte della famiglia, è ancora più difficile che i bambini segnalino le violenze.
Ernesto Caffo: “il fenomeno è spesso nascosto in famiglia”
Come lo spiega Ernesto Caffo, che è anche docente di Neuropsichiatria infantile. “L’incesto ha lunga storia. È più frequente nelle campagne o nelle aree di isolamento culturale e sociale, ed è favorito dalla disattenzione da parte della scuola e dei servizi di supporto sociale. A fare le spese del degrado sono i più deboli: donne, disabili, bambini. L’incesto è una violenza contro chi ha più difficoltà a parlare”.
“I piccoli credono nelle figure di aiuto: genitori, nonni, fratelli. E quando perdono la fiducia verso di loro, la perdono anche verso se stessi: non vogliono dare la colpa a persone così importanti, temono di non essere creduti e diventano silenziosi, e il segreto, ai piccoli, fa male. Iniziano a manifestare difficoltà nell’apprendimento, disagi che possono trasformarsi in depressione o comportamenti impropri. Si sentono sporchi, inadeguati, diversi, e anche quando si interviene faticano ad avere fiducia nel loro futuro: è difficile ricreare la loro identità”.
Spesso i familiari sanno, capiscono, ma preferiscono ignorare
“Molti si rendono conto – segue Caffo – ma cercano di ignorare realtà così difficili. Alle volte le madri non denunciano i mariti, perché hanno un ruolo molto importante per il sostentamento della famiglia. Altre volte non ci si vuole porre il problema. E anche fare indagini di questo tipo è difficile: spesso non ci sono segni sul corpo del bambino, e il piccolo non parla e quando lo fa, usa il suo linguaggio”.
Al sud sono frequenti gli abusi: i bambini non contano nulla per certe famiglie
“Dal centro nord arrivano più segnalazioni di grandi reti di pedofilia, tipiche degli ambienti dove c’è benessere economico. Nel sud, nelle fasce più disagiate della popolazione, sono più frequenti gli abusi in famiglia. Sono ambienti protettivi verso gli adulti, grandi condomini in cui ognuno pensa a se stesso e non interviene. In certe culture, i bambini non contano: possono essere utilizzati nel lavoro, come sfruttati sessualmente”.
Sempre un caso “madre e figlio” ma questa volta a denunciare è la moglie
Altro caso sempre una madre con il figlio ma questa volta è la moglie che denuncia il marito: “Ho visto mia suocera fare sesso con mio marito”.
I due sono stati condannati a 20 anni di carcere per incesto. Il fatto è avvenuto il 31 agosto del 2020 a Fitchburg nel Massachussets (Stati Uniti) e lo ha riportato il Daily Star Online. Tony Lavoie sarebbe stato colto in fragrante con la mamma Cheryl Lavoie di 64 anni, a fare sesso.
L’agente di polizia che si è recato nella loro abitazione sarebbe stato avvertito dalla moglie di lui. Interrogati, mamma e figlio avrebbero ammesso di aver avuto un rapporto consensuale, ma avrebbero aggiunto che si sarebbe trattata della prima volta.
Ancora negli Usa un altro caso tra adulti e nel New Mexico
Nel 2017 in New Mexico (Stati Uniti) madre e figlio hanno dichiarato di amarsi e di voler restare insieme anche se il tribunale li ha condannati, entrambi adulti, per relazione incestuosa.
Lei è Monica Mares di 37 anni e lui Caleb Peterson, suo figlio, di 20 anni. La differenza d’età non è molta perché si vede che la donna ha avuto il figlio giovanissima.
Dopo la sua nascita Caleb venne dato in adozione e la donna non rivide più il figlio fino al Natale 2015. Si erano ritrovati tramite Facebook e poi si sono incontrati. Sarà stata la distanza che ha reso possibile la relazione?
La coppia ha dovuto affrontare il processo perché sono stati sorpresi da un vicino durante un rapporto sessuale. Hanno patteggiato la pena con tre anni di libertà vigilata. In base al giudizio del tribunale non avrebbero dovuto vedersi per 18 mesi e la signora doveva stare lontano dai suoi altri 9 figli. Ma dalle dichiarazioni dei due madre e figlio tutto ciò appare improbabile.
I due “innamorati” hanno reso pubblica la loro relazione dopo il processo e la volontà di proseguirla nonostante negli Stati Uniti non ci siano speranze di rendere i rapporti incestuosi legali. La legge li ha allontanati momentaneamente ma il desiderio di Caleb e di Monica è di tornare a frequentarsi quanto prima, nonostante le minacce ricevute dalle persone, che sono sempre pronte a giudicare i fatti degli altri meno i propri.
A volte le vittime divengono carnefici
Secondo il dottor Claudio Sessa Vitali, psicoterapeuta titolare dello studio privato Kaleidos, intervenendo su un caso di incesto madre – figlio, oltre a citare la famosa “fase edipica” che ogni bambino maschio vive con la madre ma che poi supera all’esterno del nucleo familiare una volta adolescente, cerca di comprendere quali motivazioni possano spingere una madre ad avviare rapporti incestuosi col proprio figlio.
In genere questo tipo di relazioni nascono in seguito a un disagio psicologico che può portare a disturbi psicopatologici. “Nella letteratura scientifica è ben nota la forte correlazione fra rapporti incestuosi e problemi affettivi e sessuali (per esempio grande difficoltà a costruire relazioni intime soddisfacenti), vergogna e senso di inadeguatezza, disturbi dell’adattamento e del comportamento, problemi alimentari.”
In queste situazioni c’è sempre una responsabilità dei membri della famiglia. Per esempio l’assenza del padre che “non fa coppia” con la madre. La donna sola potrebbe trovarsi senza punti di riferimento magari anche per la sua storia pregressa.
Bisogna capire cosa spinge la madre a sviluppare un rapporto di relazione confusa col figlio anziché col marito e se la donna abbia avuto da bambina rapporti incestuosi in famiglia. Questo perché spesso chi è vittima di incesto tende a riproporlo nella vita, non è una regola ma una possibilità.