Fiume nostrum
Il “biondo Tevere” del tempo che fu, usato ancora come fosse una discarica
Al tramonto è uno spettacolo bellissimo! Il sole che se ne va regala fiammate alle acque che corrono lente… senza fretta, all'ombra di un Cupolone orfano, sigillato… che tanto il mare arriverà.
Roma, pieno centro, alle spalle via Ripetta, il barcone di MareVivo poco più in là.
“Guardate! Le paperelle!”. Un paio di bambini affacciati avevano preso le mani dei genitori. Trovate le scale iniziava la discesa che non sarebbe terminata. Le “paperelle” altro non erano che un ordinato gruppo di bottiglie di plastica verde che galleggiavano trasportate dal grande fiume, di quelle che fanno fare “plin plin!". A guardare bene, però, una di quelle vere e incredibilmente viva c'è, poco più in là. Difficile scovarla nascosta in mezzo a quel pattume di vario genere che le fa da zattera. E quante zattere! Quante “paperelle”…Il profumo è inebriante, intenso…
Il Tevere, il grande fiume della Roma dell'Impero Romano, dei Papi, della Capitale, raccontato nelle opere letterarie e disegnato sulle tele degli artisti di mezzo mondo, non se la passa molto bene da decenni. Gli interventi di risanamento posti in essere risultano ancora non sufficienti e l'evidenza della situazione è tale che solo qualche intrepido turista, così come qualche disperato squattrinato, si avventura lungo le sue sponde per una passeggiata e qualche foto pittoresca.
Tonnellate e tonnellate di rifiuti stanno tornando ad attaccare il fiume. Il principale affluente, l'Aniene, è uno dei maggiori responsabili della contaminazione grazie anche alle centinaia di migliaia di abitanti che vivono in zone non collegate alla rete fognaria e a scarichi illegali di qualche fabbrichetta. Se nelle zone dell'alto Lazio il Tevere offre ancora momenti esaltanti per i pescatori, regalando paesaggi da natura incontaminata, qui, la pesca è pericolosa anche per i gabbiani. I colibatteri fecali sono presenti in altissime quantità e la corrente che li trasporta fino al litorale, insieme al resto, contribuisce, suo malgrado, alla contaminazione di quelle zone di mare che si affacciano limitrofe.
I divieti di balneazione di quelle località che, di tanto in tanto, spuntano come funghi, stanno a dimostrarlo alla faccia della “buona qualità delle acque” raccontata da qualche giornale l'estate scorsa. Ma si sa, l'estate è l'estate e un bel bagno fresco, quando i 38 all'ombra si fanno sentire, fanno dimenticare tutto, anche quel “colore non proprio invitante che aveva il mare stamattina, vero caro?”.
Già. E poi, con le bottiglie di plastica verde potremmo farci i pali delle porte, nel caso ci scappasse una partitella di pallone sulla spiaggia. Tante porte. Un sacco di porte… Anche le tribune!