Fiumicino, incendio Aeroporto: si apre Commissione di inchiesta
Secondo ADR non c’è presenza di amianto, come si sospettava nei giorni scorsi
COMMISSIONE DI INCHIESTA. “Apriremo un fascicolo di inchiesta sui fatti avvenuti a Fiumicino il 7 maggio scorso per indagare le cause e il nesso tra il comunicato surriscaldamento del vano elettrico e il tentativo di manutenzione, con la sostituzione di un condizionatore, e l’incendio avvenuto”. Con queste parole Camilla Fabbri, presidente della commissione di inchiesta del Senato sugli Infortuni sul lavoro, dopo l’audizione dei vertici di Adr sul rogo del terminal T3 dell’aeroporto di Fiumicino annuncia l’apertura, appunto, di un’inchiesta. Apertura che “verrà formalizzata nella prossima seduta”, prosegue Fabbri, secondo cui bisognerà indagare anche “su questi interventi di manutenzione in deroga alle norme sulla sicurezza e sul tipo di appalto e cosa era previsto”. “Tutto questo cercando di dare tempi di risposta celeri – aggiunge – perché il danno provocato è anche di immagine al nostro Paese”.
PROTESTA DEI LAVORATORI. Dopo le proteste dei giorni scorsi, anche per domani è previsto un presidio di protesta per tutelare la salute dei lavoratori dell’Aeroporto di Fiumicino, indetto per le 15 davanti al Terminal 3 dai sindacati Usb e Cub. “Ogni giorno – spiegano gli esponenti dei sindacati in un comunicato – decine di lavoratori, soprattutto quelli costretti a prestare servizio al T3, sono ricorsi alle cure mediche per i più disparati sintomi: vomito e nausea, gonfiori, difficoltà respiratorie, bruciore alla gola e agli occhi, febbre, sudorazione e, in taluni casi, addirittura sanguinamento dal naso. Vergognoso il silenzio dei ministero della Salute, dei Trasporti e del Lavoro”. I sindacati denunciano come “dopo i licenziamenti, la precarietà, la cassa integrazione, i tagli salariali, il peggioramento delle condizioni di lavoro e la drastica riduzione dei livelli di sicurezza in aeroporto comprovati dall’impennata degli incidenti, i lavoratori siano chiamati a rischiare la salute pur di non mettere in discussione qualche punto percentuale di operatività dello scalo di Fiumicino”.
Dello stesso parere anche Corrado Di Vincenzo della Fit Cisl. “Chiediamo chiarezza sulla possibilità di un lavoro sicuro e senza alcun tipo di conseguenze sanitarie per i lavoratori del settore – fa sapere – Al momento questo non c’è. I risultati delle rilevazioni della Asl e la planimetria delle aree bonificate non ci sono state comunicate e quindi ora non siamo nelle condizioni di rassicurare al 100% le persone dal punto di vista della bonifica dell’aria in cui lavorano neé dei dispositivi di protezione individuale da indossare se ce ne fosse la necessità”. Valeria Mascoli della Filt Cgil sottolinea la disparità di trattamento per i lavoratori, in base alle differenti decisioni prese dalle varie aziende operanti nell’Aeroporto: “Rispetto alla non certezza delle valutazioni della Asl RmD c’è un ordine dei datori di lavoro ai dipendenti di essere presenti. Continua ad esserci una disparità nel comportamento, perché ad esempio il medico della Polizia di Stato sostiene che alcun aree per gli agenti non sono salubri e quindi lì sono assenti, mentre i lavoratori di Adr e di altre aziende continuano a lavorare”. Questo per l’assenza “di un protocollo che possa demandare ad Adr il compito, col proprio medico competente, di dare misure uguali e che possano essere imposte ai datori di lavoro – aggiunge Mascoli – Paradossalmente, quindi, ogni azienda ha potuto comportarsi nell’ambito delle proprie prerogative in maniera diversa rispetto ai dispositivi da utilizzare per i propri lavoratori. Insomma, in un sito produttivo complesso come l’Aeroporto, dove sono presenti (come ci conferma Adr) 130 datori di lavoro, con altrettanti medici competenti, non c’è stata da parte di nessuno la capacità di intervenire in maniera univoca per dire ai lavoratori di comportarsi in una determinata maniera piuttosto che in un’altra”.
ADR: “NIENTE AMIANTO”. “Abbiamo ricercato più di 100 agenti inquinanti (sostanze organiche volatili, le polveri, i metalli, idrocarburi policiclici e aromatici, furani e fenoli), più di 80 di questi non sono stati trovati perché avevano valori inferiori alle soglie di rilevabilità e i 20 rilevati erano tutti sotto la norma”. A parlare è Vito Mangano, direttore Risorse umane di Adr, nell’audizione in Commissione Infortuni sul lavoro al Senato sulle azioni messe in atto dal gestore dello scalo romano dopo l’incendio all’Aeroporto di Fiumicino dello scorso 7 maggio.
Mangano ha sottolineato che è stata fatta “una verifica sulla presenza di amianto e attraverso la certificazione si è constatato che non c’era amianto in nessuna parte dell’aerostazione”. Subito dopo il rogo “abbiamo contattato una primaria società nel mondo, specializzata in recovery disaster (alluvioni, incenbdi, terremoti etc.), è stata attivata il 7 e ha cominciato a mettere in sicurezza la parte di aerostazione sottoposta a incendio, transennando e bonificando. Erano stati chiusi tutti i bocchettoni dell’area condizionata per evitare che le polveri si diffondessero. Sono stati cambiare tutti i filtri degli impianti di aerazione e di bonifica dei canali della parte di aerostazione interessata. Questo ciclo è continuo”. Inoltre “dalla sera del 7 e poi l’8 abbiamo messo 21 apparecchiature per il trattamento dell’aria e per l’abbattimento degli odori, oltre a tre estrattori d’aria. Abbiamo ricambiato 85 mq all’ora di aria, il giorno successivo ne abbiamo messi altri 17, trattando circa 95mila mq all’ora di aria, perché questo era uno degli elementi centrali che i medici competenti ci dicevano di dovere fare”.
Per quanto riguarda le cause dell’incendio, “non c’è la prova finora che sia stato questo ‘pinguino’ ad accendere o sollecitare questo incidente. Non è provato che ci sia una consequenzialità tra questa anomalia riscontrata e l’incendio. Lo sapremo appena la magistratura ci dirà cosa è successo”, continua Mangano. “Questo genere di anomalie, dalla lampadina che si fulmina al rubinetto che non si apre, al quadro elettrico che si potrà surriscaldare, è continuo in un aeroporto aperto h 24 – conclude – e sono interventi normali che si fanno quotidianamente o quasi”.