Foglia di Fico: esplodono le tensioni, e Mattarella convoca Draghi
Fallisce (com’era prevedibile) il mandato esplorativo del Presidente della Camera. Si va verso il Governo istituzionale, ma la strada è altrettanto impervia e non si esclude il voto
Alla fine, quella della (ex) maggioranza rosso-gialla era solo una foglia di Fico, nel senso del Presidente della Camera Roberto. La carta che il Capo dello Stato Sergio Mattarella aveva giocato per provare a risolvere la crisi di Governo innescata da Italia Viva. E che, com’era ampiamente prevedibile, non ha potuto far altro che prendere atto che le divisioni tra ex alleati erano pressoché insormontabili.
L’esplosione delle tensioni
«Non stanno concedendo nulla». Italia viva è «favorevole a un accordo, ma» gli altri partiti «non accettano nessuna mediazione sui temi grossi e non vogliono neppure mettere nulla per iscritto».
Così parlò, durante l’assemblea dei suoi parlamentari, il leader italovivo Matteo Renzi, mettendo di fatto la pietra tombale sul tentativo di varare un terzo Governo Conte.
Casus belli, ancora una volta, era (soprattutto) la giustizia, e in particolare la vexata quaestio della prescrizione – parte della riforma del Guardasigilli pentastellato Alfonso Bonafede. Con il Rottamatore che aveva respinto il “lodo” dilatorio proposto dal vicesegretario dem Andrea Orlando, suscitandone un piccato cinguettio di risposta.
Da lì in poi era stata un’escalation di tensioni. Dapprima il rifiuto di Iv di firmare il verbale che avrebbe dovuto chiudere il tavolo programmatico. Poi il fallimento del vertice tra Pittibimbo, il reggente pentastellato Vito Crimi e i Ministri della Cultura, Dario Franceschini (Pd), e della Salute, Roberto Speranza (LeU). Infine, le accuse reciproche, con il senatore fiorentino che imputava la rottura ai «colleghi della ex maggioranza» e il M5S che gli rinfacciava di essere interessato unicamente alle poltrone.
Inevitabile è arrivato quindi quello che, parafrasando Alessandro Manzoni, si può definire l’addio ai Conte (ter). E il numero uno di Montecitorio l’ha sancita salendo al Quirinale alla scadenza del proprio mandato esplorativo. E confermando che «allo stato attuale permangono distanze alla luce delle quali non ho registrato l’unanime disponibilità di dare vita ad una maggioranza».
La foglia di Fico
A questo punto, il Presidente della Repubblica ha preso l’iniziativa, annunciando di voler «conferire al più presto un incarico» per un «Governo di alto profilo». Poi, dopo aver richiamato tutte le forze politiche alla responsabilità, ha convocato al Colle Mario Draghi, ex Governatore della Bce. Per l’altro Matteo, che non aveva mai smesso di lavorare a questo obiettivo, è gioco, partita, incontro.
Un Governo istituzionale potrebbe essere sostenuto anche da Forza Italia e dai centristi, ma anche qui le incognite sono numerose. Come infatti aveva evidenziato il leader leghista Matteo Salvini, le forze in campo «la pensano all’opposto su tutto». Inoltre, finora la minoranza di Governo aveva indicato sempre e solo il nome di Giuseppi. Al punto che Loredana De Petris, senatrice di Liberi e Uguali, aveva lasciato intendere che difficilmente sarebbe potuto «accadere qualcosa di diverso dalle elezioni».
L’ipotesi del voto anticipato, peraltro, non è stata esclusa neppure dal Colle, che pure vorrebbe evitare un lungo periodo in cui l’attività governativa sarebbe ridotta al minimo. L’ex numero uno della Banca Centrale Europea rappresenterà dunque l’extrema ratio per evitare le urne. Foglia di Fico permettendo, ça va sans dire.