Francesco, oggi anniversario del pontificato: 12 anni fa diventò Papa
Ancora ricoverato, celebra in ospedale la speciale data: in questi dodici anni non ha mai smesso di comunicare e stare vicino al suo popolo

Papa Francesco
Sembra strano che, dopo dodici anni vissuti con intensità straordinaria, Papa Francesco celebri il suo tredicesimo anno di pontificato in una stanza d’ospedale, al decimo piano del Policlinico Gemelli. Tra terapie e riposo forzato, il Pontefice lotta contro una polmonite bilaterale che ha provato il suo fisico, ma non il suo spirito. Un tempo sospeso, carico di attesa e preghiere, mentre il mondo cattolico e non solo si stringe attorno a lui.
Papa Francesco, un leader per tutti
Eppure, se c’è un tratto distintivo di Jorge Mario Bergoglio, è la capacità di rialzarsi. Un Papa fragile nel corpo, ma tenace nell’anima, che non ha mai smesso di camminare, viaggiare, incontrare il suo popolo. E che oggi, pur costretto in un letto d’ospedale, continua a guidare la Chiesa con la stessa determinazione di sempre.
Dall’Argentina alla Cina, dallo Sri Lanka agli Stati Uniti, in tutto il mondo si moltiplicano le iniziative di preghiera per il Pontefice. A Roma, ogni sera in Piazza San Pietro si recitano Rosari, mentre sotto la statua di San Giovanni Paolo II, al Gemelli, si radunano fedeli in attesa di notizie incoraggianti. Un’invocazione corale, unita dal filo rosso della speranza.
Anche chi non crede si unisce all’augurio, con quei “buoni pensieri” che lo stesso Papa ha più volte chiesto in passato. Perché Francesco ha saputo essere, in questi dodici anni, un leader capace di parlare a tutti, credenti e non credenti, con un messaggio universale di pace e fraternità.
Papa Francesco, solo pochi mesi fa compiuti diversi viaggi
L’immagine di Francesco è sempre stata quella di un Papa in movimento. Sin dal principio, quando ha scelto di vivere a Santa Marta invece che nell’Appartamento pontificio, ha dato un segnale chiaro: il suo pontificato sarebbe stato di prossimità. Lo ha confermato con i suoi viaggi, le sue visite nelle periferie del mondo e, perfino oggi, con il desiderio di tornare presto tra la gente.
A settembre, pochi mesi prima di questo ricovero, il Papa aveva affrontato il viaggio più lungo del suo pontificato: due settimane tra Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore. Un itinerario che aveva sollevato dubbi sulla sua salute, ma che lui aveva affrontato con l’energia di sempre, ripagato dall’affetto di popolazioni che lo hanno accolto con canti e danze, arrampicandosi sugli alberi per vederlo passare.
Poi, il viaggio in Europa: Lussemburgo e Belgio, con momenti intensi come l’incontro con i giovani e il confronto sulle ferite lasciate dagli scandali degli abusi. A dicembre, una toccata e fuga in Corsica, dove ha stretto le mani di bambini, sacerdoti, famiglie e perfino del presidente francese Emmanuel Macron.
L’inizio del Giubileo, l’enciclica, il G7
L’ultimo anno di pontificato è stato segnato da momenti epocali per la Chiesa e per il mondo. A dicembre, Francesco ha aperto la Porta Santa della Basilica di San Pietro, dando inizio al Giubileo della Speranza. Pochi giorni dopo, un altro gesto simbolico: la Porta Santa aperta nel carcere di Rebibbia, per portare il messaggio di misericordia anche ai detenuti.
A ottobre, il Sinodo sulla sinodalità ha vissuto la sua seconda tappa vaticana, coinvolgendo vescovi, laici e religiosi in un processo di rinnovamento della Chiesa. E poi, la quarta enciclica del pontificato, Dilexit Nos, un appello a riscoprire il “cuore di Cristo” in un mondo che sembra aver perso il proprio.
Anche sul fronte geopolitico, Francesco non ha smesso di far sentire la sua voce. Al G7 in Puglia ha parlato di pace e fratellanza, mentre ha continuato il suo impegno per l’Ucraina e il Medio Oriente con incessanti appelli contro la guerra. Telefoni, lettere, telegrammi: in questi mesi, il Papa ha mantenuto il contatto con leader politici, ambasciatori, ma anche con la gente comune, rispondendo a chiunque gli scrivesse.
Da metà febbraio, il suo ricovero ha segnato una pausa forzata. Piazza San Pietro senza la sua voce all’Angelus, le celebrazioni delegate ai cardinali, la finestra della domenica rimasta chiusa. Eppure, il Papa continua a farsi sentire. Il 6 marzo, dalla sua stanza al Gemelli, ha registrato un breve messaggio per i fedeli riuniti in preghiera: poche parole, ma sufficienti a confermare che il suo cuore, anche nel silenzio della convalescenza, resta vicino al suo popolo. Mentre la Chiesa attende il suo ritorno, una certezza resta immutata: Francesco non ha mai smesso di essere pastore, e il suo sguardo continua a posarsi, vigile e amorevole, sul gregge che gli è stato affidato.