Francesco Totti a Mosca: un uomo di sport non un leader politico
L’evento che porterà Totti a Mosca è l’International Rb Award, una manifestazione organizzata da una testata sportiva che si occupa anche di scommesse

Francesco Totti - Instagram - RomaIT.it
Il viaggio di Francesco Totti a Mosca ha suscitato una serie di reazioni tanto forti quanto contrastanti, alimentando una discussione che travalica la sfera sportiva per entrare nel complesso territorio della geopolitica. Ma è importante fare chiarezza su un punto fondamentale: Francesco Totti non è un politico. È un uomo di sport, un ex calciatore che ha dedicato la sua vita al calcio e che, come tanti suoi colleghi, ha avuto la possibilità di entrare in contatto con il mondo dell’intrattenimento e del business, inclusi partner commerciali internazionali.
L’evento che porterà Totti a Mosca è l’International Rb Award, una manifestazione organizzata da una testata sportiva che si occupa anche di scommesse. Totti non va a Mosca per incontrare Vladimir Putin, né per prendere posizione sul conflitto in Ucraina. La sua presenza a Mosca è quella di un ambasciatore sportivo invitato a partecipare a un evento di settore, come sarebbe accaduto per qualsiasi altro grande nome del calcio internazionale. Come spesso accade in un mondo globalizzato, il business dello sport non segue le linee tracciate dalla politica internazionale.
Un uomo di sport, non un politico
Francesco Totti, simbolo della Roma e del calcio italiano, ha sempre avuto un legame profondo con i tifosi, ma mai ha cercato di proporsi come una figura politica. La sua carriera è stata, ed è, una testimonianza di impegno sportivo, di passione per il gioco e di dedizione al suo club. Nessuna delle sue scelte è mai stata motivata da un’agenda politica, e certamente questo viaggio non fa eccezione.
Nel contesto attuale, dove i confini tra sport, politica e business sono sempre più labili, è facile per l’opinione pubblica far risalire ogni gesto e ogni decisione di una personalità pubblica a questioni più ampie. Accusare Totti di essere complice o di giustificare l’operato del governo russo è un errore che finisce per ignorare il contesto specifico della sua visita. Il viaggio di Totti non aveva lo scopo di sostenere un regime, ma di partecipare a un evento legato al mondo dello sport e degli affari.
Il business e la globalizzazione dello sport
Il calcio moderno è un business globale, e questo ha implicazioni ben più complesse di quelle che riguardano solo il campo da gioco. Le stelle dello sport, da sempre, sono chiamate a interagire con partner commerciali e a partecipare a eventi in tutto il mondo, anche in paesi con cui le relazioni internazionali non sono sempre facili. Questo è il mondo in cui viviamo: il business e lo sport non si fermano di fronte a frontiere politiche, e le figure sportive sono costantemente esposte a situazioni in cui, inevitabilmente, la politica si intreccia con il loro ruolo pubblico.
Francesco Totti, come tanti altri sportivi, ha saputo costruire un’immagine che va oltre il calcio, diventando un brand globale. Questo lo porta, inevitabilmente, a confrontarsi con realtà internazionali molto diverse tra loro. Partecipare a un evento a Mosca non significa, di per sé, schierarsi dalla parte di una politica piuttosto che un’altra. Totti non è un diplomatico e non ha mai avuto l’ambizione di esserlo. È, e resta, un uomo di sport che ha deciso di non rinunciare a opportunità professionali che non implicano alcun coinvolgimento diretto in questioni politiche.
La reazione del pubblico: un malinteso?
Le reazioni del pubblico non sono state così facilmente comprensibili. La posizione di Totti, pur non essendo legata a un sostegno al governo russo, ha creato confusione. La sua visita, che in un altro contesto sarebbe vista come una semplice partecipazione a un evento sportivo, sta scatenando una serie di commenti negativi, soprattutto tra i tifosi italiani. Questo riflette la polarizzazione delle opinioni riguardo alla situazione geopolitica, ma non giustifica il furore nei confronti di un uomo che, semplicemente, ha intenzione di partecipare a un evento commerciale all’estero.
C’è, infatti, una certa incomprensione riguardo al ruolo che gli sportivi dovrebbero ricoprire in situazioni internazionali così delicate. Perché, in fondo, cosa c’entra Totti con la politica russa? Non ha mai fatto dichiarazioni a sostegno del regime di Putin, né ha mai interferito nelle dinamiche politiche tra Italia e Russia. La sua presenza a Mosca, seppur in un momento delicato, non è altro che il frutto di un invito ricevuto per motivi professionali, legati al suo status di ex calciatore di fama mondiale.
Lo sport come ponte, non come frontiera
La presenza di Totti a Mosca, dunque, va letta sotto una luce diversa: quella di un uomo che rappresenta lo sport, non la politica. In un mondo dove le figure sportive diventano veri e propri ambasciatori di marchi e progetti internazionali, ogni spostamento può essere frainteso, ogni incontro visto come un gesto politico, ogni viaggio pesato come una presa di posizione. Ma il calcio, come lo sport in generale, dovrebbe essere visto come un ponte che unisce culture diverse, non come una barriera che le separa.
Francesco Totti non è un politico e non ha intenzione di prendere posizione in merito a conflitti internazionali. Il suo viaggio a Mosca è stato semplicemente un’opportunità professionale, come ne capitano tante per chi ha avuto un ruolo di primissimo piano in uno sport così universale come il calcio. Non c’è nulla di più lontano dal suo pensiero che utilizzare la sua fama per influenzare le scelte politiche. Ed è forse proprio in questo che si nasconde l’essenza del malinteso: il calcio è solo calcio, e il viaggio di Totti a Mosca dovrebbe essere giudicato per quello che è: un impegno legato al suo mondo, quello sportivo, che non deve per forza allinearsi con le scelte politiche di uno Stato o di un altro.