Francia-Marocco: in gioco un secolo di colonialismo. Ecco perché
Se il Marocco dovesse vincere con la Francia, il sentimento diffuso sarebbe quello di una seconda indipendenza che potrebbe condurla al miracolo mondiale
Per comprendere a fondo il significato di questa partita di calcio e le implicazioni che vanno ben oltre il pallone, occorre conoscere un po’ la storia del Marocco.
Conosciamo meglio la storia del Marocco
Il Marocco è il Paese africano più vicino all’Europa con un braccio di mare di appena 14 km che lo separa dal “vecchio continente“ e che tutti conosciamo come lo stretto di Gibilterra.
Strategicamente è un Paese che ha sempre fatto gola alle potenze occidentali perché a nord affaccia sul Mediterraneo e a occidente sull’Atlantico, allungandosi come una spina di oltre 2000 km da Tangeri a nord fino a sud al confine con la Mauritania. Una sorta di crocevia su più fronti. Dal punto di vista geopolitico e strategico, estremamente appetibile.
Dalla metà del 1800 fino a dopo la seconda guerra mondiale, le potenze europee, attraverso trattati, accordi ufficiali e segreti, conferenze e incontri, si sono di fatto spartite i Paesi africani un po’ come fosse un gioco da tavolo sullo stile del RisiKo.
L’Europa coloniale sul Maghreb
Così Spagna, Portogallo, Francia, Regno Unito, Belgio e Italia, decisero, nell’arco di alcuni decenni, di impadronirsi di Paesi fino allora indipendenti e trasformarli in colonie e protettorati. Quasi tutto il Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia) e gran parte del Nord Africa andarono sotto l’influenza francese mentre il resto del continente nero se lo spartirono Gran Bretagna , Portogallo, Belgio e Italia.
Certo che i Paesi colonizzatori direbbero che in fondo hanno portato a popoli, considerati selvaggi, la civiltà, sistemi sanitari efficienti, infrastrutture, scuole e ospedali. Il punto è che lo fecero senza chiedere il permesso, quasi sempre con la forza e sempre a un prezzo altissimo per i colonizzati, in termini di sfruttamento , di negazione all’autodeterminazione e di libertà.
Il Marocco, sotto il giogo delle potenze europee, già nei primi del ‘900 e con la colonizzazione poi, fu teatro di scontri e sommosse che causarono almeno 100 mila morti fra la popolazione marocchina. La stessa città di Casablanca fu duramente bombardata dal mare e distrutta dalla flotta francese nel 1907.
Il destino coloniale del Marocco fu deciso col trattato di Fez del 1912 in cui si istituì il protettorato (una forma di colonialismo solo apparentemente più libero) francese e nello stesso anno un accordo stabilì che alla Spagna sarebbero toccati l’estremo sud del paese ed una parte del nord.
L’indipendenza del Marocco dalla Francia
Sarà solo nel 1956 che il Marocco otterrà la propria indipendenza con il Sultano Mohammed Ben Yussef il quale assumerà il titolo di Re Mohammed V.
A partire dalla metà degli anni 50 i Paesi africani ottennero uno dopo l’altro la libertà dal colonialismo europeo ma di fatto, ad oggi, quasi tutti subiscono una forma di controllo politico, economico e psicologico.
In realtà continuano ad essere sfruttati e condizionati politicamente a distanza.
Basti pensare che sono tutti Paesi in cui si parla ancora, come seconda lingua, il francese, lo spagnolo, il portoghese o l’inglese. Qui in Marocco qualsiasi cartello stradale, insegne, indicazioni, descrizioni sui prodotti di consumo, tutto insomma, è scritto in Arabo e in Francese.
Per noi italiani è difficile capirlo ma provate ad immaginare se dalla metà del 1800 fino a dopo il secondo conflitto mondiale alcuni Paesi asiatici avessero colonizzato l’Europa per poi esserne scacciati.
E come conseguenza di questo scenario di fanta-politica, immaginate che oggi, girando per Roma o per Milano, a seguito della colonizzazione dell’Italia da parte della Corea (facciamo un esempio), sui cartelli stradali e sulle insegne dei palazzi campeggiassero nomi in italiano e in coreano, oppure che nei negozi o negli uffici gli impiegati parlassero l’italiano e la lingua di Seul e che quest’ultima fosse insegnata nelle nostre scuole pubbliche.
Il risarcimento dello Stato francese
La Francia ha accolto milioni di marocchini e algerini (la storia coloniale francese in Algeria fu ancora più cruenta dell’esperienza in Marocco). Una forma di “risarcimento” sotto forma di accoglienza. Molti si sono integrati, hanno studiato, fatto fortuna. Altrettanti invece no. Vivono ai margini della società, spesso serbatoi per la delinquenza e per il fondamentalismo islamico.
Specialmente i magrebini di seconda o terza generazione, nati magari a Parigi o a Lione, sui quali pesa una crisi di identità pesantissima perché si sentono francesi in Francia e marocchini quando vengono in vacanza in Marocco, ma che non sono di fatto né gli uni né gli altri.
Tra Marocco e Francia vi è una sorta di amore-odio
Non aiuta la decisione presa da Macron (in seno alle politiche di immigrazione) nel 2021 di ridurre drasticamente la concessione di visti (il visto è indispensabile per un marocchino che volesse entrare in Francia dal proprio Paese) per persone provenienti dal Magreb (Marocco, Algeria e Tunisia).
I marocchini in Marocco, specialmente quelli appartenenti alla fascia più umile della società, non sono particolarmente affezionati ai francesi. Retaggio del colonialismo, pregiudizio, desiderio di rivalsa, senso (reale o percepito) di sfruttamento, complesso di inferiorità (a torto o a ragione). Lo sono di più quelli dei ceti sociali alti, appartenenti alla borghesia, i quali, potendo viaggiare e studiare all’estero, hanno sicuramente una visione della Francia tutt’altro che negativa.
Se il Marocco non avesse partecipato a questa coppa del mondo e la nazionale francese fosse approdata alle semifinali, molti marocchini avrebbero tifato per i discendenti di Asterix e Obelix, sia in patria che in Europa.
Il Marocco può contare su miliardi di tifosi
Non possiamo poi non sottolineare che, se da un lato l’approdo alle semifinali di un campionato del mondo di calcio di una squadra africana è già di per sé un fatto storico, dall’altro, per la prima volta in assoluto, una nazionale di football, i leoni dell’Atlas (originario del Maghreb e ormai praticamente estinto, il leone più grande del mondo) è sostenuta da miliardi di tifosi, non solo marocchini, ma appartenenti a tutti i Paesi arabi musulmani e non, Israele inclusa.
Commoventi i video di abbracci, altrimenti inconcepibili, tra israeliani e palestinesi nella striscia di Gaza dopo la vittorie del Marocco.
In più il campionato si svolge in Qatar. Il Marocco gioca praticamente in casa.
Le implicazioni di questa partita di calcio sono moltissime e trasversali.
Se vince e se perde
Se il Marocco dovesse vincere, il sentimento diffuso sarebbe quello di una seconda “indipendenza”, e molto probabilmente imprimerebbe alla squadra una forza agonistica travolgente che potrebbe condurla al miracolo mondiale.
In caso di sconfitta, l’amarezza sportiva sarebbe amplificata dalle ragioni di cui abbiamo parlato prima.
Indipendentemente dall’esito della partita, che sia euforia o avvilimento, il rischio di rigurgiti violenti di frange di sostenitori del Marocco è decisamente probabile.
Gli sciagurati che in Europa hanno prodotto devastazioni dopo le vittorie contro Belgio, Spagna e Portogallo, potrebbero esacerbare i propri istinti tutt’altro che sportivi.
Speriamo che comunque vadano le cose, il buon senso, i valori dello sport e il senso di civiltà dei due Paesi, possano regalarci emozioni positive e che questo incontro riesca, al di là del risultato, a unire i due Paesi più che mai. Il calcio ci ha sempre abituato a miracoli .