Francia shock, droga la moglie e la fa violentare da altri uomini
Nel processo per gli stupri di Mazan, Dominique Pélicot ha ammesso gli abusi sulla consorte Gisèle con decine di complici: era stato denunciato da una donna che lo ha colto a filmarla sotto la gonna
C’è un caso di cronaca giudiziaria che da qualche tempo sta sconvolgendo la Francia. A livello giornalistico è divenuto noto come l’affaire degli stupri di Mazan, dal nome di una tranquilla cittadina del sud dell’Esagono. Che improvvisamente si è risvegliata teatro di una vera e propria storia dell’orrore.
La Francia sotto shock
La Francia è sotto shock per quanto sta emergendo al processo contro Dominique Pélicot. Il quale, scrive l’ANSA, ha già ammesso alla sbarra «tutti i fatti di cui sono accusato, senza eccezioni». Ovvero, come puntualizza il Corsera, aver drogato la consorte Gisèle per 10 anni, dal 2011 al 2020, facendola quindi violentare da circa 80 sconosciuti.
Cinquanta di essi, come riporta France Bleu, sono coimputati ad Avignone, uomini qualunque di età compresa tra i 26 e i 74 anni. Come aggiunge Il Dubbio, si tratta di giornalisti, soldati, operai, guardie carcerarie, informatici, quasi tutti senza precedenti.
Il “mostro di Mazan” li ha pubblicamente inchiodati alle proprie responsabilità. Affermando in tribunale, come rileva Sky TG24, che «tutti loro conoscevano lo stato di mia moglie prima di venire, sapevano tutto, non possono dire di no».
Precisazione necessaria perché, come spiega Le Figaro, alcuni avevano pateticamente provato a fare i “finti tonti”. Dichiarando di non essersi resi conto che la donna di cui stavano abusando era incosciente, o di aver pensato di trovarsi in un «contesto libertino». Uno, invece, ha confessato di aver compiuto analoghe aggressioni sulla propria compagna, assicurando che non lo avrebbe mai fatto se non avesse conosciuto Pélicot.
Quest’ultimo, peraltro, in origine era stato arrestato perché, proverbialmente, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Era stato infatti colto in flagrante a filmare sotto la gonna di una cliente di un supermercato, che recentemente si è espressa ai microfoni di BFMTV. Raccontando che «per fortuna» ha sporto denuncia, perché così la polizia ha potuto sequestrare il materiale informatico del 71enne, portando alla luce tutte le atrocità.
La testimonianza di Gisèle Pélicot
Fino a quel momento, infatti, Gisèle Pélicot non aveva la più pallida idea del calvario a cui il marito la stava sottoponendo. Come ricorda 20 Minutes, lamentava «dolori ginecologici inspiegabili», oltre a spossatezza continua e frequenti perdite di memoria. Ma non avrebbe mai potuto sospettarne la vera ragione, proprio come i medici a cui si era rivolta.
«Il mio mondo crolla» ha rivelato, come riferisce Le Monde, davanti alle immagini che la ritraevano sul letto, inerte «come una bambola di pezza». Proprio per questo, ha deciso di non poter restare in silenzio.
«Non è per me che testimonio, ma per tutte le donne che subiscono la sottomissione chimica» le sue parole in aula, citate da France Info. «Quando una donna si alzerà, e non ricorderà ciò che ha fatto il giorno prima, dirà a se stessa: “Ehi, ho sentito la testimonianza di Madame Pélicot”».
Perché non ci si può proprio arrendere a ciò che la filosofa Hannah Arendt definì con straordinaria efficacia “la banalità del male”. E se pensare l’impensabile salverà anche una sola vita, forse tutta questa sofferenza sarà almeno servita a qualcosa.