Franco Basaglia, a 100 anni dalla nascita lo ricordiamo con “La Memoria negata”
I malati, prima della legge Basaglia, erano irrecuperabili, erano pericolosi per la società e minacciavano l’ordine pubblico
L’11 marzo 1924 nasceva Franco Basaglia, lo psichiatra che rivoluzionò il modo di concepire il malato di mente. La Legge 13 maggio 1978 n. 180, conosciuta come Legge Basaglia in tema di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori” fu un grande passo verso l’umanizzazione del malato psichico.
Il malato psichico è un malato come gli altri
Fino allora era ancora in vigore la legge 36 del 1904 che recitava nell’art. 1 ”Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri o riescano di pubblico scandalo e non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorché nei manicomi”. Era sufficiente un certificato medico per l’ammissione di un “malato di mente” in manicomio.
I malati erano irrecuperabili, erano pericolosi per la società e minacciavano l’ordine pubblico. Nel 1968 il ministro Mariotti con la legge 431 fece un primo passo in avanti rispetto al 1904 e si eliminò, (rispetto alla legge 36) l’iscrizione al casellario giudiziario, con la possibilità del ricovero volontario presso l’ospedale psichiatrico e il mantenimento dei diritti civili. Furono istituiti i primi centri di salute mentale sul territorio nazionale.
L’impegno di Sergio Zavoli
Sempre nel 1968 Sergio Zavoli produsse un documentario che impressionò tutta l’Italia: “I giardini di Abele” la “storia dei fratelli scomodi” e con l’intervento di Basaglia aprirono le porte dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Basaglia e Zavoli, attraverso le telecamere, mostrarono cosa accadeva realmente dentro un “manicomio”, quanto dolore e sofferenza nelle interviste ai ricoverati e quanta felicità nell’esperimento di ospedale aperto.
Il paziente diventa “una persona sofferente di cui prendersi cura”. Nel dossier di Zavoli c’è l’intervista allo stesso Basaglia che passeggiava avanti e indietro ininterrottamente nel suo ufficio, così come fanno i malati di mente, quasi a significare quanto avesse interiorizzato la sofferenza della malattia, vivendo giornalmente con loro, studiando i loro comportamenti.
Una situazione allucinante
Basaglia fu direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia dal 1961 e ricorda nelle sue conferenze brasiliane del 1979 quanto fu devastante il suo primo giorno di lavoro che paragonò alla vita del carcere: “Mi ricordo della situazione allucinante che mi sono trovato a vivere. Era l’ora in cui portavano fuori i buglioli dalle varie celle. C’era un odore terribile, un odore di morte. Quando entrai lì per la prima volta, sentii quella medesima sensazione. Non vi era l’odore di merda, ma vi era un odore simbolico di merda”.
Nel 1962 l’equipe psichiatrica del dott. Franco Basaglia aprì il primo reparto dell’ospedale, dando vita a una comunità terapeutica. Iniziarono le assemblee generali e le assemblee dei reparti. Il malato diventa una persona capace di esprimere desideri e di stare in contatto con gli altri. Mise al primo posto il malato e non la malattia, iniziò ad avere colloqui con i pazienti e gli stessi potevano avere rapporti tra di loro. Nacquero storie di amore e di amicizia, l’ospedale si aprì al territorio e fu un momento di grande trasformazione culturale e sociale. Eliminò la contenzione fisica, l’elettroshock e “disse no alla psichiatria e alla miseria”.
La legge 180, legge Basaglia
Con la legge 180 del 1978 ci fu la grande svolta, chiusero gli ospedali psichiatrici e istituirono i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura all’interno degli ospedali per il trattamento delle acuzie. Una conquista di civiltà. Si passò dalla contenzione del maniconio alla presa in carico del paziente.
Per Basaglia il soggetto malato è una persona che ha bisogno di rapporti umani, di calore familiare, di denaro e di tutto ciò di cui ha bisogno il medico che cura. “I pazienti dovevano essere trattati come uomini, uomini ‘in crisi’, certo: una crisi esistenziale, sociale, familiare, che però non era più ‘malattia’ o ‘diversità”. E ripeteva “visto da vicino, nessuno è normale”!
In occasione del centenario siamo stati invitati a presentare il libro “La memoria negata”, di Catia Liburdi, ed. F. Angeli 2020, presso la Biblioteca Basaglia, a Primavalle il 22 marzo 2024 alle ore 17,00. Sarà un momento di riflessione e di confronto sul tema dei disturbi cognitivi e delle patologie neurodegenerative, un tempo ritenute malattie mentali da “curare” nei manicomi.