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Frode di souvenir religiosi: il Giubileo del 2025 inquinato da merce contraffatta “made in China”

Con il Giubileo 2025 alle porte, alcuni falsari cinesi cercano di cavalcare l’onda costruendo un business di articoli religiosi contraffatti

Vaticano

Vaticano_pexels-pixabay

A poche settimane dall’inizio del Giubileo 2025, si è scoperto un traffico illecito di souvenir religiosi contraffatti che getta ombre sull’imminente anno santo: santini, rosari, medagliette e acquasantiere, simboli di fede e spiritualità, si sono trasformati in veri e propri strumenti di un business fraudolento di proporzioni preoccupanti. E’ emerso dall’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Roma, che ha portato al sequestro di oltre 100mila articoli contraffatti, tutti con i loghi ufficiali del Vaticano e del Giubileo.

L’operazione, guidata dal secondo e terzo gruppo del nucleo operativo metropolitano di Roma, ha visto la scoperta di merce falsificata in vendita presso tre negozi situati in via della Conciliazione, una delle arterie più vicine a Piazza San Pietro, trasformando così un luogo strategico, frequentato quotidianamente da migliaia di pellegrini e turisti, in un punto focale per la diffusione di questi prodotti contraffatti, creati per trarre profitto dall’importante evento religioso. Gli articoli sequestrati, se immessi sul mercato, avrebbero fruttato guadagni stimati in oltre mezzo milione di euro.

Una clonazione a regola d’arte

Ciò che ha reso particolarmente insidiosa questa attività criminale è stata la qualità delle falsificazioni. I gadget sequestrati riportavano riproduzioni fedelissime dei marchi ufficiali della Santa Sede, inclusa la celebre “tiara papale” e il logo del “Giubileo 2025 – Pellegrini di Speranza”. Questo non solo ingannava i compratori, convinti di acquistare oggetti autentici, ma minava anche l’immagine del Vaticano, danneggiando l’autenticità e il valore dei simboli religiosi venduti in suo nome.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato alla denuncia di quattro persone, tra cui i proprietari dei tre negozi coinvolti, e due responsabili di magazzini situati in via dell’Omo, una delle aree periferiche della capitale nota per la concentrazione di attività commerciali orientali, tutti cittadini di nazionalità cinese.

I falsari sono stati denunciati per reati di introduzione e vendita nel territorio italiano di prodotti contraffatti, e per la commercializzazione di articoli contenenti sostanze non conformi alla normativa comunitaria. Le sanzioni amministrative previste sono severe, con multe che oscillano tra i 5mila e i 40mila euro.