Garante privacy: non padre e madre, ma “genitore 1” e “genitore 2”
Il Viminale vuole tornare alle definizioni tradizionali e rigetta il parere. Salvini: “Noi andiamo avanti”
Eccesso di cautela, per dirla in maniera molto, molto gentile. Secondo il Garante della privacy, l’autorithy istituita con la legge 675/1996, sui moduli per la richiesta dei documenti di identità dei minorenni non bisogna tornare a usare i consueti termini di padre e madre, ma conservare quelli di “genitore 1” e “genitore 2”.
I primi, infatti, sarebbero troppo specifici, in quanto rimandano subito all’idea che il padre sia un uomo e la madre una donna. Ergo, non vanno bene quando invece, ahinoi, la situazione non è altrettanto netta e i genitori sono entrambi uomini, o entrambe donne. O quando magari il genitore è soltanto uno e non desidera optare per una scelta precisa. Certo: perché limitare il proprio ruolo ingabbiandolo in una definizione precisa? Una mattina ci si sveglia e ci si sente più “madre”. Un’altra mattina ci si sente più “padre”. O magari si cambia punto di vista durante la giornata: a colazione padre, a merenda mamma, a cena… chissà.
Chi garantisce davvero, il Garante?
La cosa grottesca è che si sostiene che questi accorgimenti dovrebbero tutelare i minori. Quando invece servono solo a gratificare gli adulti (si fa per dire “adulti”) che si sono lasciati riempire la testa delle fisime del politicamente corretto. E quindi, nell’ansia di non fare torto a nessuno, fanno a pezzi il buon senso.
A proposito: i minorenni in questione, e in particolare quelli più piccoli che ancora non sono in grado di addentrarsi in queste sottigliezze, come si dovranno regolare, in pubblico o in privato? Saranno liberi di utilizzare i vecchi termini, o andranno immediatamente abituati a ricorrere ai nuovi?
Proviamo a immaginarceli. Il piccino cade a terra e si fa un po’ male e scoppia a piangere. In effetti gli verrebbe da gridare “Mamma!”. Viceversa, anche se a scuola non c’è ancora andato e quindi non ha dimestichezza coi numeri, deve urlare “Ahia, ahia, Genitore 1”. O forse “Ahia, ahia, Genitore 2”. Va’ a capire come si sono messi d’accordo loro, i “genitori 1 & 2”.
Ma il Viminale non ci sta
Pronta, però, la replica di Matteo Salvini, che pure aveva sollecitato il parere del Garante in vista del ritorno alle definizioni tradizionali di padre e madre: "Noi andiamo avanti: non esiste privacy che neghi il diritto ad un bimbo di avere una mamma e un papà”.
È quello che i maniaci del ‘politicamente corretto’ non capiscono, o fanno finta di non capire. Per riverire l’eccezione, non esitano a imporre scelte cervellotiche ai moltissimi altri che quell’anomalia non ce l’hanno. E che perciò, pensa te che pretesa, vorrebbero continuare a chiamare le cose con le parole consuete: più che consuete, anzi, naturali.
Leggi anche:
Salvini: "Entro novembre abbatterò villa Casamonica con ruspa"
Giornalisti in piazza anche a Roma. Ma è una logica sballata
Da un lato la Sanità lombarda, dall'altro la sanità al sapore di seppia