Gas, Eni apre due conti presso Gazprombank, uno dei quali in rubli
L’azienda governativa avvia le procedure per ottemperare alle richieste russe, anche se conferma i pagamenti in euro: indispettendo Bruxelles (e smentendo il Premier Draghi)
Casomai ci fossero stati dubbi in proposito, la pretesa unità dell’Europa di fronte al conflitto in Ucraina è (di nuovo) finita in gas. E stavolta a sancirlo è stata l’Italia, per interposto (ex) Ente Nazionale Idrocarburi – per gli amici Eni. Che contestualmente è riuscito anche a smentire, in modo piuttosto paradossale, lo stesso Governo da cui dipende.
Il comunicato di Eni
«Eni […] ha avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprom Bank dei due conti correnti denominati K, uno in euro ed uno in rubli». Così, attraverso un comunicato stampa, l’azienda guidata da Claudio Descalzi ha annunciato l’imminente ottemperanza alle richieste giunte dalla Russia.
Tale decisione è stata «condivisa con le istituzioni italiane» e presa «nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale», poiché i versamenti verranno ancora eseguiti in euro. Un escamotage che, come ricorda l’ANSA, è già stato posto in essere da numerose società del Vecchio Continente.
In merito, occorre precisare che le linee guida emanate da Bruxelles affermano solamente che il saldo va effettuato con la valuta comunitaria o americana. Tant’è che il cane a sei zampe ha dichiarato che «l’adempimento degli obblighi contrattuali si intende completato con il trasferimento in euro». Benché secondo il francese Eric Mamer, portavoce-capo della Commissione Europea, l’apertura di un secondo conto in rubli vada «oltre le indicazioni date agli Stati membri».
Le conseguenze della “guerra del gas”
In ogni caso, la mossa del gruppo energetico del Belpaese nella “guerra del gas” ha anche altre conseguenze, di natura più culturale. Per esempio, conferma che avevamo ragione quando scrivevamo che le misure imposte dalla Ue sotto dettatura degli Usa si sarebbero rivelate inefficaci, se non proprio controproducenti.
Un concetto espresso peraltro dallo stesso Vladimir Putin che, come riferisce TGCom24, ha preconizzato che l’Occidente stia per realizzare «una sorta di suicidio energetico». In caso di embargo al petrolio di Mosca, ha continuato lo Zar, «l’Europa sarà la regione con il più alto costo dei prezzi dell’energia».
E in qualche modo Christian Lindner, Ministro delle Finanze tedesco, gli ha già dato ragione. Avvisando, in un’intervista al Corsera, che uno stop immediato alle forniture di gas russo «provocherebbe gravi danni all’economia» della Germania.
Per restare invece nel nostro orticello, si può tornare con la mente all’ormai celeberrimo dilemma del Premier Mario Draghi: «Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?»
#Condizionatore pic.twitter.com/2eklTma9NC
— Le frasi di Osho (@lefrasidiosho) April 7, 2022
Un aut aut a cui, a quanto pare, l’ente governativo ha fornito una risposta indiretta. Perché davanti alla propaganda (anche a quella “buona”), alla fine la realtà, o almeno la realpolitik finisce sempre per vincere.