Genio e sregolatezza nel calcio tra Roma e Lazio, quanta follia sul rettangolo verde
Lo sport ha spesso avuto campioni controversi e la Roma e la Lazio hanno sempre accolto a braccia aperte questo genere di calciatori
Non è raro che le menti più eccelse spesso scadano in atteggiamenti eccessivi che rasentano la follia. Dall’autolesionismo di Van Gogh alle notti brave di Michelangelo, la vita dei geni è spesso accompagnata anche da pericolose “sbandate” e perdite di controllo. L’estro è in fondo un cavallo selvaggio difficile da domare ed è per questo che i grandi, anche nel mondo dello sport, sono portati ad atteggiamenti sregolati. Campioni maledetti che molto spesso, soprattutto a livello calcistico, hanno fatto sognare e al contempo dannare generazioni di tifosi.
La capitale ha da sempre accolto a braccia aperte questo genere di calciatori. Per quanto riguarda la formazione giallorossa si ricordano diverse teste calde di passaggio a Trigoria. Una menzione speciale la merita Antonio Cassano.
Arriva da Bari un fuoriclasse
Il fuoriclasse barese ha lasciato una traccia indelebile nella memoria dei tifosi giallorossi e non solo per le prestazioni sul campo. Prima delle balotellate erano infatti celebri le cassanate di uno degli sportivi più eccentrici della storia dello sport capitolino. Si racconta che dopo il primo gol in maglia giallorossa (arrivato il 13 gennaio del 2002, Roma-Verona 3-2), il talento di Bari Vecchia sia entrato sul campo di Trigoria con una Ferrari 612 Scaglietti rosa fucsia nuova fiammante per festeggiare, “a modo suo”, la prima rete con i giallorossi tra lo sconcerto dei compagni di squadra e dell’allenatore Fabio Capello.
Di lui si ricordano altri colpi di testa come la sfuriata nella finale di ritorno della Coppa Italia del 2003 a San Siro quando, dopo una protesta plateale per un fallo non fischiato, si avvicinò minacciosamente all’arbitro Rossetti, spingendogli il fischietto in bocca e facendogli il gesto delle corna dopo aver subito giustamente il cartellino rosso.
Le piazzate di Fantantonio
Altro storico cartellino, quello giallo rifilato da Collina per esultanza eccessiva, ricevuto nel 4-0 casalingo sulla Juventus dell’8 febbraio del 2004, partita di campionato dove Fantantonio darà il meglio di sé segnando una splendida doppietta coronata da un calcio liberatorio alla bandierina (spaccata in due al seguito del colpo) piazzata sotto lo spicchio dei tifosi ospiti.
Quando arrivò a Roma nell’estate del 2010 fu accolto come un “re”, presentazione in pompa magna al Flaminio con tanto di foto con la celebre scritta “mo’ te gonfio”. Queste le roboanti premesse dell’avventura in giallorosso di Adriano Leite Ribeiro l’imperatore che divenne presto “plebeo” nella Capitale per alcuni comportamenti non proprio professionali a partire dalla dieta ipercalorica. L’ex punta dell’Inter e della nazionale brasiliana arrivò a pesare ben 106 kg, frutto anche di una vita decisamente fuori controllo che lo portava spesso nei locali della movida romana, tra spiedini di carne, boccali strapieni e ballerine.
Le imprese sbiadite di Adriano
Le notti sibaritiche nella Capitale dell’imperatore rimasero leggendarie, un po’ meno le sue imprese sul campo da gioco visto che nonostante la pazienza di Claudio Ranieri, Adriano totalizzò soltanto 300 minuti di gioco in 5 scialbe presenze. Renato Portaluppi, un connazionale di Adriano che giocò nella Roma negli anni ’80, fece forse anche meglio dell’Imperatore. Ricordato come uno dei più grossi bidoni comprati nella storia del club, arrivò a Trigoria il 23 giugno del 1988 per volere del Presidente Dino Viola.
Calzettoni abbassati senza parastinchi, Lamborghini stracariche di donne e liti con i compagni di squadra, a livello calcistico non lasciò nulla nella capitale ma di lui i tifosi ricordano i suoi atteggiamenti simpatici e da spaccone che gli regalarono lo striscione goliardico dalla Sud “Renato ridacce Cochi”.
I campioni genio e sregolatezza
Anche la Lazio ha avuto la sua sfilza di calciatori fuori di testa: il più famoso è Paul Gascoigne. Lui insieme a Diego Armando Maradona e George Best è nel Gotha dei geni sregolati di questo sport. Campione eccellente del calcio inglese che nella capitale fece subito impazzire i tifosi grazie alla sua goliardia, alle sue guasconate e alle sue giocate incredibili. Sulle sue follie in campo e fuori sono stati scritti interi volumi, a Roma sponda biancoceleste si ricordano almeno un paio di episodi eclatanti.
Pare che una volta si presentò alla convocazione del mister Dino Zoff a Formello completamente nudo. In un’altra occasione con la Lazio in silenzio stampa Gazza venne intervistato dai giornalisti e rispose con una sonora manifestazione aerofagica, gesto che si meritò anche alcune interrogazioni parlamentari. Anche Paolo Di Canio di colpi di testa ne ha fatti tanti, dai saluti romani al derby, alle partite viste da tifoso in curva con gli irriducibili. Le sue sfuriate con allenatori e compagni di squadra sono proverbiali ma il talento nato al Quarticciolo resta uno dei miti biancocelesti e senz’altro uno dei giocatori più assurdi dell’ultimo ventennio.