GF Vip, Fulvio Abbate “Ferruzzi? Ignorante e mediocre, giusto eliminarla. La Lamborghini può rientrare”
Lo scrittore, ex concorrente: “C’è un ipocrisia dettata dagli ascolti”. Sul caso Remigi: “Ognuno decide per il proprio fondo schiena”
Effetti collaterali da Grande Fratello. Più o meno desiderati, più o meno architettati ad hoc. Una trasmissione che sin dalla prima edizione, si erge a manifesto della tv realtà, laddove l’imprevisto è sempre alla finestra, con un fattore imponderabilità che la fa da padrona, apportando un coefficiente di inconsapevolezza molto, molto alto.
Il meccanismo prevede che, seppur gli autori possano avere un ampio controllo della situazione in casa, il programma si impegni a voler garantire uno spaccato della realtà, incontrollata e incontrollabile. E che, proprio per questo, esprime un certo valore.
Soltanto che ormai, di imprevedibile, si segnala ben poco. E quel poco, spesso e volentieri, è anche ritenuto degno di censure, biasimi. Da parte di conduttori, deus ex machina, che portano avanti il baraccone col piglio da giudice e da insegnante di vita. Chissà cosa è stato di quel luogo dove accadono le cose naturalmente, commendevoli o meno che siano.
All’insegna di un effetto realtà, che piaccia o non piaccia, è la fotografia di quanto realmente succede. Con cose buone certo, ma con risvolti anche spiacevoli.
Per saperne di più, abbiamo intervistato Fulvio Abbate, scrittore radical chic, autore di Gauche Caviar ed ex concorrente della quinta edizione del Grande Fratello Vip.
“Lei che ha vissuto la casa più spiata d’Italia che ne pensa di questa tendenza a voler bacchettare tutto e tutti?”
“Non è censura. E’ preoccupazione rispetto ai picchi di ascolto. E’ timore che un certo segmento di pubblico, possa ritenere irriferibile ora la bestemmia, ora il riferimento sessuale esplicito. La preoccupazione non è moralistica”.
“Che ne pensa dell’episodio legato a Elenoire Ferruzzi?”
“Assodato che nessuno ha il potere di apportare sventure agli altri, che è una vecchia pulsione irrazionale, come ha spiegato bene Pirandello ne “La Patente“. I poveri, non avendo altro nella vita, si inventavano il mestiere di jettatore. E’ un dato storico, figlio della disperazione e del desiderio di sopravvivere. E’ una delle peggiori forme di subcultura, quella che porta a stigmatizzare qualcuno, accusandolo di portare male. E’ un livello di ignoranza e di mediocrità intellettuale assoluta. L’eliminazione ci sta, soprattutto in questo modo plebiscitario“.
“Anche perché, lei cita La Patente, sono passati un po’ di anni da quel 1918…”
“Si sbaglia, la razza umana è giovane. Non dimentichi che anche lo stesso Fellini andava dalle maghe a farsi predire il futuro. La credenza verso l’irrazionale, il mondo magico, come ha spiegato bene l’etnologo Ernesto de Martino in “Sud e Magia” è una forma innata. E’ uno stigma meschino, utilizzato per annientare l’altro“.
“Lei è stato concorrente, ci sono delle dinamiche, delle attenuanti, che possano giustificare atteggiamenti del genere o no?”
“C’è una situazione di condominialità e in tutte le riunioni di condominio, a un certo punto esplode il conflitto. C’è questo dato. Consideri che presso alcuni c’è un problema di supremazia e quindi non hai più la percezione del limite. Ma in ogni caso, ciò che tu esprimi, coincide con ciò che tu sei. L’Italia è un Paese clericale. Non è ammessa, ma la bestemmia può scappare. In Francia, come ha detto Macron, difendono il diritto alla blasfemia“.
“Ma è davvero tutto reale ciò che vediamo? E soprattutto, forse anche altri atteggiamenti, non solo quelli degli inquilini, sono degni di censure o biasimi?”
“C’è una ipocrisia assoluta. Nonostante l’espulsione, Ginevra Lamborghini rimane seduta lì in studio. Non è avvenuta la stessa cosa per Fausto Leali. Evidentemente si è pensato che la Lamborghini fosse un asso di cui non privarsi. Le dirò di più: non escludo che la facciano rientrare“.
Abbiamo approfittato per chiedere a Fulvio Abbate anche un parere sulla vicenda Memo Remigi e Jessica Morlacchi: “Vale quello che dice la ragazza per me”, dice lo scrittore. “Lei ha vissuto come una molestia il palpeggiamento. Ciò che vale è la sua sensazione. Lei ha ritenuto che quel gesto fosse irricevibile. Noi non possiamo banalizzarlo o decidere per lei. Ognuno ha diritto di decidere per il proprio fondoschiena, non per quello degli altri. A me una volta Ornella Vanoni mise una mano sul fondoschiena, lambendomi sino alla regione perianale. Successe nel 1992, a Piazza del Popolo, a Roma. Per me, per esempio, è un ricordo meraviglioso, che ricordo con simpatia. Anzi, lo porto come una medaglia!”