“Giù le mani da Eur Spa”, lavoratori e sindacati in protesta
All’assemblea hanno partecipato anche il presidente del Municipio IX Santoro e i deputati Marroni (PD) e Rampelli (FDI)
“Gi le mani dai palazzi di Eur Spa”. Così, la scritta sulle magliette dei lavoratori di Eur Spa, in occasione dell’assemblea indetta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, con i rispettivi segretari – Natale Di Cola, Andrea La Dogana e Maurizio narcisi. Al centro dell’incontro, il piano vendita di alcuni palazzi dell’ente, deciso dalla società, per pagare i debiti di Eur Spa e reperire i fondi utili al completamento della Nuvola di Fuksas.
Secondo i dati esposti dai sindacati e diffusi dall’agenzia DIRE, i palazzi interessati dall’ipotesi di vendita, vincolati e oggetto di due diligence (Archivio di Stato, palazzo della Scienza universale, il palazzo delle Tradizioni Popolari e il Palazzo dell’Arte Moderna, l’edificio dalla Polizia Scientifica e quello occupato da Acea Energia) portano attualmente un incasso per gli affitti, “pagati puntualmente”, hanno sottolineato, pari a 19,7 milioni di euro. Stando ai “dati del bilancio 2013 i ricavi complessivi di Eur Spa sono pari a 39 milioni, togliendo i 19,7 resterebbero 19,3 milioni”: praticamente la metà. All’incontro hanno partecipato anche il presidente del Municipio IX, Andrea Santoro, il deputato del Pd, Umberto Marroni e quello di FdI-An, Fabio Rampelli.
La notizia della vendita dei palazzi di Eur Spa è recente ed è stata annunciata dal presidente dell’ente Pierluigi Borghini lo scorso 16 febbraio (leggi qui). “Una svolta storica per l’Ente Eur ed Eur Spa” – diceva Borghini – “Che prevede il ripianamento completo dei debiti con la copertura delle necessità finanziarie passate e future, compreso il completamento delle opere in corso, dalla Lama, alla Nuvola all’ex Picar. Un grosso intervento di circa 300 milioni di euro. In cda abbiamo approvato la verifica sul mercato della possibilità di vendere, con manifestazione di interesse di fondi privati e pubblici, di alcuni edifici importanti come l’Archivio Centrale dello Stato, il Museo Pigorini, quello delle Arti e Tradizioni popolari e quello dell’Alto Medioevo”.
Lo stesso Borghini aveva però ammesso la possibilità di gravi ripercussioni sui posti di lavoro. “Nel momento in cui ci sarà la svolta ed essa diventerà esecutiva con il piano di ristrutturazione dovremo rinunciare ad un 30% dell’organico della società, ovvero circa 40 persone. Quindi dovremo fare una verifica interna per capire quali e quante sono queste figure professionali interne che dovremo dismettere”. Per questo, quella che secondo Borghini è una svolta, per altri non lo è.
Sicuramente, non lo è per i lavoratori a rischio occupazione. Nella riunione di ieri, quindi, i sindacati hanno lanciato un messaggio chiaro: no alla vendita, sì alla ricapitalizzazione della società da parte del Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze, socio dell’ente Eur Spa al 90%, ndr). “Non possiamo più fidarci dei due soci (Mef e Roma Capitale, ndr), che dopo il 10 dicembre hanno deciso di non mantenere gli impegni presi (cioè la mancata ricapitalizzazione, ndr)”, dice Natale Di Cola della Cgil, che aggiunge: “Siamo qui per difendere patrimonio, salario e servizi e venderemo cara la pelle”. Maurizio Narcisi della Uilpa Roma e Lazio chiede che “il Ministero dell”Economia e Finanze intervenga subito a sostegno della struttura, perché deve restare più forte di prima e nessun soldo deve scomparire”.
Inoltre, si chiedono i sindacati, se si sceglierà la strada della vendita degli immobili, chi “sosterrà i primi 5/6 anni di gestione della Nuvola che in quel periodo non darà profitti?”, come sottolineato da Ladogana della Cisl. La risposta è chiara, per Ladogana: “I cittadini, con un aggravio delle tasse. Invece, se ne potrà fare carico Eur Spa se verrà ricapitalizzata”. Pertanto, “l’unica condizione per mantenere una gestione sana di Eur spa è lasciare i palazzi a questa società”.
Dalla parte della salvaguardia dei posti di lavoro, anche il presidente del Municipio IX Andrea Santoro, per il quale la “priorità è la tutela di 138 posti di lavoro, non uno di meno”. Per il minisindaco bisogna “fare una sorta di operazione verità. Fare luce, cioè, sulle responsabilità che hanno portato a questa situazione, cercando di non utilizzare scorciatoie all’italiana. Anche il Municipio si farà sentire sotto le finestre di qualcuno che non vuole ascoltare, perché i palazzi che rappresentano il patrimonio di Eur Spa sono un bene comune di questa città, e tale deve rimanere”. Santoro ha anche ricordato il paradosso per cui “tra qualche settimana iniziera” l”Expo di Milano, mentre nel quartiere di Roma nato per un’esposizione universale ci troviamo davanti a una crisi senza precedenti. Questo rischia di essere lo specchio di ciò che Roma sta diventando. Si può fare uno sforzo maggiore. La questione Eur Spa non è più delegata solo a pochi, ma sta diventando un fatto di tutti, finalmente. Perché nel momento in cui sul futuro della società discutono solo tecnici e burocrati, lasciando fuori la cittadinanza, c’è un problema”.
“Potete contare sul nostro contributo e siamo pronti a fare passi indietro per anteporre la salvaguardia dell’Eur Spa rispetto a qualsiasi altro obiettivo”, dice da parte sua il deputato e capogruppo alla Camera di FdI-An, Fabio Rampelli. “Tenete duro, siete già stati artefici di una specie di miracolo: tutto il Parlamento ha preso posizione su questa vicenda e non è facile riuscire a pensarla allo stesso modo su questioni sensibili”. “Se i soldi ricavati da un’eventuale alienazione dei palazzi pubblico su pubblico – continua Rampelli tirandosi alla Nuvola di Fuksas – saranno sufficienti per concludere l’opera, ne serviranno altri per gestirla. Tuttavia, sia la legge istitutiva dell’Eur spa che il Codice dei Beni culturali vieta la vendita di quei palazzi”.
Di necessità di fare chiarezza, parla il deputato Pd Umberto Marroni: “Ricapitalizzare la società, fare un piano di ristrutturazione ma si faccia anche chiarezza”. Per Marroni se “la società fallisce è colpa dello Stato e di nessun altro. La Nuvola è stata fatta perché doveva essere un’opera pubblica e quindi resti tale. Io non vendo il Colosseo per finire la Salerno-Reggio Calabria. Eur spa è in attivo, per questo non si capisce perché il piano di ristrutturazione debba prevedere dei licenziamenti. Non deve essercene nemmeno uno. Se c’è stata una gestione non consona si faccia luce su quello, si butta l’acqua sporca e non anche il bambino. Il decreto sulla ricapitalizzazione prima del 2 dicembre era stato autorizzato dalla ragioneria, oggi il Mef non ci dicesse il contrario semmai ci dicesse che sono preoccupati per l’inchiesta su Mafia capitale”. Per quanto riguarda il ruolo del Comune, Marroni dice: “Roma Capitale esca da altre società inutili, ma non da Eur Spa che gestisce un pezzo di Roma, e lanci un progetto urbano su quest’area”.