Giambruno, il lupo e le relazioni pericolose: è colpa delle donne
Quando si tratta di stupro sono in molti a pensarla come Andrea Giambruno, se escono di casa e trovano il lupo la colpa è delle donne
I ragazzi scambiano il sesso con l’amore, non conoscono l’erotismo, si eccitano con la pornografia e sono delusi dalle relazioni con le coetanee. Le violentano, in stato di incoscienza, vigliaccamente in gruppo e poi si difendono accusando la ragazza di averli provocati.
Non esiste l’educazione sentimentale
Non si erano ancora placati gli echi dello stupro, di cui venivano accusati due ragazzi, tra cui uno dei figli del senatore Ignazio La Russa, che un altro episodio di violenza su una ragazza è avvenuto la notte del 7 luglio nel cantiere del collettore fognario al Foro Italico di Palermo.
Questa volta sono sei i giovani arrestati e trasferiti in altrettanti penitenziari siciliani. Il settimo, un minorenne, è anche quello che ha confessato davanti al Gip dei minori. Adesso è in una comunità.
Sempre in bilico tra “se l’è cercata” e “castrazione chimica”
Ogni volta che accadono fatti del genere tornano a confrontarsi diversi schieramenti. Quelli del “ci vuole la castrazione chimica”, quelli che “è stata una goliardata, sono tutti bravi ragazzi”.
“Lei era consenziente”, a un passo da quelli che “lei se l’è cercata”, tipo Andrea Giambruno, principe consorte, che in qualità di conduttore del Diario del Giorno per il Tg4, s’è lasciato scappare la frase per cui “se una ragazza non si ubriacasse non rischierebbe di incontrare il lupo”.
Non voglio cadere in una discussione che si ripete, sempre uguale, dagli anni ’70, quando il movimento femminista urlava nelle strade che uno stupro è un atto di violenza e di sopraffazione e non ci sono scuse o altre colpe da ricercare. Chi aggredisce è l’unico colpevole.
Se vale per “I russi come invasori dell’Ucraina” non vedo perché poi non dovrebbe essere la stessa cosa per gli stupratori, specie se agiscono in branco contro una ragazza sola, magari non del tutTo cosciente, da vigliacchi.
Una ragazza, una donna, un essere umano è libero di vestirsi, truccarsi, muoversi come più le/gli aggrada, di essere seduttivo, sexy, provocante. Questo non autorizza nessuno ad aggredire questa persona. L’aggressione è l’atto da punire, non le movenze, la provocazione o la seduzione presunta della vittima.
La colpa è delle donne e non solo per Giambruno
Vorrei scoprire da dove viene questa mentalità, che da 50 anni non si riesce a spazzare via, che si ritrova sui quotidiani, nei talk show, nelle parole dei giornalisti più conservatori, sulle bocche dei padri e talvolta perfino delle madri dei colpevoli, che fa dire a gente istruita e matura che in fondo è stato quasi un gioco, che non c’era la volontà di ferire, di umiliare.
Non sono bastate battaglie, scontri, liti, pubblicazioni, articoli, denunce. Ad ogni nuova notizia di violenza contro una ragazza, riparte il teatrino di chi l’accusa, di chi dice di difenderla ma sotto sotto insinua dubbi sulla sua rettitudine morale. Se era con loro, se era ubriaca, se era fatta di droga, se sta fuori fino al mattino con dei ragazzi, se, se, se.
Come se una donna non avesse gli stessi diritti di un uomo di divertirsi, di bere, di fumare hashish, di ballare fino al mattino e non per questo deve ritenersi consenziente al rapporto sessuale di gruppo.
Come eri vestita? Hai bevuto? Perché non hai denunciato subito?
Non per questo, se dice un categorico NO, merita la punizione del branco. E la cosa a volte non finisce lì. C’è la coda delle foto intime pubblicate sui social, la riprovazione dei compagni di scuola e del corpo docente, le offese, l’ostracismo, la persecuzione.
Poi ci sono gli interrogatori: Com’eri vestita? Perché non hai chiesto aiuto? Gli avevi fatto capire che non ti piaceva? Perché non sei scappata? Avevi la minigonna? Perché hai denunciato tardi?
Affrontare la fase della denuncia è rivivere lo stupro una seconda volta, sentirsi accusare pur essendo la vittima.
Il sesso e il porno, capire cosa è reale
La mentalità machista sulla donna che dice no ma in fondo vuole fare sesso, che sembra reticente ma lo desidera e lo si deduce da come si trucca, come si veste, dal fatto che si è ubriacata da sola, nessuno l’ha costretta, lo doveva sapere come sarebbe andata a finire.
Questo modo di pensare è figlio dell’idea di donna oggetto, di donna sottomessa, di donna priva di libertà di altre epoche. Oggi si ritrova in tante culture del terzo mondo ma non è vero che da noi è scomparsa, tutt’altro. Ci indigniamo per certe usanze di paesi islamici ma noi non siamo da meno.
La stessa immagine si ritrova nella letteratura maschilista del secolo passato, nella consuetudine che l’uomo è cacciatore e la donna preda, nella visione che l’atto sessuale violento è qualcosa che lei sta cercando anche se non lo ammetterà mai. I video di sesso e tutto il mondo della pornografia, propongono questo preciso modello di donna. Una femmina disponibile ad accontentare in tutto il maschio. Ma nel porno è un gioco ammissibile, come può esserlo anche in taluni rapporti tra partner concordi.
Nella vita reale questo tipo di donna è raro incontrarla, specialmente tra le amiche adolescenti e le compagne di scuola. Quel modello di massima disponibilità, di geisha professionista, funziona per le fantasie immaginarie che possono eccitare l’uomo.
Ma finché il video, le foto, le scene porno sono fruite da adulti, è un discorso passabile. Quando a usufruirne sono adolescenti o bambini è tutt’altra cosa. Nella mente di un ragazzo che scopre questo tipo di rapporto sessuale, si crea una confusione.
Se quello è il modello della relazione con una donna, allora vanno in fumo valori, sentimenti, romanticismi, va in fumo il concetto stesso di Amore. Che già è di rara comprensione per la gran parte dell’umanità che lo confonde con Possesso. Lei vuole che io mi comporti da “duro” e a me sta bene comportarmi così. Senza perdere tempo.
Quando poi il ragazzo si trova nella realtà, con la coetanea, le cose ovviamente sono diverse. Mentre le ragazze sognano le tenerezze e le attenzioni romantiche, i ragazzi sono in una sfida con sé stessi o con Rocco Siffredi. Il ragazzo resta deluso perché non comprende cosa vuole la ragazza, si sente umiliato dai rifiuti, dalle paure, cresce in lui il desiderio di vendicarsi e di farle provare, a una lei qualsiasi, quello di cui è diventato capace.
La cultura machista, un retaggio di cui liberarsi
Non so se vedremo mai una soluzione al problema della cultura machista in Italia. Passi avanti ne sono stati fatti ma se penso che ci troviamo a fare le stesse discussioni di 50 anni fa mi cadono le braccia. L’unica vera conquista sarebbe fare appello ai genitori perché parlino coi figli, almeno dagli undici anni in poi, delle problematiche legate al sesso e all’amore. Ma i genitori saprebbero come parlare? Saprebbero che dire?
Ci sono padri e madri che fanno l’amore al buio perché si vergognano, donne che ancora non hanno ben chiaro come funziona un orgasmo, che forse non hanno mai provato in vita loro. Uomini che non sanno nulla dell’organo sessuale femminile, per molti di loro è nient’altro che un orifizio. Tanto che in un recente passato lo sostituivano con altri presenti in natura e adesso mi risulta siano di gran moda le bambole gonfiabili. Che possono dire ai figli queste persone?
Parliamo di genitori ma se pensiamo un attimo a chi sono i genitori, almeno per un 30%, c’è da lasciar perdere. Forse farebbero più danni. Certo è che finché non si affronteranno questi pregiudizi che sono insiti nella mentalità maschile, ma non solo, il problema resterà, resteranno i comportamenti, le violenze, i drammi. Per ora ci affidiamo alle punizioni. Ma vedete che anche su quelle si fa un gran discutere e si alzano polveroni per evitare le pene e il carcere ai rampolli di papà. Almeno finché la gente non si stancherà.