Giorgia Meloni pronta a candidarsi a sindaco di Roma
“Sarò in prima fila quando cadrà Marino”. Così Meloni si prepara alla sfida: governare Roma e il centrodestra capitolino
“Non appena il PD manderà a casa Kung Fu Panda Marino, io sarò lì in prima fila se necessario”. L’annuncio è chiaro, e proviene dal leader di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale Giorgia Meloni. Il tema è caldo: già nei giorni scorsi la stessa Meloni aveva preso la parola su un suo probabile ruolo a Roma nel post Marino, incassando anche l’endorsement del numero uno del Carroccio Matteo Salvini e di Nunzia De Girolamo, capogruppo NCD alla Camera, ai quali aveva risposto: “Io sindaco di Roma? Solo se me lo chiedono i romani”.
Giorgia Meloni, quindi, è tornata a parlarne ieri al Teatro Quirino, dove era in programma il convegno ‘L’Italia Soprattutto’. Dichiarando di essere pronta a offrire la sua presenza in Campidoglio nel dopo Marino, il presidente di FdI-An, ha quindi formalmente messo il suo nome e il suo simbolo sulle prossime schede elettorali. Ma il compito della Meloni, non sarà facile: non solo governare Roma che più che città eterna, sembra “eternamente terminale” – per dirla con le parole di Filippo La Porta in ‘Roma è una bugia’ – ma anche quello di ricompattare il centrodestra capitolino, prenderne la guida, riscattarlo e, perché no, portarlo alla vittoria. Soprattutto considerando che, secondo la Meloni, “a Roma marino ha dimostrato di essere un incapace”.
IL CENTRODESTRA E’ MORTO. Un compito difficile, dicevamo. Perché oltre a governare Roma, se la Meloni si presenterà e se vincerà alle prossime amministrative, al numero uno di FdI-An, spetterà il compito di governare “un centrodestra ormai morto”. Non ha paura a dirlo, Giorgia Meloni: “Non ci nascondiamo dietro a un dito. Noi dobbiamo cambiare, perché non abbiamo saputo raccontare le nostre idee, dando l’impressione di voler sopravvivere, di riciclarci”.
L’ASSE CON MATTEO SALVINI. Il “centrodestra è morto” – sostiene la Meloni, parlando chiaro e tondo anche ai suoi ex colleghi nel PDL, e facendo loro capire che non si può più pensare di rimettere insieme i pezzi di un cadavere. Ma, inutile far finta di niente, quello delle alleanza potrebbe essere uno degli aspetti determinanti per riportare in auge il centrodestra e richiamare al voto i molti delusi. “Dobbiamo mettere in piedi – ha spiegato Giorgia Meloni – un sistema per vincere. Ci vuole qualcosa di nuovo e ci sono energie fresche da recuperare per questo. Noi non ci tireremo indietro”. E quale miglior interlocutore di Matteo Salvini? A patto che il leader del Carroccio sia intenzionato ad andare fino in fondo. “Matteo Salvini fa sul serio oppure no? Vuoi davvero chiudere con la secessione?” – chiede la Meloni, facendo capire al Matteo della Lega Nord che se l’operazione è quella di una reale riconciliazione nazionale, “allora noi ci stiamo”. In caso contrario, ogni possibilità di dialogo è preclusa. Il che, potrebbe costare caro alla Lega dei Popoli con Matteo Salvini che, negli ultimi mesi, ha trovato l’adesione di 6 consiglieri, tra comunali e municipali, che hanno lasciato NCD per rimpolpare le fila dei nuovi salviniani a Roma.
IL DOPO MARINO. Comunque vadano le cose, e qualunque sia lo scacchiere delle alleanze, nel dopo Marino “bisognerà ridare voce alle periferie, piuttosto che, per esempio, addobbare, nel modo assurdo che vedete, via del Corso” – affonda così il colpo Giorgia Meloni, cogliendo – come si suol dire – due piccioni con una fava: da una parte, la critica, più volte mossa al sindaco Marino, di aver tenuto in poco conto le periferie romane; dall’altra, l’attacco alle luminarie natalizie in via del Corso, rappresentanti le bandiere dei 144 Paesi dell’Expo, colpevoli, secondo la Meloni, di non portare Roma nel clima natalizio.
MONDO DI MEZZO. Il leader di FdI-An parla anche del giro di malaffare che l’inchiesta Mondo di Mezzo ha portato alla luce: “Con le giunte di sinistra è nato il malaffare, e poi con Alemanno hanno cercato di continuare a fare i loro interessi”. Uno scandalo che, sì, è trasversale, quello di Mafia Capitale, ma di cui – sostiene Meloni – “se non ci fosse stato in mezzo anche Carminati, e la cosa fosse rimasta quello che è, cioé lo scandalo delle coop rosse”, non ne “avremmo saputo niente. Altro che destra, avremmo ancora Buzzi a fare i suoi intrallazzi, dopo essere stato graziato dal presidente Scalfaro”.
ANGELINO ALFANO VS. GIORGIA MELONI. Mentre il capogruppo alla Camera NCD Nunzia De Girolamo apre alla possibilità di una Giorgia Meloni a candidato sindaco di Roma, è il ministro degli Interni Angelino Alfano a frenare gli entusiasmi. Intervenuto proprio ieri a ‘In mezz’ora’, la trasmissione di Lucia Annunziata su Rai3, il numero uno del Viminale fa capire a Giorgia Meloni che o ci si allea con Matteo Salvini, o ci si allea con NCD. L’impianto del ‘No euro’ – fa capire Alfano – non è in linea con la sua impostazione politica. Alfano, però, salva il rapporto personale con l’ex collega di partito all’epoca del PDL. Un’affermazione che, forse, lascia aperta la possibilità di un dialogo nella Capitale tra i due esponenti politici, da parte di Alfano. Chissà se proprio quest’ultimo, alla fine, si ritroverà a fare i conti con un triangolo che non aveva considerato.