Giornalismo o voyeurismo? Se ormai si procede solo a ossessioni…
In principio fu il Covid-19, seguito dalla guerra in Ucraina e poi, brevemente, dal conflitto tra Israele e Hamas: e ora è l’omicidio di Giulia Cecchettin ad aver monopolizzato quotidiani e televisioni
A questo punto, è lecito domandarsi se il giornalismo abbia ceduto il passo al voyeurismo. Almeno secondo i noti parametri della grandissima Agatha Christie, per cui “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. E ormai in Italia, solamente nell’ultimo triennio, il numero perfetto è stato abbondantemente superato.
Giornalismo o voyeurismo?
In principio fu il SARS-CoV-2, che nel 2020, mentre dilagava per il globo terracqueo, faceva lo stesso con le prime pagine di quotidiani e televisioni. Tant’è che, per esempio, oltre un anno dopo lo scoppio della pandemia Il Giornale lamentava che si parlasse «solamente di Covid-19, senza dare» spazio ad altre notizie.
Era solo l’inizio. Nel febbraio 2022, terminata la libido da coronavirus cominciava quella per la guerra in Ucraina. Che, en passant, non si è mai capito perché dovesse meritare un trattamento mediatico così speciale rispetto alle altre 100 e passa azioni belliche contemporaneamente in corso.
Non dovrebbe quindi sorprendere che, in (non tanto rapida) successione, la scena se l’è presa un altro conflitto, il più recente. Quello scatenato dal vile e barbaro attacco di Hamas, e proseguito con l’inevitabile reazione di Israele.
Stavolta, però, l’infatuazione è durata poco. Un mese e mezzo circa, per poi lasciare i riflettori all’omicidio di Giulia Cecchettin, che monopolizza il mainstream ancora oggi.
Il quattro vien da sé, verrebbe da commentare. In attesa, naturalmente, della prossima ossessione.