Giorno della Memoria, Segre: “La gente è stufa”. Ecco perché
La senatrice denuncia il pericolo dell’oblio, e ha ragione: ma ci sono temi che non possono essere trattati pretendendo di imporre un pensiero unico che finisce solo per esasperare
Sul Giorno della Memoria è piombato qualche giorno fa, l’allarme di Liliana Segre, una delle più autorevoli testimoni italiane degli orrori della Shoah. La ricorrenza è sempre meno sentita, anzi per più di qualcuno ha addirittura stancato. E questo è un problema serio, che a livello culturale ha una causa ben precisa – e forse non scontata: il politically correct.
La Segre lancia l’allarme sul Giorno della Memoria
«So cosa dice la gente del Giorno della Memoria. La gente già da anni dice: “Basta con questi ebrei, che cosa noiosa”». Questa, come riporta l’ANSA, l’amara constatazione di Liliana Segre alla vigilia della commemorazione delle vittime dell’Olocausto, fissata dall’Onu al 27 gennaio. Data estremamente significativa perché è quella in cui, nel 1945, veniva finalmente liberato il campo di concentramento di Auschwitz.
«Il pericolo dell’oblio c’è sempre» ha aggiunto la senatrice a vita, ella stessa sopravvissuta alla follia nazista. «Una come me ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella».
La possibilità è concreta, e la Segre ha ragione a denunciarla, anche perché non si tratta di un caso isolato. Altre tematiche più o meno importanti, infatti, a dispetto dei pur (generalmente) nobili intenti dei promotori, alla lunga stanno finendo per esasperare.
Le cause dell’esasperazione
È la parabola di movimenti come Me too o Black Lives Matter, nati per combattere l’assurda violenza contro, rispettivamente, le donne e gli afroamericani. Peccato che dalla più che condivisibile tutela delle minoranze si sia passati ben presto alla volontà di affermare una nuova e dogmatica Weltanschauung. Con tutte le orwelliane censure del caso per qualsiasi opinione non allineata.
Analogo destino hanno avuto festività come il 25 aprile o il 1° maggio e istanze come quelle ambientaliste, che ormai si identificano unicamente con una specifica ideologia. La stessa Commissione Segre, proposta (in assoluta buona fede) dalla diretta interessata, come spiegavamo non è immune dal virus del pensiero unico.
Quando però si pretende di imporre su questioni universali una visione parziale e monocratica, si sta “solo” sostituendo un estremismo con quello opposto. Il che rischia di suscitare, almeno in alcuni, reazioni uguali e contrarie che invece si potrebbero evitare senza grandi sforzi. Si potrebbe cominciare, per esempio, moderando l’abuso di retorica con cui il politicamente corretto inquina qualsiasi dibattito. Da cui è sufficiente che un singolo si senta escluso perché perda una società intera.