Giovani, affitti alle stelle e povertà dilagante: la Roma degli under 35 sull’orlo del tracollo sociale
Roma Capitale cerca di correre ai ripari aggiornando i criteri delle graduatorie per assegnare case popolari, per includere le nuove categorie a rischio
Nella Roma di oggi, tra i vicoli antichi e i nuovi quartieri residenziali, l’emergenza abitativa si manifesta con crescente urgenza. Non parliamo più solo di marginalità sociale relegata a periferie degradate, ma di una crisi che colpisce con sempre maggiore intensità i giovani, i cosiddetti “under 35”, che si trovano intrappolati in un circolo vizioso fatto di affitti insostenibili, stipendi precari e povertà incombente. A suonare l’allarme sono i dati, incontrovertibili, emersi da una recente ricerca condotta dal Memotef dell’Università Sapienza, in collaborazione con l’Assessorato al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma Capitale.
A Roma un quadro allarmante per i giovani in affitto
Il dato più sconcertante riguarda la crescente difficoltà dei giovani a trovare una casa. La capitale, con i suoi oltre 2,8 milioni di abitanti, è al centro di una crisi abitativa che sembra essere sfuggita di mano. In particolare, i giovani tra i 25 e i 35 anni sono le principali vittime di un mercato immobiliare sempre più speculativo, dove gli affitti crescono senza controllo e l’acquisto di una casa diventa un sogno irraggiungibile. Non è raro vedere ragazzi con lauree, master e lavori stabili, costretti a condividere appartamenti con altri coetanei per poter sostenere le spese o, nei casi peggiori, a tornare a vivere con i genitori.
Ma non è solo il costo delle abitazioni a preoccupare: a Roma si assiste anche a un’assenza di politiche abitative efficaci per affrontare la questione. Secondo lo studio, la precarietà abitativa non riguarda più solo i disoccupati o i lavoratori a basso reddito, ma sta colpendo anche chi, teoricamente, dovrebbe essere al sicuro. Le giovani famiglie con figli sono oggi tra le categorie più a rischio di scivolare sotto la soglia di povertà.
La carenza di case popolari: una promessa non mantenuta
Le misure istituzionali messe in campo finora non sono state sufficienti. Il comunicato di Roma Capitale punta il dito contro le carenze del governo e della Regione Lazio, accusati di aver trascurato la questione, con una cronica mancanza di case popolari da assegnare. I piani di zona, nati con l’intento di offrire abitazioni a prezzi calmierati, sono stati spesso male amministrati e non riescono a rispondere alla domanda crescente.
La scarsità di alloggi sociali è particolarmente evidente nelle periferie romane, dove migliaia di famiglie sono in attesa da anni per ottenere una casa popolare. E mentre la lista d’attesa cresce, le famiglie e i giovani che non riescono ad accedere a una casa vivono una situazione drammatica: tra affitti troppo alti, sfratti incombenti e l’impossibilità di accedere a un mutuo, il rischio di esclusione sociale si fa sempre più concreto.
L’impegno delle istituzioni locali
Dal canto suo, Roma Capitale cerca di correre ai ripari aggiornando i criteri delle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari, con l’obiettivo di includere le nuove categorie a rischio: giovani lavoratori precari, famiglie con figli a carico e i cosiddetti “invisibili” del welfare. Tuttavia, l’azione del Comune, per quanto lodevole, appare come una goccia nel mare se non affiancata da politiche strutturali e investimenti concreti da parte dello Stato e della Regione.
Le parole dell’Assessorato, che ha sottolineato come sia necessario creare “una alleanza larga tra tutti gli attori in campo”, mettono in luce una delle criticità principali: la mancanza di una strategia nazionale coordinata. Da tempo si invoca un piano nazionale serio e aggiornato per la casa, ma le risposte, finora, sono arrivate in modo frammentato e insufficiente.
Nel frattempo, i giovani romani si sentono sempre più soli e abbandonati. Le opportunità di crescita personale e professionale vengono frenate dall’incertezza abitativa, una condizione che non riguarda solo chi non ha lavoro, ma anche chi, paradossalmente, pur lavorando, non può permettersi una vita dignitosa.
Il futuro incerto delle nuove generazioni romane
La povertà abitativa, come emerge dal rapporto, non è solo un problema di tetti mancanti, ma si intreccia con una povertà più ampia: economica, educativa e sociale. I giovani si trovano a dover rinunciare a progetti di vita, a rimandare decisioni importanti come la creazione di una famiglia, l’acquisto di una casa o lo sviluppo di una carriera.
Il rischio è che si crei una frattura sempre più ampia tra le diverse generazioni e che i giovani di oggi si ritrovino in futuro a pagare il prezzo di politiche abitative inefficaci e di un welfare inadeguato. Senza interventi tempestivi e strutturali, Roma potrebbe assistere a una nuova ondata di emigrazione, dove i giovani, incapaci di trovare una stabilità economica e abitativa nella propria città, cercheranno altrove le opportunità che qui non trovano.