Giovani, estetica e smartphone, la chirurga plastica Barbara Cagli: “Colpa dei social, l’immagine è tutto”
La professoressa sul fenomeno chirurgia estetica tra i giovani: “Un modo per omologarsi. Chanel Totti? Una risposta sciocca”
Del fenomeno giovani e chirurgia estetica ci siamo già occupati in un precedente articolo. Abbiamo però deciso di approfondire l’argomento in virtù di una percentuale di giovani tra i 18 e 24 anni, che decidono di rivolgersi a un medico o a un chirurgo estetico, aumentata del 37%.
Per comprendere meglio il fenomeno abbiamo intervistato la Prof.ssa Barbara Cagli, chirurgo plastico e medico estetico della Breast Unit del Campus Bio Medico, docente di chirurgia Plastica presso Unicamillus International University.
Cosa ne pensa del sempre più crescente fenomeno della chirurgia estetica tra giovani e giovanissimi?
“Questo è in linea con la nostra società, caratterizzata da questo dilagare dei social che noi stessi utilizziamo come mezzo di comunicazione. Io vengo dal mondo universitario e le dico che tre anni fa sono stata quasi costretta a fare un sito internet e iscrivermi sui social network. E sa perché? Perché la gente veniva da me e mi diceva: “Abbiamo digitato il suo nome online, abbiamo verificato sui social e non compariva, dunque abbiamo preferito rivolgerci ad altri”. Paradossalmente dunque, un curriculum, gli anni di studio, contano meno di ciò che trasmette un social network“.
Quindi è più bravo chi è più seguito?
“E’ così, ed è un grosso problema”.
Questo cosa le fa capire?
“Che ognuno di noi sceglie come comunicare, però la verità è che l’immagine è fondamentale. Anche se vuota. Purtroppo è il grande problema di queste generazioni. Quello che sto notando è una mancanza di contenuti”.
C’è secondo lei un’attinenza con la maggiore espansione del fenomeno chirurgia?
“Sì, perché in questa maniera ti stereotipizzi. La personalità viene meno e c’è sempre più omologazione. Ma non è il caso di demonizzare la chirurgia estetica, che comunque porta anche tanti vantaggi“.
Per esempio?
“C sono tante cose belle che noi facciamo di cui per esempio non si parla perché è molto più divertente parlare della figlia di Francesco Totti e Ilary Blasi, piuttosto che raccontare di tutte le mie pazienti che acquistano sicurezza. Magari prima le pazienti entrano con le spalle chiuse, con lo sguardo basso, insicuro. Ma dopo l’operazione sono persone diverse, acquistano fiducia e sorridono. Dobbiamo ricordare a tutti che la chirurgia estetica, essendo un atto medico, ha un valore terapeutico enorme”.
Quindi è una questione legata alla fragilità?
“Più che alla fragilità è un disagio. Il più delle volte parliamo di un difetto che condiziona. Lo racconto sempre, io avevo le orecchie a sventola e mi sono operata. Questo mi ha aiutato tantissimo, perché spesso venivo presa in giro. Mi ha aiutato a formarmi come persona. La stampa spesso parla della chirurgia estetica in maniera negativa. Mai nessuno che scriva di chirurgia estetica ben fatta. O di quanto sia bello migliorare l’aspetto delle persone in un modo quasi naturale“.
Cosa ne pensa dell’episodio che ha visto coinvolta Chanel Totti?
“Una dato una risposta sciocca, da persona immatura che è sotto i riflettori in tempi prematuri. Anzi, per certi versi non la trovo nemmeno pertinente con la chirurgia. E’ un’affermazione priva di senso. Se lo pensa, sarebbe l’opinione di una ragazzina vissuta in un mondo perennemente sotto i riflettori, probabilmente in un momento dell’adolescenza, caratterizzato da alcune difficoltà. Probabilmente è anche però un tentativo di speculazione su alcune frasi di una ragazzina, costretta a fare delle cose da grande”.
E’ però sintomo di una situazione socioculturale da monitorare? Perché si rischia di far passare un messaggio sbagliato. Cioè che se non hai o non intervieni con delle operazioni per migliorare l’ambito estetico appari inferiore…
“Ma questa è l’opinione sciocca di alcune persone probabilmente, in un mondo sempre più di apparenze”.
Crede che agli adolescenti di oggi manchino delle guide, degli esempi?
“Bisogna sempre continuare a fare il nostro lavoro. Io sono nel direttivo dell’AICPE, Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica e noi abbiamo delle linee guida stringentissime. Un codice deontologico davvero forte. Per esempio le minorenni, a meno di malformazioni gravissime, non le operiamo. Bisogna trasmettere serietà, facendo le cose con coscienza. L’altro ieri ho visitato una ragazza che voleva mettersi le protesi, ma le ho detto di no. E’ faticoso dire di no, probabilmente la ragazza troverà altri colleghi che non saranno del mio stesso avviso e esaudiranno la richiesta. Pochi, ma ci sono. Noi genitori, insieme alla scuola e in generale noi professionisti abbiamo un dovere da rispettare. Dobbiamo occuparci di più dei ragazzi.