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Giudici contro il Governo, alla politica serve un sussulto d’orgoglio

Dall’ordinanza sull’Albania agli attacchi contro la “pericolosa” azione chigiana, la magistratura ormai è un contropotere para-eversivo: e Pd-M5S che la spalleggiano confermano di avere la sindrome di Tafazzi

Giustizia e giudici

Giustizia (© Sora Shimazaki / Pexels)

A questo punto, è chiaro che una parte (chissà quanto consistente) dei giudici nostrani non ha alcun rispetto per la montesquieuiana separazione dei poteri. Né – ed è ancora più grave – per il voto degli Italiani, calpestato volentieri con l’intento di orientare, per lo più bloccandola, l’azione chigiana. Con la complicità dei manettari partitico-mediatici sempre più in preda alla “sindrome di Tafazzi”.

Giustizia e giudici
Giustizia (© Sora Shimazaki / Pexels)

I giudici (ancora) contro il Governo

Forse qualcuno poteva pensare che il fondo fosse stato toccato col processo Open Arms, che solo nominalmente vede imputato il titolare del MIT Matteo Salvini. Ma in realtà vorrebbe giudicare tutta la linea politica sull’immigrazione di un esecutivo (segnatamente il Conte-semel, ma sarebbe lo stesso se fosse un altro). A quanto pare, però, il Sistema sa essere “creativo” come e più delle sue stesse sentenze, con una predilezione particolare proprio per la questione migranti.

Matteo Salvini e la nave Open Arms
Matteo Salvini e la nave Open Arms (collage da immagini dalle pagine Facebook di Matteo Salvini e Open Arms Italia)

Ecco dunque, scrive Il Sole 24 Ore, l’ordinanza del Tribunale di Roma che sostanzialmente ha bocciato l’intero accordo italo-albanese richiamando un verdetto della Corte di Giustizia Ue. Concernente, aggiunge Sky TG24, l’euro-Direttiva sulla definizione di “Paese sicuro” che, secondo i criteri lussemburghesi, non potrebbe applicarsi a nessuna Nazione al mondo. E che comunque spetta «allo Stato» ha ribadito a La Repubblica il Guardasigilli Carlo Nordio, anticipando l’apposito Decreto legge che bypassa, spiega Il Giornale, il provvedimento capitolino.

Giorgia Meloni ed Edi Rama firmano il Protocollo d'intesa italo-albanese sui migranti nel novembre 2023
Giorgia Meloni ed Edi Rama firmano il Protocollo d’intesa italo-albanese sui migranti nel novembre 2023 (© Governo.it)

Quindi è arrivato lo scambio di e-mail tra Magistratura Democratica (la corrente progressista dei giudici), nella persona del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, e l’ANM. Pubblicato da Il Tempo e ripostato via social dal Premier Giorgia Meloni, di cui si deplorava che «non ha inchieste giudiziarie a suo carico». Ciò che «la rende molto più forte», e «rende anche molto più pericolosa la sua azione» rispetto, tra l’altro, a quella del suo predecessore Silvio Berlusconi.

Alla politica serve un sussulto d’orgoglio

È l’ennesima conferma che, come RomaIt sostiene da tempi non sospetti, la radiazione del “tonno espiatorio” Luca Palamara, protagonista dello scandalo Magistratopoli, era solo un’operazione di maquillage. Non a caso Tommaso Foti, capogruppo fratellista alla Camera, ha accusato «coloro che, deputati ad applicare le leggi, pretendono di scriverle a misura» della propria ideologia.

Tommaso Foti, giudici
Tommaso Foti (immagine dalla sua pagina Facebook)

Ancor più duro è stato il suo omologo azzurro al Senato, Maurizio Gasparri, che come rileva l’Adnkronos ha parlato senza mezzi termini di «un atto eversivo». Stigmatizzato, en passant, anche da Magistratura Indipendente (la fazione moderata dei giudici). La quale ha ricordato come il Presidente del Consiglio, «di qualsiasi partito politico», non sia «mai un avversario» e vada rispettato sempre.

Maurizio Gasparri
Maurizio Gasparri (immagine dalla sua pagina Facebook)

Eppure, la stagione dell’atteggiamento da contropotere va avanti da oltre un trentennio, dallo scoppio di Tangentopoli nel lontano 1992. Con la sponda parlamentare di Pd e M5S, tradizionali manutengoli del populismo giudiziario. Che d’altronde hanno sempre avuto difficoltà a capire che, una volta rotta la diga, la piena può investire anche chi ha fatto saltare i paletti.

Elly Schlein
Elly Schlein (immagine dalla sua pagina Facebook)

Così, il segretario dem Elly Schlein, come riporta l’ANSA, ha incredibilmente accusato il leader di FdI di «vittimismo». Mentre Sergio Mattarella, che tangenzialmente sarebbe anche il Presidente del CSM, come riferisce il Corsera si è limitato a un insipido monito sulla collaborazione «tra le istituzioni». Com’è lontana l’epoca in cui denunciava la «modestia etica» dei giudici…

Ai grillo-comunisti, in effetti, continua a sfuggire che le tanto decantate autonomia e indipendenza delle toghe o sono bidirezionali, o non sono. E «se la magistratura esonda dai suoi poteri» ha chiarito il Ministro della Giustizia citato da La Stampa, «deve intervenire la politica». Di cui quindi si resta ancor più in trepidante attesa di un sussulto d’orgoglio.