Giustizia, il Consiglio di Stato azzera la Cassazione e umilia ancora il Csm
Palazzo Spada annulla le nomine del presidente Curzio e della vice Cassano, bollate come “irragionevoli”: è l’ennesimo colpo alla credibilità della magistratura
Arrivati a questo punto, affermare che la giustizia non è di questo mondo non è più un cliché, bensì una banale constatazione. Perlomeno in Italia, dove il terzo potere dello Stato è da anni in preda a una profonda crisi di credibilità. A cui non giova di certo l’ulteriore bufera che ha investito il Consiglio Superiore della Magistratura.
La giustizia non è di questo mondo
Il Consiglio di Stato, con due sentenze distinte, ha azzerato i vertici della Cassazione. Accogliendo infatti il ricorso del giudice Angelo Spirito, ha dichiarato illegittime le nomine di Pietro Curzio a primo presidente e di Margherita Cassano a presidente aggiunto.
Per la precisione, come riferisce l’ANSA, ha biasimato la «sopravvalutazione delle esperienze professionali di Curzio» e della Cassano rispetto a quelle del ricorrente. Il quale, come aggiunge Il Giornale, ha una maggiore anzianità di servizio all’interno della Suprema Corte rispetto a entrambi i competitor. Il che rende «irragionevole e gravemente carente» la delibera adottata dal Csm nel luglio 2020, anche in seguito allo scandalo riguardante l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara.
La sentenza, come ricorda Il Riformista, rappresenta l’ennesimo schiaffo all’organo di autogoverno della magistratura. A cui i togati di Palazzo Spada avevano già annullato l’investitura di Michele Prestipino a Procuratore di Roma – incarico ora ricoperto da Francesco Lo Voi.
Soprattutto, però, come riporta ancora Il Giornale, è la prima volta che viene bocciata la designazione del magistrato più importante d’Italia. E, come commenta il giornalista Piero Sansonetti, tale bocciatura implica l’accusa, rivolta a Palazzo dei Marescialli, di aver seguito logiche correntizie anziché meritocratiche.
La prossima mossa toccherà proprio a piazza Indipendenza, che potrebbe anche scegliere di rinominare il duo Curzio-Cassano. Ma dovrebbe motivare la decisione in modo molto più convincente di quanto fatto finora, per evitare di vedersi dare torto un’altra volta. Non a caso la giustizia, oltre alla bilancia, tiene in mano anche una… spada.