Giustizia, la legge è uguale per tutti? La lezione di tre casi di attualità
Dal Senato che dà ragione a Renzi contro i Pm fiorentini alla polemica sul Djokovic “romano”. E un avvocato della Corte Ue giudica leciti i blocchi alle navi delle Ong
I tradizionali simboli della giustizia, com’è noto, sono la bilancia e la spada. E non a caso, perché i due strumenti indicano che la legge è uguale per tutti, anche se può essere dura. Come in parecchi dovrebbero ricordare, magari imparando da tre episodi (tra loro diversissimi) avvenuti proprio negli ultimi giorni.
La bilancia e la spada della giustizia
Alcune lezioni sembrano particolarmente difficili da apprendere. Per esempio, il rinvio a giudizio dell’ex magistrato Piercamillo Davigo avrebbe dovuto smentire l’aforisma orwelliano che “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Nell’eventualità che non fosse sufficiente, però, l’attualità è tornata alla carica attraverso la cronaca, la politica e lo sport.
La prima notizia arriva dal Lussemburgo, dove la Corte di Giustizia dell’Unione Europea sta giudicando il ricorso dell’Ong Sea Watch contro il fermo italiano di due navi. Per ora si è espresso l’avvocato generale del tribunale, il greco Athanasios Rantos (le cui conclusioni non sono vincolanti ma generalmente indirizzano il verdetto). Il quale, come riferisce Il Giornale, ritiene legittime le ispezioni a bordo delle navi “buoniste”, cui è richiesta la stessa «conformità alle norme internazionali» delle altre. Taxi del mare colpiti e affondati.
Le regole devono essere uguali per tutti
Poi c’è l’indagine della Procura di Firenze contro Matteo Renzi, leader di Italia Viva, accusato di finanziamento illecito in relazione all’ormai celeberrima Fondazione Open. Pittibimbo ha sollevato un conflitto di attribuzione alla Consulta contro i magistrati gigliati che lo hanno intercettato da parlamentare, senza chiedere l’autorizzazione al Senato.
«Che i Pm non abbiano seguito le regole lo ha stabilito la Cassazione, con cinque decisioni» ha tuonato in Aula, come riporta l’ANSA, l’ex Rottamatore. A cui Palazzo Madama ha dato ragione perché, checché ne pensi Il Fatto Quotidiano, le regole devono rispettarle pure le toghe.
L’ultima vicenda ha per protagonista (sempre suo malgrado) il tennista Novak Djokovic e la sua possibile partecipazione agli Internazionali di Roma. Che ha scatenato la polemica tra Valentina Vezzali, sottosegretario allo Sport, e Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, spalleggiato dal presidente del CONI Giovanni Malagò.
Questi ultimi, come scrive la Gazzetta dello Sport, sostengono in pratica che ammettere Nole al torneo capitolino equivarrebbe a lanciare un messaggio sbagliato. Ma l’ex schermitrice ha replicato che il tennis «è uno sport all’aperto e non di contatto e da noi non è previsto il Green pass rafforzato».
Come a dire che è una pura questione di princìpi. Che vanno socraticamente rispettati, anche quando non piacciono agli stessi che li hanno emanati.