Giustizia, riforma al via: ecco i capisaldi, e perché si può esultare
Il CdM approva il ddl costituzionale voluto dal Guardasigilli Nordio: che introduce la separazione delle carriere tra giudici e Pm e, soprattutto, l’Alta Corte che sanzionerà (finalmente) gli errori dei magistrati
Il Consiglio dei Ministri ha dato il primo via libera all’attesa riforma della giustizia messa a punto dal Guardasigilli Carlo Nordio. Il testo va a intaccare alcuni storici privilegi delle toghe, delle quali ha quindi suscitato le immediate e pavloviane critiche. Nonostante questo, o forse proprio per questo, sembra andare decisamente nella direzione corretta.
Al via la riforma della giustizia
Come dunque riferisce TGCom24, è stato approvato in CdM il disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. La misura, che il Ministro della Giustizia ha definito «epocale», si articola secondo tre direttrici principali e interconnesse.
La prima è un pallino atavico di Forza Italia, come ha ricordato il segretario nazionale azzurro Antonio Tajani. Secondo il quale, come rileva l’ANSA, «si corona il sogno di Silvio Berlusconi» al termine di una battaglia trentennale.
Si tratta della cosiddetta separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti. Come infatti illustra Il Riformista, al momento queste due figure sono interscambiabili, col serio rischio di distorsioni a vantaggio dell’accusa e a danno della difesa. Col ddl dell’esecutivo, invece, il ruolo andrà scelto fin dall’inizio e i percorsi procederanno in parallelo, garantendo così l’imparzialità del giudice rispetto alle parti processuali, Pm incluso.
Gli altri capisaldi del ddl costituzionale
Da qui discende il secondo caposaldo, la scissione del Consiglio Superiore della Magistratura in due rami distinti. Ognuno dei quali, specifica il Corsera, si occuperà solo di una delle suddette funzioni, pur continuando entrambi a essere presieduti dal Presidente della Repubblica.
Cambia anche il metodo di elezione del doppio organo di autogoverno dei magistrati, i cui membri, scrive Il Sole 24 Ore, saranno sorteggiati tra professionisti preselezionati. L’estrazione, ha aggiunto il titolare di via Arenula, mira a rimediare a quella «degenerazione correntizia» alla base di scandali come quello riguardante Luca Palamara.
L’ultimo pilastro del provvedimento è la creazione di un’Alta Corte che, come spiega Sky TG24, erediterà dal CSM la competenza sugli errori e sui comportamenti delle toghe. Questa innovazione dovrebbe realizzare l’agognata responsabilità civile della vera “casta” italiana, l’unica corporazione che attualmente non paga mai (o quasi) per i propri errori. Tipo trattenere ai domiciliari Giovanni Toti, Governatore della Liguria, senza che ricorrano – è il parere unanime della comunità giuridica – i presupposti di necessità e urgenza.
La riforma della giustizia va nella direzione corretta
Va da sé che chi perde delle prerogative date per acquisite tenda ad arroccarsi in difesa dello status quo. Non sorprende quindi che, come riporta La Repubblica, l’ANM abbia anticipato, per bocca del numero uno Giuseppe Santalucia, la possibilità di scioperare contro il restyling della Carta.
Una posizione che (absit iniuria verbis) conferma la bontà dell’intervento governativo su quel ginepraio che è la giustizia. E, d’altronde, dal nodo gordiano al “godo nordiano” è un attimo.