Giustiziopoli, annullata la nomina del Procuratore di Roma Prestipino
Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso del Pg di Firenze Viola, sentenziando che la delibera del Csm che lo “azzoppò” era illegittima. Il caso Palamara non finisce proprio mai…
Come nelle migliori soap opera, il caso Palamara (o Magistratopoli o Giustiziopoli che dir si voglia) regala continui colpi di scena. Il nuovo capitolo è stato girato a Roma – e in ben più di una location forense. Provocando un nuovo terremoto in quella che è (o almeno dovrebbe essere) la culla della “culla del Diritto”.
Clamoroso al Cibali!
Il Consiglio di Stato ha annullato la designazione di Michele Prestipino Giarritta a Procuratore di Roma, avvenuta il 4 marzo 2020. Per la precisione, ha respinto gli appelli presentati dallo stesso Prestipino e dal Csm contro un’analoga sentenza del Tar del Lazio dello scorso 16 febbraio.
La vicenda, però, ha radici più antiche, che affondano (almeno) nell’ormai celeberrima cena dell’8 maggio 2019 all’hotel Champagne dell’Urbe. Quella che fece scoppiare lo scandalo Giustiziopoli che ruota attorno all’ex magistrato Luca Palamara, allora componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Il quale, assieme ad altri consiglieri, all’allora deputato dem (oggi italovivo) Cosimo Ferri e all’ex Ministro Luca Lotti, discusse delle nomine in importanti uffici giudiziari. Su tutte, quella del nuovo inquilino della principale Procura d’Italia, che l’allora numero uno Giuseppe Pignatone si accingeva a lasciare per raggiunti limiti d’età.
In lizza per la poltrona di Piazzale Clodio c’erano, tra gli altri, il Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e il Pg di Firenze Marcello Viola. Quest’ultimo si trovò sponsorizzato dal “Sistema” a sua totale insaputa – come accertato dalla Procura di Perugia, cui compete il giudizio sui togati capitolini.
In effetti, il Procuratore Generale gigliato fu il candidato più votato davanti alla V Commissione di Palazzo dei Marescialli – quella deputata all’assegnazione degli incarichi direttivi. Tuttavia, una volta deflagrato il Palamaragate, l’organo di autogoverno del “terzo potere” azzerò l’iter per il conferimento della funzione. E dopo qualche mese scelse come successore dell’ormai pensionato Pignatone il suo ex braccio destro – e reggente ad interim – Prestipino. “Clamoroso al Cibali!”, avrebbe detto Sandro Ciotti.
Giustiziopoli non finisce mai
I due esclusi hanno fatto ricorso (separatamente) contro la succitata decisione, e i giudici amministrativi hanno dato loro ragione. Verdetto confermato ora da Palazzo Spada, secondo cui la delibera del Csm che ha estromesso Viola era «illegittima». Sia perché il nome del favorito era stato cassato immotivatamente, sia perché ruoli e attitudini dei due contendenti non erano stati valutati in modo adeguato.
A breve sarà trattato anche l’esposto relativo a Lo Voi, dopodiché la Quinta Commissione dovrà ripetere la votazione incriminata. E non è escluso che possa investire nuovamente Prestipino – che probabilmente sarebbe la conferma che Giustiziopoli non finisce proprio mai.