Gli animali a Roma: sono molte le specie. Il WWF ha fatto un atlante
A Roma, per esempio, tra i tanti animali c’è il granchio di acqua dolce che si nasconde nei canali sotterranei dei Mercati di Traiano
Sono molti gli animali selvaggi che emigrano in città. A Roma risiedono: istrici, gufi comuni e gufi reali, aironi cenerini, testuggini palustri, upupe, rondini montane, gruccioni, rospi smeraldini, tassi, faine e nibbi reali.
Il certificato di residenza degli animali a Roma e nelle altre città
Tempo fa il WWF aveva pubblicato un atlante delle specie selvatiche che popolano le periferie e il centro delle città italiane. A Roma, per esempio, il granchio di acqua dolce si nasconde nei canali sotterranei dei Mercati di Traiano. Mentre tra i rami di olmi e magnolie fanno il pieno di bacche e semi centinaia di pappagalli di due specie ormai ambientate nella capitale, il parrocchetto dal collare e il parrocchetto monaco.
Forse fuggiti da appassionati che li tenevano, per amore, imprigionati nelle gabbie. Il falco pellegrino nidifica tra grattacieli e campanili a Roma e Bologna, mentre a Milano una decina di coppie di un altro piccolo falco, il gheppio, abitano tra la Stazione Centrale e la torre di San Siro e sui tetti dell’Ospedale di San Paolo. Le volpi si fanno notare all’alba o al crepuscolo alla ricerca di cibo.
I gabbiani sono ormai fissi abitanti delle città e vivono sui tetti dei nostri palazzi. Scoiattoli, rondoni, pipistrelli, ricci popolano parchi e aree urbane. È diventato normale osservare il passero solitario, un bellissimo uccello blu scuro, descritto anche nella famosa poesia di Leopardi, in molte città in alternativa alla vita che faceva tra rovine e ruderi in campagna.
Ci sono anche casi strani, eccezionali, di animali che non ti aspetteresti
L’elenco della giungla cittadina riserva anche molte sorprese: è il caso di città di mare come Palermo, dove al largo dell’area portuale si può avvistare il tursiope (la specie di delfino più costiera), avvistato anche lungo il fiume Arno a Pisa, dopo aver risalito il corso d’acqua. Il simbolo delle lagune naturali, il fenicottero, ormai vive e si riproduce negli stagni di Cagliari, dove è presente un’altra specie estremamente rara, il coloratissimo e cangiante pollo sultano.
Ci sono poi specie della fauna selvatica che vivono nei territori limitrofi delle grandi città e che possiamo considerare in qualche modo legati alla cintura peri-urbana. Un abitante particolarmente nobile è l’aquila reale, diffusa su Alpi e Appennini, che è possibile avvistare nei cieli delle aree limitrofe a Trento, città che l’ha adottata come simbolo del Trentino (Aquila di S. Venceslao). Ma il giorno che un’aquila dovesse attaccare un essere umano che possa mettere in pericolo il proprio nido, non esiteranno a “giustiziarla” e cambieranno simbolo, magari con un fucile mitragliatore?
L’esempio degli orsi del Trentino: dai e dai ha vinto la politica dell’abbattimento e non della convivenza, che pure altrove è possibile
Com’è accaduto all’orso bruno. È tornato ad abitare in Trentino, grazie a un progetto di ripopolamento, e si può avvistare nei sentieri a pochi chilometri dalla città. Ma se non si fa una politica di conoscenza delle sue abitudini e di come ci si deve comportare in caso di incontro, le cose possono degenerare. Alcuni incontri casuali dei mesi scorsi, finiti male, hanno destato apprensione e gli amministratori non sanno trovare nessuna soluzione migliore dell’abbattimento di quegli animali che hanno attaccato l’uomo.
Non si considera che siamo noi esseri umani ad avere invaso i loro territori e siamo noi quelli pericolosi per l’orso, non il contrario. Quanti uomini hanno ucciso gli orsi e quanti orsi sono morti per mano umana? Andate a vederlo. Appena possibile vengono abbattute delle orse solo perché hanno istintivamente difeso i loro piccoli. Vorremmo gli animali sotto casa, in Trentino come altrove, ma addomesticati. Se continua questa politica scellerata degli abbattimenti a rimetterci sarà l’immagine turistica della provincia. In Slovenia ci sono tanti più orsi che in Trentino e la gente sa come camminare nel bosco ed è dotata dello spray al peperoncino, come estrema arma risolutiva in caso di attacco. Da noi è proibita. Che geni!
Non solo Roma: ormai quasi tutte le città italiane hanno questo problema
Lo stesso accade per il lupo, che frequenta ormai zone periurbane seguendo le sue prede naturali, come il cinghiale e il capriolo: è stato visto nelle colline a ridosso di Bologna, ma anche non lontano da Torino, Parma, Forlì, Lucca, Roma, Ascoli e Matera. E proprio Matera ospita una delle colonie più importanti di un falco molto raro e scomparso altrove, il grillaio, il più piccolo rapace d’Europa che si nutre di cavallette, coleotteri e insetti vari. La popolazione materana rappresenta un caso singolare della fauna urbana, dove nidificano almeno 600 coppie.
Sempre a Matera il capovaccaio, una specie di avvoltoio venerata dagli Egizi per il suo compito di spazzino naturale, nidifica non lontano dalla città ed è facile osservarlo nei cieli delle aree periferiche insieme ad un’altra specie ugualmente rara, la cicogna nera. Un presagio? Speriamo di no, ma le mezze misure non bastano. Occorre smettere di cementificare, lasciare spazio ai nostri vicini. Oppure pensate di poterli sterminare tutti senza che vi siano dei contraccolpi?