Gli artigiani di Roma rinascono con gli immigrati?
Roma perde identità e fascino. Il mondo standardizzato scaccia i mestieri artigianali dai quartieri popolari, spreca e distrugge l’ambiente
Roma e altre città perdono identità e fascino. Il mondo standardizzato che scaccia i mestieri artigianali dai quartieri popolari, spreca e distrugge l’ambiente. Sono sempre meno gli Italiani che sanno usare manualità e creatività.
Per ora sono rimpiazzati da giovani immigrati, bravi nella nobile arte del riciclo.
Nel cuore della vecchia Roma resistono ancora alcune isole fuori dal tempo. Come via dei Cappellari che conserva l’atmosfera di un borgo antico, dove gli artigiani lavorano ancora in strada ed i rumori si mescolano alle voci, gli odori di vernici e olii alla brezza mattutina, mentre clacson e traffico sono poco più in là.
Roma divisa in quartieri con botteghe di artigiani specializzati
Ognuna di queste voci suscita, in voi che leggete e in me che scrivo, un ricordo, lo so. Negozietti nascosti nelle vie secondarie di città e paesi. Uomini anziani o figure rassicuranti, curve sul loro lavoro, persone dedite a un mestiere, appreso dai padri e dai nonni. Identità di un luogo, che fosse un quartiere o un borgo: là ci sono gli orologiai, di là i sarti, laggiù i falegnami.
Ritroviamo queste suddivisioni andando all’estero, in paesi del Nord Africa o in Latino America. Le città invece se le mangiano i centri commerciali e i supermercati. Oggi si compra e si getta. Questo non è solo un aumento enorme dei costi. Le cose durano un anno o anche meno e di ogni cosa dobbiamo averne più modelli.
Una volta si comprava un paio di scarpe, un vestito estivo, un vestito invernale, un cappotto, un cappello… Ora abbiamo il problema di dove mettere tutta l’immondizia che produciamo e si pone la questione di imparare di nuovo a riciclare quello che buttiamo, non tanto per risparmiare, che pure sarebbe giusto, ma per non uccidere l’ambiente con le tonnellate di spazzatura.
Nelle botteghe i giovani sono sempre meno e restano solo vecchi
Alcuni settori dell’artigianato stanno di contro vivendo una fase espansionistica. Sono quelli legati al benessere e all’informatica, come ad esempio: acconciatori, estetisti, massaggiatori o addetti al web marketing e video maker. Purtroppo sono aumenti insufficienti a compensare il numero delle chiusure dell’artigianato storico.
Le province più colpite dalla riduzione del numero degli artigiani sono Rovigo, Massa-Carrara, Teramo, Vercelli e Lucca. Delle 103 province monitorate in questo ultimo decennio, solo Napoli ha registrato una variazione positiva (+0,2%).
Roma: senza gli artigiani anche i quartieri sono meno sicuri
Meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani.
Una platea sempre più numerosa della popolazione italiana che conta più di 10 milioni di over 70. La pandemia ha aggravato la situazione ma la tendenza c’era già prima. Nel lavoro artigianale i giovani sono sempre meno e gli anziani sempre di più. Un mondo che invecchia è un mondo che va a morire. Scioccamente molti giovani non credono sia un mestiere valido e sbagliano.
Stiamo già arrivando al punto in cui un restauratore o un fabbro valgono oro quanto pesano. Un bravo falegname, quando lo trovi, è oberato dal lavoro e i suoi guadagni potrebbero crescere esponenzialmente, se solo trovasse l’apprendista in grado di dargli una mano.
Lo Stato dovrebbe dare incentivi sostanziosi agli artigiani che assumono apprendisti, ma con l’impegno che restino nella bottega per degli anni, ad imparare, non poche settimane perché il sabato devono andare a ballare.
I mestieri restano nei toponimi di alcune vie del centro di Roma
Il ricordo degli antichi mestieri è ancora vivo nei toponimi di alcune strade, ma i superstiti sono rari. Difficile trovare oggi botteghe di doratori, ceramisti, intagliatori, tornitori, per fare qualche esempio. Le rare attività rimaste sono attive soprattutto nei rioni storici della città, da Trastevere a Borgo.
Oppure, ad esempio, il rione Ponte, in via dell’Orso e nelle vie adiacenti, il rione Monti tra via del Boschetto e via Baccina, oppure i dintorni di via del Pellegrino. In queste zone si trovano ancora vecchie botteghe dedicate all’arte della ceramica e del vetro, numerosi artigiani del legno, tessitori e legatori d’arte, cesellatori, mosaicisti ma anche singolari laboratori dove vengono realizzate maschere per teatro oppure restaurate bambole o vecchi lampadari.
Se non vogliamo perdere questo patrimonio di persone, ma anche di storia dell’arte e di attività artigianali, se non vogliamo assistere silenziosi alla scomparsa di un intero mondo, ci sono tre cose, possibili e concrete, da fare. Investire sulla formazione, sull’apprendimento che rende possibile la continuità degli artigiani ma direttamente nelle botteghe. Sostenerli con tutte le agevolazioni fiscali possibili, dall’Iva alle tasse. Incentivare l’intera filiera dell’artigianato, finanziando mostre, mercati, promozioni on line, perché molto spesso sono i mercati esteri i loro più interessati clienti.
Le storie degli artigiani di oggi iniziano all’estero
Se sei un bambino nel Kurdistan di oggi, non è facile trovare giocattoli e nemmeno che te li regalino. Così Sait se li costruiva da solo. È stato suo padre a insegnargli ad usare il coltello mentre riparava mobili per i contadini. Riciclare è un’arte saggia, che stiamo dovendo imparare di nuovo, a nostre spese, ma che in tante zone del Terzo Mondo non è mai stata abbandonata.
Dove non c’è consumismo, dove tutto ciò che è necessario manca, non si butta via niente. A Roma Sait ha aperto un laboratorio presso lo spazio sociale del Villaggio Globale al Testaccio. Una falegnameria dove fa i suoi giocattoli, quando non fa l’interprete di russo presso le commissioni territoriali per il riconoscimento del diritto d’asilo.
Ogni pezzo di legno abbandonato lui lo vede già come un’automobilina, un pupazzo, una sagoma di animale. Sulla sua bottega ha messo un arcobaleno e un sole. La sua è una bella storia di rinascita. Dalle bombe ai giocattoli per bambini. Una storia di artigianato che come tutte le storie del genere, ci insegna che la vita può essere fatta di piccole battaglie vinte per un più grande futuro.