Gli autobus elettrici trasformeranno il trasporto pubblico della Capitale. Ma cosa cambia davvero?
Con l’arrivo di centinaia di bus elettrici, Roma si prepara a rivoluzionare la mobilità urbana. Ma cosa cambia davvero per mezzi, autisti e cittadini?

Autobus, Atac
Chi prende l’autobus ogni giorno a Roma lo sa: tra una corsa saltata e l’altra che arriva piena, il viaggio può diventare un piccolo stress quotidiano. Ma qualcosa sta finalmente cambiando — e stavolta non si tratta di annunci generici o promesse lontane. Sono arrivati davvero i primi autobus elettrici, silenziosi, senza fumo allo scarico, e nei prossimi mesi ne vedremo tanti altri in giro per la città.
L’obiettivo è ambizioso ma concreto: entro giugno 2026, a Roma circoleranno 411 bus elettrici. Un numero importante, che potrà coprire circa il 20% della flotta Atac. A rendere possibile questo passo avanti sono stati anche i fondi del PNRR, che in questo caso si stanno traducendo in qualcosa di molto tangibile: aria più pulita, meno rumore, mezzi nuovi e – si spera – un trasporto più affidabile.
Si parte da Portonaccio, ma presto toccherà tutta Roma
La prima rimessa a sperimentare la nuova flotta elettrica è quella di Portonaccio. I nuovi autobus ci sono già, stanno lavorando. Ma presto toccherà anche ad altri depositi strategici: Tor Sapienza, Trastevere, Ragusa, Grottarossa. Un cambiamento che non riguarda solo le strade, ma anche quello che succede dietro le quinte: turni, orari, manutenzioni, spazi. Tutto da ripensare.
Perché, a differenza dei vecchi autobus a gasolio, questi nuovi mezzi vanno ricaricati. E non si fa in pochi minuti, come per un pieno di carburante. Servono tempi lunghi, pianificazione, spazi dedicati. Cambia il modo di gestire un mezzo, ma cambia anche il modo di lavorare per chi quegli autobus li guida o li controlla.
Una piccola rivoluzione silenziosa
Per anni Atac ha gestito i suoi autobus come in un pit stop: via uno, dentro l’altro. Un autobus può restare su strada anche 18 ore di fila, fermandosi solo per una pulizia veloce o un rifornimento. Era l’unico modo per far quadrare i conti e tenere il servizio in piedi, anche a costo di spremere i mezzi fino all’osso.
Con gli elettrici, quel modello non funziona più. Le batterie non si ricaricano in un attimo. I mezzi dovranno rientrare in rimessa per periodi più lunghi, e questo obbliga l’intera azienda a cambiare mentalità. Si dovrà rinunciare a una parte di quella frenesia che, paradossalmente, spesso era anche causa di guasti, ritardi e malfunzionamenti.
Insomma, si va verso un approccio più sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche gestionale. Meno stress per i mezzi e, sperabilmente, anche per i passeggeri.
Spazi stretti e nuove abitudini da costruire
C’è anche un aspetto molto pratico, che spesso passa inosservato: gli autobus elettrici occupano più spazio nei depositi. Ogni mezzo ha bisogno della sua colonnina di ricarica, e questo significa riprogettare gli spazi. In media, serve il 20% in più di superficie rispetto a un deposito tradizionale. Non è poco.
E poi c’è la questione dei cosiddetti “chilometri a vuoto”, quelli che gli autobus percorrono senza passeggeri, solo per andare o tornare dalla rimessa. Per evitare sprechi, i nuovi bus verranno assegnati – almeno all’inizio – a linee che partono vicino al deposito. È anche per questo che si parla con sempre più insistenza della futura rimessa Tuscolana: una struttura più vicina al centro significherebbe meno chilometri inutili, meno consumo di energia, più corse utili per i cittadini.
Anche per gli autisti, cambia il ritmo
Dietro ogni autobus c’è una persona che guida. E anche per loro questa transizione elettrica porterà novità. Oggi molti autisti iniziano il turno in rimessa e lo terminano in piazza, o viceversa. Con i nuovi mezzi, invece, potrebbero diffondersi i turni “rimessa-rimessa”, in cui si parte e si torna nello stesso punto. Meno corse per rientrare, meno attese alla fine del turno, e forse un po’ più di equilibrio.
Certo, siamo ancora all’inizio. Molte cose sono in fase di sperimentazione. Ma chi conosce bene il sistema trasporti sa che certe trasformazioni, se gestite bene, possono cambiare la vita di chi lavora ogni giorno per far muovere questa città.
Un cambiamento che riguarda tutti
Anche chi non prende l’autobus ne beneficerà. Meno traffico, meno smog, meno clacson. Roma ha un disperato bisogno di respirare meglio, di muoversi in modo più ordinato. E ogni autobus elettrico in più è un passo in quella direzione. Non sarà tutto risolto da un giorno all’altro, certo. Ma è un inizio. Uno vero. Uno che si può toccare con mano.
Chi vuole seguire queste trasformazioni con uno sguardo informato ma accessibile, può farlo anche attraverso il blog Odissea Quotidiana, che da anni racconta il trasporto pubblico romano con passione, attenzione e spirito critico.
Andrea Castano – Odissea Quotidiana