Gli italiani e il taxi: le attese, la disponibilità, la sicurezza del viaggio, l’uso del pos
“I tassisti non hanno paura di misurarsi. Questa indagine è un segno di maturità anche perché elaborata da un importante istituto terzo”
E’ stato presentato mercoledì scorso 20 marzo, alla Sala Stampa della Camera, il V Rapporto annuale “Gli italiani e il Taxi 2024”, una ricerca commissionata da Uritaxi e curata dal Prof. Roberto Baldassari, Direttore generale di Lab 21.01, dell’Università degli Studi RomaTre. Abbiamo intervistato Claudio Giudici, presidente nazionale Uritaxi, l’Unione di Rappresentanza Italiana dei tassisti.
Claudio Giudici, anche quest’anno avete presentato un’indagine qualitativa sul servizio taxi in Italia. Da cosa nasce questa esigenza?
La nostra struttura promuove ogni anno questo importante sondaggio al fine di avere dei dati oggettivi e trasparenti che fungano da cartina tornasole sulla qualità del lavoro svolto dal comparto taxi. Ciò consente di avere a disposizione uno strumento prezioso da utilizzare in sede di confronto politico ma soprattutto di poter mettere a tacere i numerosi luoghi comuni espressi dalle campagne “mostrificanti” di alcuni media. Come categoria, al contrario di alcune altre, non abbiamo paura di “misurarci” e consideriamo questa indagine un segno di maturità soprattutto perché elaborata da un importante istituto terzo quale Lab 21.01.
Quali sono gli esiti di questo sondaggio?
Le domande che sono state rivolte agli intervistati hanno affrontato diversi argomenti caldi per il settore. Il risultato più lampante è che gli utilizzatori abituali del servizio taxi hanno espresso un indice di gradimento che si attesta all’ 84,3%. Dopo una campagna denigratoria continua verso il settore che va avanti da circa un anno, e che indigna quel 99% di tassiste e tassisti che quotidianamente prestano un servizio di grande qualità, pensavamo che il gradimento sarebbe crollato.
Invece, nonostante le difficoltà dell’estate scorsa e un sistema di mobilità urbano al collasso in molte città italiane, i taxi confermano un dato che questo V° rapporto sugli italiani e i taxi, mantiene nella tendenza rilevata da anni, col gradimento di almeno 8 cittadini su 10. Quel 38% di italiani che usa il taxi pare evidentemente “schermato” da certe ricostruzioni che scambiano eccezione con regola e che dunque non rappresentano correttamente questo servizio pubblico.
Molti cittadini l’estate scorsa hanno denunciato tempi di attesa lunghi per un taxi e la difficoltà ancora di pagare con il pos.
Purtroppo anche qui si notano gli effetti di una pesante comunicazione mistificatoria nei nostri confronti. 86,1% degli intervistati dichiara di aver trovato un taxi entro i sei minuti dalla ricerca dello stesso. Molti opinionisti hanno eretto momenti caratterizzati da eccezionalità a regola utilizzando così in maniera pretestuosa dei logici picchi di domanda: come durante l’esplosione della bolla post pandemica o le lunghe file alla stazione in orari serali.
Le risultanze dell’indagine sono qui molto chiare e ci dicono che l’utenza abituale taxi reperisce in maniera agevole il mezzo, al contrario di chi per un’esigenza emergenziale si è magari trovato in una occasionale situazione critica.
Circa l’utilizzo del pos, nonostante ci sia qualche area di miglioramento specialmente nel Sud Italia abbiamo ulteriori dati confortanti, ciò a conferma del fatto che l’utilizzo dei pagamenti elettronici a bordo è all’ordine del giorno. Laddove si riscontrano criticità queste sono dettate da fattori geografici e culturali generalizzati ed il settore taxi fa parte quindi di un contesto più ampio.
A corollario di questo preciso che il 60% dell’ utenza taxi fa parte del segmento business ed utilizza la carta di credito per motivi di carattere lavorativo. Sarebbe perciò paradossale per un tassista privarsi di gran parte del proprio lavoro.
Il paragone tra il servizio taxi di altri Paesi e quello italiano è possibile?
Anche qui a malincuore sottolineo che a prevalere sono sempre i luoghi comuni, infatti il 73,6% degli intervistati dichiara che il servizio taxi italiano è superiore a quello trovato all’estero. inoltre aggiungo Che il 64,1% ritiene ingiusto favorire L’ingresso di multinazionali straniere Nel mercato della mobilità. Evidentemente gli italiani sono consapevoli che alcuni decantati miglioramenti in realtà sarebbero a totale ed esclusivo detrimento dei fruitori e delle condizioni lavorative di tanti operatori.
Inoltre concludo che solo il 32,1% si è avvalso di un taxi all’estero, quindi come sempre a farla da padrone sono i “sentito dire”.
Quindi come categoria cosa chiedete, visti i risultati dell’indagine?
Chiediamo semplicemente che venga effettuata una comunicazione veritiera e oggettiva nei nostri confronti, supportata da fatti reali e onestà intellettuale anziché diktat editoriali ed interessi di parte. Noi siamo i primi a “metterci in gioco” e a mostrare disponibilità al miglioramento e confronto. Purtroppo non si può dire sempre lo stesso delle nostre svariate controparti.