Governo Draghi, la verità è che la sola via per un esecutivo forte è il voto
Il Presidente Mattarella cerca ancora di evitare le urne, ma la governabilità dipende dal Parlamento: e, con quello attuale, perfino SuperMario dovrebbe fare miracoli…
Alla fine, senza alcun coup de théâtre, Governo Draghi sarà. O meglio, dovrebbe essere, visto che la strada dell’ex Governatore della Bce è impervia almeno quanto quella che ha portato alla rovinosa caduta di Giuseppe Conte. Non a caso il Premier designato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella ha accettato con riserva il compito di formare un esecutivo istituzionale. Extrema ratio prima dell’eventuale scioglimento delle Camere, che il Quirinale vorrebbe evitare ma che rappresenterebbe invece la vera e definitiva soluzione di questa crisi.
Il tentativo di Governo Draghi
«Con grande rispetto mi rivolgerò al Parlamento, espressione della sovranità popolare. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile».
Così Mario Draghi, Presidente del Consiglio incaricato, annunciava l’avvio delle consultazioni con le forze politiche che dovrebbero sostenere il suo esecutivo. Che, in realtà, rischia di morire prima ancora della nascita o, qualora riuscisse a venire alla luce, di vivere un’esistenza da anatra zoppa.
La nomina dell’ex numero uno della Banca Centrale Europea non ha infatti ricevuto un’accoglienza particolarmente calorosa. In particolare, il reggente grillino Vito Crimi ha subito affermato che il M5S «non voterà per la nascita di un Governo tecnico presieduto da Mario Draghi».
Una posizione che però ha spaccato (di nuovo) i Cinque Stelle, aprendo un dibattito interno dagli esiti difficilmente prevedibili. Il capo politico ad interim ha comunque registrato dapprima l’appoggio del battitore libero Alessandro Di Battista, che ha bollato l’ex banchiere come «apostolo delle élite». E poi quello del Garante Beppe Grillo che, secondo i rumours, avrebbe raccomandato ai big del MoVimento di restare leali a Giuseppi.
Il gran rifiuto pentastellato potrebbe poi fare il paio con quello di Sinistra Italiana. Il cui segretario Nicola Fratoianni, deputato di LeU, ha dichiarato che «mi pare molto difficile sostenere un Governo di questo tipo».
Infine c’è il centrodestra, che va dal possibilismo di Forza Italia al niet di FdI. In mezzo c’è la Lega, il cui segretario Matteo Salvini non ha chiuso al Governo Draghi, ma ha posto una serie di condizioni. «Le parole chiave sono lavoro, tasse e pensioni», ma anche l’apertura dei cantieri e «un serio piano salute».
La vera soluzione sono le urne
L’orizzonte, però, resta sempre quello delle elezioni anticipate. «Per noi» ha chiarito il Capitano, «si possono approvare rapidamente i decreti su queste priorità, e poi andare al voto a maggio o giugno. Entro l’11 aprile si può concludere il lavoro di approvazione delle misure urgenti per il Paese».
Una prospettiva che non fa fare salti di gioia al Presidente della Repubblica, alfiere di un Governo «nella pienezza delle sue funzioni». Soprattutto in un periodo in cui entrerà nel vivo la campagna vaccinale, scadrà il blocco dei licenziamenti e si dovrà definire il Recovery Plan.
A maggior ragione, però, sarebbe opportuno non sprecare altro tempo. Come ha ricordato il leader del Carroccio, «i Ministri di Renzi si sono dimessi il 13 gennaio. Significa che nel mezzo della pandemia abbiamo perso tre settimane». Inoltre, in aprile si terranno già le Regionali in Calabria, e in primavera le amministrative in 1.300 Comuni, tra cui Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna. Non sarebbe un’impresa aggiungere la scheda delle Politiche…
Ancora più a monte, poi, si dovrebbe tener presente che la governabilità è legata alla composizione delle Aule. E che, secondo i sondaggi, dal voto anticipato uscirebbe una solida maggioranza di centrodestra, capace di esprimere un esecutivo forte e coeso.
Con l’attuale Parlamento, e con un’alleanza che sarebbe più ampia – e, dunque, più litigiosa – dell’ultima, l’economista romano dovrebbe davvero trasformarsi nell’alter ego SuperMario. E dal Governo Draghi ci si potrà anche aspettare molto, ma forse per i miracoli deve ancora attrezzarsi.