Governo e Tv, Antonellis: “Se non sei di Destra non parli. Fazio? Ci perde la Rai”
L’esperto di Comunicazione Marco Antonellis spiega come funzionano i talk show. Intanto Roberto Sergio è il nuovo Ad della Rai
Tempo di cambiamenti in casa Rai. Si discute da un po’ di giorni in merito alle nuove figure che andranno a ricoprire ruoli dirigenziali all’interno dell’azienda del Servizio Pubblico radiotelevisivo e multimediale.
Giornata di nomine Rai
Lunedì 15 maggio è stata la giornata che ha visto l’ufficializzazione della nomina di Roberto Sergio, in qualità di nuovo amministratore delegato. Sergio, ha comunicato l’intenzione di nominare Paola Marchesini quale Direttore dello Staff amministratore delegato, affidando unitamente a Giampaolo Rossi il ruolo di direttore generale corporate. Quest’ultimo, lo ricordiamo, è fedelissimo di Giorgia Meloni.
Intanto, dopo aver deciso le cariche dirigenziali si passerà alla definizione delle cariche giornalistiche. Per il Tg1 si vocifera il nome di Gian Marco Chiocci, mentre alla direzione del telegiornale del secondo canale, pare in forte rialzo il nome di Antonio Preziosi, in quota FI. Per il centrosinistra, Mario Orfeo, che resterà pare con ogni certezza alla direzione del Tg3.
Il ruolo del direttore del Daytime occupato fino a poco tempo fa da Simona Sala dovrebbe esser ricoperto dell’attuale vice, Angelo Mellone, nome che gode della fiducia della premier.
Il futuro di Fabio Fazio
Fabio Fazio intanto ha ufficializzato nella serata di domenica sera il suo addio all’azienda dopo quarant’anni: “Il mio lavoro continuerà altrove” – ha detto il conduttore, pronto ad approdare sul Nove dal prossimo autunno, frutto di un accordo con Warner Bros Discovery – “D’altronde non tutti i protagonisti sono adatti per tutte le narrazioni e me ne sono reso conto. Quindi continuo a fare serenamente il mio lavoro altrove, che è quello che ho sempre fatto in questi quarant’anni e non posso che esprimere anche in questa occasione gratitudine nei confronti di tutte le persone con cui ho lavorato per tutta la vita in Rai e conserverò solo un ricordo meraviglioso” – ha dichiarato ieri sera il conduttore.
Intanto, per Manuela Moreno di Tg2 Post si parla del timone di Agorà, su Rai 3. Ancora incerto il futuro per il preserale di Rai 1, con il sempre favorito Pino Insegno che potrebbe spuntarla come da pronostico.
Il parere di Marco Antonellis
Ma con l’avvento del nuovo governo e le conseguenti modifiche a varie programmazioni, come cambia il panorama degli ospiti, all’interno della televisione pubblica? Lo abbiamo chiesto a Marco Antonellis, Direttore del Giornale D’Italia giornalista parlamentare ed esperto di comunicazione.
“Non c’è solo il caso Fabio Fazio, una vicenda che tutto sommato può essere plausibile” – ci dice Antonellis – “Parliamo infatti di un conduttore che è in Rai da 40 anni. Ha dato molto e ha ricevuto molto, praticamente quello che ha voluto. Il problema sarà più legato alla modalità di sostituzione. Non bisognerebbe farne un martire ideologico. Bisogna salvaguardare anche il tornaconto della Rai”.
Qual è l’indice di gradimento di cui gode oggi Fazio e con quali risultati lascia l’azienda?
“Fazio si può criticare per le sue posizioni politiche e istituzionali, ma bisogna riconoscere che la prima serata su Rai 3 l’ha condotta e portata avanti sempre molto bene, sfiorando il 10% di ascolti. Bisogna capire se la Destra ha sostituti all’altezza. Non basta dire mandiamolo via, con un tweet, come fa Salvini. Si rischia così di fare un danno alla Rai e un favore alla concorrenza. Il programma funzionava e andava bene, molto di più di altri. E questo a prescindere dalle posizioni politiche o dal governo in carica. La Rai deve ragionare sul prodotto e sul proprio business, non può pensare solamente a chi attualmente sta al Governo. Almeno questo dovrebbe essere”.
Chi ci perde e chi ci guadagna maggiormente dopo questa separazione?
“Ci perde sicuramente la Rai, perché perde un personaggio che portava ascolti e dunque pubblicità. Sicuramente per l’azienda è una perdita, soprattutto perché al momento non hanno un sostituto all’altezza. Ricordo che quando la Destra ha provato a fare delle trasmissioni negli ultimi anni, quelle sono state un flop clamoroso”.
Per esempio?
“Mi riferisco tanto per non fare nomi ad Anni venti. Un flop clamoroso, voluto dai fedelissimi della Meloni dell’epoca. Ricordo che per non chiudere il programma, fu dapprima spostato in seconda serata e poi chiuso. Questo dimostra che non basta volere un cambiamento, è necessario saperlo fare e attuare. Se vuoi sostituire Fazio, mantenendo un livello d’ascolto che porta pubblicità alla Rai devi essere in grado di essere programmi altrettanto validi. E per questo la Destra, almeno al momento, non sembra essere pronta”.
Provando a sbilanciarci: tra i nomi che possono esser trapelati all’interno dei corridoi, c’è qualcuno di specifico già indicato?
“Per la domenica sera, al posto di Fazio come detto no. C’era stata la boutade Giletti, ma credo rimarrà tale. Non credo che il seppur bravo Giletti approderà in Rai. Così si indebolisce l’azienda pubblica, che è un’azienda di tutti, non dei partiti o del Governo. E’ questo il grande fraintendimento. E’ come se una squadra di calcio, a prescindere dal gradimento dei tifosi, si privasse di un grande campione senza un adeguato sostituto”.
La risposta a questo dubbio, arriverà a breve?
“No, sarà una vicenda molto lunga e intricata. Il problema si presenterà a settembre e ottobre, con i nuovi palinsesti. Quando, la domenica sera, Rai3 non farà più gli stessi ascolti e percentuale di share. Alla Destra suggerirei di non cadere nel settarismo, tenendo ciò che c’è di buono. Altrimenti si fanno gli stessi identici errori che la Destra ha accusato al Partito Democratico. Questo grande cambiamento, si ridurrebbe a una mega lottizzazione“.
Un problema già presente?
“Questo lo si vede già nelle ospitate e nei telegiornali, con i commentatori. Se non sei di Destra, non ti calcola nessuno. La vera Destra è sinonimo di libertà, dovrebbero invitare quelli che ragionano con la propria testa, non quelli che hanno superato l’esame del Dna dei fedelissimi di questo o quel leader di Centrodestra o Fratelli D’Italia. Perché si continuerebbe a parlare di lottizzazione”.