Grande successo al Teatro dell’Opera di Roma con Rigoletto
Una grande opera per dei grandi interpreti, grandi applausi per tutti orchestra compresa per un grande Rigoletto
E' in scena al Teatro dell'Opera di Roma fino al 31 ottobre, un melodramma celeberrimo "Rigoletto" di Giuseppe Verdi, con un nuovo interessante allestimento curato dal regista Leo Muscato.
L'orchestra è diretta dal Maestro Renato Palumbo, e si alternano sulla scena, nei ruoli principali, a seconda delle serate, Piero Pretti e Gianluca Terranova nel ruolo del Duca di Mantova, Giovanni Meoni, Francesco Landolfi e Stefano Antonucci nel ruolo di Rigoletto, Ekaterina Sadovnikova, Claudia Boyle, nel ruolo di Gilda, Goran Juric', Mikhail Korobeynikov, nel ruolo di Sparafucile, Alisa Kolosova, nel ruolo di Maddalena.
Nell'allestire Rigoletto Leo Muscato è partito dalla rappresentazione della decadenza e dell' ipocrisia, di quel disfacimento e di quella dissoluzione dei valori e dei costumi, che permea l'opera di Verdi, che fu ispirata dal noto dramma di Victor Hugo "Le roi s'amuse", con cui lo scrittore denunciava, con tratti forti ed aspri, la spregiudicatezza e il mal costume della Corte francese.
Il risultato del lavoro di Leo Muscato, di grande impatto ed effetto, è una scena che non è mai definita con tratti netti, lo spazio sembra sospeso e i personaggi proiettati sul palco come delle immagini tridimensionali, come delle ombre che escono dalla profondità di un vuoto per assumere sembianze quasi reali, senza mai avere una vera e propria caratterizzazione, rimanendo al limite tra realtà e sogno, e dove i cori diventano una forma unica e suggestiva che sembra apparire fuori dalla scena e propagarsi oltre la scena stessa.
L'uso di tende leggere e trasparenti, per circoscrivere e creare ambienti, stanze, all'interno di una stessa scena, definiscono uno spazio di azione in cui tutti i protagonisti sembrano vedere e non vedere, sapere e non sapere: tutto sembra apparire e accadere sotto gli occhi di tutti e nello stesso tempo tutto sembra profondamente irreale.
I protagonisti sono equivoci mai veri sempre camuffati in qualcosa d'altro, la sagra dell'ambiguità e dell'ipocrisia dove tutti sanno di tutti e nessuno in realtà sa niente dell'altro un mondo che cade a pezzi, di cui rimangono solo delle ombre e le donne sono ridotte a oggetto sessuale.
Il primo atto si apre con la rappresentazione della festa al Palazzo Ducale il colore rosso predomina sulla scena a simboleggiare le passioni dissolute consumate dal Duca di Mantova, sempre pronto a sedurre e a sollazzarsi con ogni nuova donna.
Il buffone di corte Rigoletto che si fa scherno di tutto e di tutti, prestandosi agli intrighi di Palazzo per compiacere, sembra portarsi sulla sua gobba deforme la corruzione dell'intera corte, la vita non gli è stata generosa affatto portandogli via anche la moglie, eppure è su di lui che il Conte Monterone, lancerà la terribile maledizione, per averlo preso in giro, che a sua volta ricadrà sulla sua amata figlia Gilda, il suo tesoro, nascosto agli occhi di tutti, l'unico personaggio autentico, puro e incorruttibile dell'intera opera.
Rigoletto esprime il suo mondo interiore, i suoi sentimenti più profondi e gli attimi più autentici quando è insieme alla figlia e lui, che conosce bene la corruzione e la dissoluzione del mondo, allontana la figlia da ogni possibile contatto con esso, la nasconde a tutti, ma dopo la maledizione non riuscirà più a proteggerla sia dal giovane Duca che, alla ricerca di una nuova conquista, camuffatosi da povero studente, la sedurrà nell'unico luogo che frequenta la chiesa, nè dall'ira dei cortigiani che per fare un torto a Rigoletto la rapiranno.
Dopo la maledizione scagliata dal Conte di Monterone Il colore rosso della scena lascia spazio al nero ad atmosfere con tinte ancora più fosche e cupe, dove l'unico elemento rischiarante e luminoso sarà il personaggio di Gilda.
Nel secondo atto l'interpretazione di Piero Pretti del Duca di Mantova, di Giovanni Meoni nei panni di Rigoletto e di Ekaterina Sadovnikova nel ruolo di Gilda, cresce d'intensità e coinvolgimento insieme alla esecuzione dell'orchestra magistralmente diretta dal Maestro Renato Palumbo.
L'opera si riapre nel secondo atto con una scenografia essenzialissima costituita da una poltrona e da qualche vestito appeso dove emerge una vibrante e coinvolgente aria del Duca di Mantova, che si abbandona allo sconforto alla notizia che la sua giovane Gilda era stata rapita, non sapendo che erano stati i suoi cortigiani a prenderla per fare un torto a Rigoletto e che era stata portata proprio lì nel Palazzo.
Compare sulla scena il coro dei cortigiani, come un'unica figura che si contrappone a quella del Duca, in un chiaroscuro d'effetto, accentuato dal contrasto tra l'abito bianco del Duca e quelli neri dei cortigiani, essi rivelano al Duca che la giovane è nel palazzo.
Culmina e si conclude il secondo atto con l'intenso duetto tra Rigoletto e Gilda al Palazzo Ducale quando Gilda rivela al padre l'onta ricevuta.
Rigoletto, affranto dal dolore promette di vendicarsi…. "Si vendetta, tremenda vendetta di quest'anima è solo desio….."canta… mentre Gilda implora il perdono.
Nel terzo atto la scena diventa azione, le emozioni dei personaggi sono portate all'estremo, come un filo teso che rischia di rompersi, Rigoletto vuole consumare la sua vendetta attraverso il sicario Sparafucile, e attuano il loro piano per ingannare il Duca e poterlo uccidere.
In un hosteria, creata in scena attraverso delle tende trasparenti che dividono lo spazio interno da quello esterno, viene attratto il Duca per incontrarsi con la bella Maddalena sorella di Sparafucile, ma anche la giovane non può fare a meno di invaghirsi del Duca, bello come un Apollo, e chiede al fratello di uccidere un mendicante al suo posto.
Gilda che aveva assistito, pur rimanendo fuori dall'hosteria, al dialogo tra i due decide l'estremo sacrificio per amore del duca, si camuffa da mendicante e si fa uccidere al suo posto.
Il suo corpo sanguinante ma ancora vivo viene messo dentro a un sacco e consegnato da Sparafucile a Rigoletto che quando lo apre si accorge dell'orrendo errore, e di avere tra le braccia la sua amata figlia morente.
E così la maledizione si attua: come Rigoletto ha deriso il Conte Monterone che cercò di recuperare la figlia alla festa per sottrarla alla dissoluta seduttività del Duca, così Gilda subirà ancor peggiore sorte morendo per il Duca stesso, diventando con il suo animo puro l'espiatrice delle colpe e delle distorsioni di tutti.
Intenso ed estremamente coinvolgente il quartetto tra Maddalena, Gilda, Duca, Rigoletto che fonde i diversi stati d'animo dei personaggi e lo struggente duetto finale tra Rigoletto, ormai senza maschere, e Gilda in fin di vita, "Gilda! mia Gilda! …. E' morta! Ah la maledizione!"
Lo spettacolo nella serata del 23 ottobre ha riscosso un grande e meritato successo di pubblico che ha acclamato e applaudito orchestra, cantanti e regia.