Green Deal, l’inutile piano Ue che salasserà famiglie e ceto medio
La Commissione Europea vara un folle pacchetto climatico che non aiuterà affatto l’ambiente, ma fa già impennare i prezzi delle bollette: per un’Europa più (al) verde
È probabile che l’espressione European Green Deal non dica granché a molti, come d’altronde capita spesso quando c’è di mezzo la burocrazia – soprattutto internazionale. Neppure l’interpretazione letterale (“accordo verde europeo”) rende giustizia alla locuzione, che raffigura il pacchetto per il clima appena approvato dalla Commissione Ue. E che, una volta di più, potrebbe anche essere churchillianamente tradotto come lacrime, sudore e sangue.
Le follie dell’European Green Deal
Qualche giorno fa, il principale quotidiano nazionale, riprendendo i dati della Coldiretti, lanciava l’allarme sulla crescita del prezzo dei carburanti. Destinata a ripercuotersi a valanga sulla spesa e il potere d’acquisto degli Italiani, visto che l’85% dei trasporti commerciali del Belpaese avviene su strada.
Diagnosi impeccabile cui ha fatto seguito la ricetta di via Solferino che, rifacendosi al PNRR, ha esortato a «individuare alternative green». Le quali, tuttavia, non sono affatto parte della cura – semmai della malattia. E la prova sta proprio in quelle tre paroline – European Green Deal – che la maggior parte dei media sta spacciando per rivoluzione copernicana. E che invece potrebbero risultare in una rivoluzione completamente diversa – di cui in Francia hanno già avuto un assaggio, e non nel lontano 1789.
Il piano dell’esecutivo comunitario, annunciato tra squilli di tromba dal presidente Ursula von der Leyen, si prefigge infatti degli scopi ambiziosi (per usare un eufemismo). Come ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 per raggiungere la cosiddetta “neutralità climatica” nel 2050, oltre a vietare le auto a combustibile dal 2035.
Obiettivi che – e arriviamo alle dolenti note – dovrebbero essere raggiunti facendo impennare le tasse sui propellenti, ma anche sul riscaldamento domestico. Almeno finché non si utilizzeranno solamente i (costosissimi) carburanti verdi.
Secondo una simulazione di Bruxelles, il balzello minimo sulla benzina passerebbe da 0,359 a 0,385 centesimi al litro, quello sul gasolio da 0,330 a 0,419 cent/l. Oltralpe, la rivolta dei gilet gialli si è scatenata per molto meno.
Un’Europa più (al) verde
Essendone consapevoli, i vertici continentali hanno sottolineato la necessità di sostenere famiglie e ceto medio, per cui si prefigura uno shock sulle bollette. Tra l’altro, verrà istituito un Fondo sociale per il clima, benché nessuno sappia come funzioneranno i sussidi e chi potrà usufruirne. Mentre è certo che i privati «saranno chiamati a cambiare vettura, pagare di più la benzina e rivedere il riscaldamento della propria casa». Non a caso si chiamano “privati” (dei soldi).
Però ci si potrà sempre consolare coi vantaggi che ne deriveranno per la Cina. Un po’ perché le imprese europee, che saranno gravate da un dazio sul carbone (il Carbon border adjustment mechanism), per sopravvivere verosimilmente delocalizzeranno in Asia. Un po’ perché il Paese del Dragone ha il monopolio di tutte le materie prime necessarie ad applicare il Green Deal.
Tutto questo per appagare quell’ecologismo affermazionista che già il grande fisico e matematico Freeman Dyson sosteneva avesse «sostituito il socialismo come la principale religione laica». Una folle ideologia antiscientifica che continua a ignorare il fatto che l’uomo influisce sul clima in maniera irrisoria (al massimo per il 10%, secondo Antonino Zichichi). E davanti alla quale gli alti papaveri del Vecchio Continente si ostinano a genuflettersi, persuasi di poter arrivare a un’Europa più verde. Non capendo – o fingendo di non capire – che creeranno solamente un’Europa più al verde.