Green Hill alla sbarra
La ricostruzione della Lega Anti Vivisezione e il commento del Partito Animalista Europeo. Mercoledì 12 dicembre manifestazione a Roma contro Telethon
Dopo due anni, per la prima volta, Green Hill è alla sbarra. Stiamo parlando dell’allevamento di cani beagle di Montichiari, nel bresciano, chiuso nel 2012. L’azienda, nata nel 2001, forniva alla sperimentazione animale più di 250 cani ogni mese: per questa ragione era diventata il bersaglio degli animalisti che, il 25 aprile del 2012, fecero irruzione nell’allevamento liberando alcuni cuccioli. A quel blitz era seguito l’arresto di 12 degli attivisti coinvolti. Ma anche per Green Hill, di lì a poco, s’era aperto il baratro. L’allevamento viene chiamato a rispondere delle accuse di maltrattamento di animali. Oggi, tra gli imputati, oltre a Bernard Gotti e Ghislane Rondot, co-gestori di Green Hill 2001 della Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group, anche Roberto Bravi e Renzo Graziosi, rispettivamente direttore e veterinario dell’allevamento Green Hill.
La Lega Italiana Antivivisezione, che all’epoca del sequestro prese in affido i 3mila beagle dell’allevamento, si è costituita parte civile nel processo a carico di quest’ultimo. Al termine dell’udienza, il presidente Lav Gianluca Felicetti, come riporta la news letter della Federazione Italiana Associazione Animali e Ambiente, ha denunciato che sono state date “testimonianze contraddittorie o evasive da parte di alcuni dipendenti di Green Hill in relazione alla gestione dei beagle (non ricordo, non era di mia competenza…), tanto che il Giudice per la prima volta ha richiamato un teste a dire tutta la verità. Per un dipendete di Green Hill i beagle erano venduti alla Marshall, per un altro direttamente a laboratori di sperimentazione… Altro aspetto emerso oggi in udienza: le traduzioni delle mail dell’Azienda confermano che le visite della Asl erano preavvisate da un veterinario Asl o effettuate solo sulla carta”. Inoltre, sempre secondo la Lav, assistita dall’avvocato Carla Campanaro, “un dipendente di Green Hill riferisce che dal ’92 lo sgambamento dei cani avveniva nei corridoi aprendo una serie di box assieme… ma nel corso dell’interrogatorio il Corpo Forestale aveva negato questa circostanza. Un’altra dipendente di Green Hill addetta alla ‘socializzazione’, invece, usava imbracature per sospendere i cuccioli e abituarli a stare fermi”.
In attesa delle prossime udienze, fissate per il 26 novembre e il 1 dicembre, prende la parola anche il Partito Animalista Europeo di Stefano Fuccelli. “Il processo contro i responsabili di Green Hill, imputati per maltrattamento ed uccisione di animali, prosegue con la speranza che vengano condannati definitivamente con pene esemplari”, dichiara Fuccelli. Anche il PAE, all’epoca dei fatti, presentò formale denuncia contro i vertici di Green Hill, partecipando insieme a centinaia di persone alla clamorosa azione di portesta che portò alla liberazione dei beagle. Da quel giorno molti passi nella direzione del rispetto della sofferenza animale sono stati fatti. “Oggi è vietata, su tutto il territorio nazionale italiano, l’attività di allevamento di cani, gatti e primati destinati ai laboratori per la sperimentazione animale”, osserva Fuccelli che invita a “non abbassare la guardia” perché “è chiuso Green Hill ma non la vivisezione, che continua a essere praticata come sempre, l’unica differenza è che gli animali verranno acquistati all’estero”. A tal proposito il PAE, unitamente ad altre associazioni animaliste, sta organizzando una manifestazione di protesta contro Telethon, la fondazione che basa la ricerca su modelli animali. La protesta si terrà venerdì 12 dicembre di fronte all’Auditorium Rai, durante la diretta televisiva Charity Show.