Green pass alla francese, il Governo valuta l’obbligo vaccinale occulto
Sulla scia di Macron, l’esecutivo potrebbe estendere il certificato verde a ristoranti e mezzi di trasporto. A questo punto, perché non impone l’antidoto in modo palese?
Si chiama “Green pass alla francese” l’ultima tentazione della maggioranza che sostiene il Premier Mario Draghi. Consisterebbe in una modifica del certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid-19 o un tampone negativo effettuato nelle ultime 48 ore. Una modifica in senso restrittivo che, ça va sans dire, ha nuovamente innescato la polemica politica.
Il Green pass alla francese
«Perché non applichiamo sul serio il Green pass, rendendolo uno strumento utile per partecipare a eventi, per riaprire le discoteche, i teatri, per evitare la quarantena?» A sollevare la questione (retorica) è stato Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Sanità e fiero sostenitore di quello che si può definire Green pass alla francese.
Il Presidente transalpino Emmanuel Macron, infatti, preoccupato per la variante Delta e la deludente campagna vaccinale, ha deciso di estendere l’uso della certificazione verde Covid-19. Che, a partire dal 21 luglio, sarà necessaria per accedere a luoghi della cultura, ristoranti, bar, centri commerciali e mezzi di trasporto (treni e aerei).
La mossa di Monsieur le Président ha già sortito i primi effetti, visto che Oltralpe nella giornata dell’annuncio si è registrato il record di 800.000 somministrazioni. Cui si è sommato un altro milione di prenotazioni in poche ore.
Dati che hanno spinto Sileri ad affermare che «dovremmo farlo anche in Italia», escludendo comunque il settore della ristorazione e guardando soprattutto alle discoteche. «Se concedessimo ai locali di aprire per i clienti con il Green pass, avremmo la corsa di chi ha tra i 18 e i 40 anni a vaccinarsi».
Un’ipotesi che ha immediatamente acceso il dibattito all’interno di una maggioranza ecumenica… ma non troppo. Almeno considerando che la prospettiva ha riportato in auge la tradizionale polarizzazione degli schieramenti.
Il dibattito politico sul Green pass alla francese
Le critiche al Green pass alla francese sono piovute soprattutto dal centrodestra. «Non scherziamo» ha commentato tranchant, per esempio, il segretario del Carroccio Matteo Salvini, aggiungendo che «noi non siamo per gli estremismi». Ancora più dura è stata Giorgia Meloni, presidente di FdI, che ha parlato di idea «raggelante» e di «follia anticostituzionale».
Più moderata la posizione di Forza Italia. Con Mariastella Gelmini, Ministro per gli Affari regionali, che ha auspicato «una via italiana all’utilizzo ampio del Green pass» nella logica di «incentivare le vaccinazioni». Tanto più che Palazzo Chigi sta già pensando di posticipare il rilascio del certificato a dopo il richiamo, anziché dopo la prima dose.
Opposto invece, stando ai rumours, il parere del Pd e del Ministro nomen omen della Salute Roberto Speranza. Che sembrerebbero inclini a limitare la libertà di chi rifiuta il siero anti-Covid onde evitare il rischio di nuove chiusure. Ratio che, peraltro, è la stessa del provvedimento ad usum delphini (è il caso di dirlo) dell’Eliseo. Per quanto nel Belpaese andrebbe garantita l’alternativa del tampone per rispettare gli equilibri costituzionali, come ha ribadito il Generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus.
La pusillanimità istituzionale
«Non è un ricatto» si è comunque affrettato a chiarire l’omologo gallico del Ministro libero e uguale, Olivier Véran. Forse, però gli somiglia molto, perché di fatto instaura un obbligo vaccinale occulto che denota, come minimo, un’imbarazzante pusillanimità istituzionale.
A prescindere dalle opinioni sull’antidoto, infatti, se l’esecutivo è convinto della sua efficacia perché non lo impone a tutti in modo palese? In questo modo raggiungerebbe il proprio obiettivo, accorcerebbe i tempi e ci risparmierebbe l’insopportabile manfrina sulla coercizione mascherata.
Naturalmente occorrerebbe coraggio per adottare una misura così impopolare, molto più che per varare il Green pass alla francese che, come accennavamo, alletta molto il Governo. E dopotutto “l’unico modo per resistere alle tentazioni è cedervi”, ha detto Oscar Wilde. Anzi, per restare in tema, lo ha certificato.