Green pass esteso, così il Governo Draghi cuoce gli Italiani a fuoco lento
Da settembre il certificato verde si applicherà anche a trasporti a lunga percorrenza e scuola: alimentando le perplessità su quello che è di fatto un obbligo vaccinale camuffato
E, dunque, Green pass esteso sarà. Alla vigilia dell’entrata in vigore del passaporto sanitario (operativo da oggi, 6 agosto), il CdM ne ha infatti deliberato l’ampliamento a partire da settembre. Certificando (è il caso di dirlo) che il Governo Draghi sta cuocendo gli Italiani a fuoco lento, un po’ come la chomskyana “rana bollita”.
Le misure del Green pass esteso
Da oggi, quindi, occorre esibire (in digitale o in cartaceo) il certificato verde per aver accesso a tutta una serie di attività e servizi. Bar, ristoranti al chiuso (non negli alberghi), luoghi della cultura, spettacoli all’aperto, impianti sportivi, piscine, palestre, centri termali, congressi, convegni, fiere, sale giochi, parchi divertimento.
In tutti questi casi vigerà una sorta di libertà condizionata – dai requisiti che il passaporto sanitario servirà ad attestare. Ovvero, aver ricevuto almeno la prima dose di vaccino anti-Covid, essere guariti dal SARS-CoV-2 o aver effettuato un tampone negativo nelle ultime 48 ore.
Al ritorno dalle vacanze, poi, ci attenderà il Green pass esteso… a scuole, treni, navi e aerei. Per quanto concerne il mondo dell’istruzione, la certificazione sarà obbligatoria per docenti, personale ATA e studenti universitari – ma non per i liceali. Che in più potranno beneficiare di un prezzo calmierato (8 euro) per il test rapido in farmacia.
Scatterà il 1° settembre anche l’imposizione relativa ai trasporti a lunga percorrenza, mentre la misura non riguarderà mezzi pubblici locali e treni regionali. Deo gratias, visto che i controlli sarebbero stati impossibili anche con l’apposita app del Ministero della Salute, la mitologica VerificaC19.
L’obbligo camuffato
Sulle disposizioni c’è stata aspra battaglia all’interno della maggioranza, soprattutto per opera della Lega, preoccupata dalle ripercussioni economiche, in particolare nel settore del turismo. Ma anche dai risvolti sociali e antropologici dei provvedimenti, che il deputato Claudio Borghi ha bollato come «obbligo camuffato» di profilassi.
Idea condivisa, tra gli altri, dal microbiologo Andrea Crisanti. Secondo cui il Green pass, esteso o meno, non è uno strumento di sanità pubblica, ma “solo” un’arma politica per persuadere i riottosi a vaccinarsi.
Riflesso, in qualche modo, di una certa pavidità istituzionale cui avevamo già accennato. Perché, nel momento in cui dichiara un’emergenza nazionale (che per ciò stesso oltrepassa le prerogative del singolo), l’esecutivo dovrebbe assumersene tutta la responsabilità. Il fatto che, invece di imporre direttamente l’antidoto a tutti, preferisca insistere con la coercizione mascherata porta a chiedersene la ragione. Mero calcolo elettorale? Dubbi sull’efficacia dell’immunizzazione? Altro?
Comunque sia, un simile stillicidio non fa che alimentare sospetti e perplessità. Quando, affinché la rana finisca bollita, è indispensabile un’assuefazione graduale. Per informazioni, chiedere alla Francia. E ai gilet gialli, of course.