Green pass solo per i vaccinati? Ribadiamo: allora meglio l’obbligo
I no vax non si convinceranno neppure revocando la validità del tampone: se il Governo vuole tutti immunizzati abbia il coraggio di imporre il siero – e se ne assuma la responsabilità
L’ultima idea sul tavolo dell’esecutivo per combattere la risalita della curva epidemiologica è il Green pass solo per i vaccinati e i guariti dal SARS-CoV-2. Escludendo dunque l’eventualità di ricorrere al tampone per ricevere il certificato verde. Un’ipotesi che però lascia molto perplessi, sotto vari punti di vista.
Verso il Green pass solo per i vaccinati?
Il Governo sta dunque valutando la possibilità di revocare la validità dei test rapidi come mezzo diagnostico per ottenere il passaporto sanitario. Il che, in un’ottica puramente clinica, ha perfettamente senso, visto che gli esperti sono scettici sull’attendibilità di un saggio che può dare sia falsi negativi che falsi positivi.
«Il Green pass ottenuto facendo il vaccino non è paragonabile al Green pass riconosciuto a chi ha eseguito un tampone. Non danno garanzie lontanamente paragonabili» ha spiegato Donato Greco, epidemiologo e componente del Comitato tecnico scientifico. «E anche tra i tamponi, non sono paragonabili i molecolari, molto più affidabili perché esaminano un frammento dell’acido nucleico, e gli antigenici che rilevano una parte della proteina Spike». C’è anche una significativa «differenza tra l’antigenico eseguito in laboratorio, più sicuro, e quello eseguito a casa».
Un’altra opzione sarebbe comunque quella di ridurre l’intervallo di efficacia dei test rapidi. Col molecolare che diventerebbe applicabile per 48 ore (contro le attuali 72), e l’antigenico per 24 ore (non più 48).
Le perplessità sull’eventuale misura
I dubbi, in effetti, non riguardano la dimensione sanitaria della Certificazione verde Covid-19, bensì quella “sociale”. Per esempio perché quando il Tar del Lazio sancì la costituzionalità della misura (nelle scuole) si basò anche sulla presenza di un’alternativa – il tampone, appunto. Rimossa questa, come si esprimerebbero i giudici amministrativi?
Senza contare che, fino a prova contraria, la normativa è legata allo stato di emergenza, e con esso dunque dovrebbe automaticamente decadere il prossimo 31 dicembre. Salvo intrallazzi governativi che avrebbero il forte sapore dell’illegittimità, come ha denunciato anche il filosofo Massimo Cacciari.
A monte, poi, c’è che l’eventuale rimodulazione del pass sanitaire dovrebbe ovviamente servire a incentivare l’inoculazione di chi non ha ancora ricevuto neanche una dose. Circa 7 milioni di Italiani, che tuttavia ben difficilmente si lasceranno convincere ad abbandonare quelle che l’immunologo Sergio Abrignani, altro membro del Cts, ha definito «certezze paranoidi». Non a caso, il report ufficiale del Ministero della Salute sulla campagna vaccinale indica da tempo calma piatta.
Il rischio, cioè, è che lo strumento abbia ormai esaurito la propria spinta propulsiva, e che il Green pass solo per i vaccinati risulti semplicemente inutile. Al che torniamo a ribadire: se l’obiettivo chigiano è il 90% (o il 100%) di immunizzati, non era più semplice imporre l’obbligo di antidoto?! Beninteso, assumendosene la responsabilità in toto. Un atto che, ça va sans dire, richiede molto coraggio: ne avrà abbastanza il Premier Mario Draghi?