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Roma Grottaperfetta, Fosso delle Tre Fontane: sequestro cantiere I-60

Al via stamattina le operazioni eseguite dal Corpo Forestale dello Stato. Tutta la storia del vincolo sul fosso

In corso, questa mattina, il sequestro di una parte dei cantieri dell’I-60, su Grotta Perfetta, nell’area di via G. Berto, disposto dall’Autorità Giudiziaria, ed eseguito dal Corpo Forestale dello Stato.

Il motivo? La violazione di un importante vincolo paesistico, quello del Fosso delle Tre Fontane, “che sarebbe stato sotterrato – a quanto pare indebitamente – dai costruttori” – dichiara il MoVimento 5 Stelle, presente alle operazioni di sequestro e che per primo ha lanciato la notizia.

Il Fosso delle Tre Fontane è uno dei corpi idrici che attraversano il territorio di Roma Capitale, a cavallo dei Municipi VIII e IX, e nell’area circostante il fosso è presente un ricco ecosistema fluviale che merita la massima tutela da parte delle istituzioni e tecnicamente la permanenza di un vincolo paesaggistico, com’è stato in passato.

Questo sequestro segue quello di pochi mesi fa – era il novembre 2013 –, nella stessa zona, del Parco di Tor Marancia, nel Parco Regionale dell’Appia Antica, definito dallo stesso M5S “la madre di tutte le compensazioni edificatorie romane, che interessa una vasta area limitrofa dove stanno per ‘atterrare’ 400 mila metri cubi di cemento residenziale, commerciale e turistico: parliamo dell’I-60, sempre su via di Grottaperfetta, legato al Parco suddetto da vincoli formali sostanziati con la Convenzione Urbanistica del 5 ottobre 2011. Trenta palazzi, fino a sette piani di altezza per quasi 5000 residenti (e non si tratta di edilizia popolare)” – spiegava il M5S.

Anche i cittadini, però, erano contrari all’I-60. “Riteniamo che il progetto non sia compatibile con le condizioni ambientali, di mobilità e di vivibilità del quartiere: i mezzi pubblici stradali sono già ora insufficienti, non abbiamo una rete di mezzi pubblici su ferro, le strade esistenti sono già al limite della loro capacità. Paradossalmente, se si considera quanto detto, non sono state fatte a loro tempo le necessarie valutazioni di impatto ambientale e sperimentazioni sul traffico, considerato che i nuovi residenti porterebbero nel quartiere 4-5000 veicoli al giorno. Questo incremento di mezzi su gomma porterebbe a un aumento delle polveri sottili con conseguente aumento delle malattie da smog: asma, malattie respiratorie croniche, ictus ed infarto” – dichiarava il Comitato Stop I-60.

Ma torniamo al sequestro di oggi. “Provvidenziale l’aiuto della giunta Zingaretti ai costruttori, nello specifico da parte dell’assessore all’urbanistica Civita” – continua il M5S. Infatti, “ricordiamo che la Regione Lazio è intervenuta solo pochi mesi fa proprio per togliere (impropriamente) tale vincolo, mentre in Municipio il PD ha persino fermato una mozione del M5S sul tema. Il tutto dopo un gran sonno, lungo diversi anni, del Municipio VIII (Catarci), solo da ultimo risvegliato”.

Lo scorso 14 aprile, infatti, i consiglieri a 5 Stelle del Municipio VIII (Carlo Cafarotti e Valentina Vivarelli), hanno presentato una mozione “per ribadire l’importanza della tutela del vincolo paesistico del Fosso delle Tre Fontane. Abbiamo chiesto di discuterla con urgenza per mettere pressione sulla decisione della giunta regionale chiarendo la volontà del Municipio. Il PD ci ha impedito di farlo rifiutandosi di discuterla fuori sacco. Nel frattempo il vincolo è stato tolto grazie ad una delibera regionale presentata dall’assessore del PD Civita”.

La mozione è poi arrivata a votazione in Consiglio un mese dopo la presentazione. “Il PD – facevano sapere dal 5S – ha votato contro la nostra mozione e ne ha presentata una propria, poi da loro approvata”. Ma questa mozione, a detta dei due consiglieri municipali del movimento di Beppe Grillo, ha affrontato con “superficialità” la questione: “Il PD, in pratica – spiegavano – afferma che l’argomento tutela dell’ambiente non è di competenza municipale e chiede l’avvio dei lavori in Commissione”.

Eppure, anche l’assessore municipale all’Urbanistica Massimo Miglio stava tentando di difendere il vincolo, “chiarendo che è dovere del municipio tutelare il territorio. Evidentemente non la pensano allo stesso modo il presidente della Commissione Ambiente, Amedeo Ciaccheri, che non ha mai affrontato l’argomento in una delle sue commissioni e l’Assessore all’Ambiente Emiliano Antonetti, che non si è mai espresso sull’operato del suo collega Miglio, né sul Fosso delle Tre Fontane” – continuavano, all’epoca, dal 5 Stelle.

Nel frattempo, a seguito della delibera regionale promossa dall’assessore Civita, dal Comune di Roma, dichiaravano quanto segue: La delibera regionale che ieri ha liberato dal vincolo paesaggistico il Fosso Tre Fontane – scrivevano in una nota congiunta il Capogruppo democratico D’Ausilio e la Consigliera Baglio – dimostra quanto il Pd aveva, già da tempo, sostenuto sulla base delle indicazioni fornite dagli Uffici dell’Assessorato all’Urbanistica: il Fosso, interrato già da alcuni decenni, è lontano 1 Km dal comprensorio edilizio noto come ‘I 60’ a Grottaperfetta e non ha nessuna attinenza con l’operazione urbanistica in atto. Non si tratta quindi di cedere ai costruttori ma di garantire ciò che legittimamente era stato autorizzato. A questo punto non esiste alcuna ragione che ostacoli l’immediato dissequestro del cantiere”.

Nel frattempo, la questione dell’I-60 era arrivata fino ai banchi del Parlamento. Il 30 Aprile, “dopo gli interventi politici inerenti l’area nel Municipio VIII, Comune di Roma e, da ultimo, in Regione Lazio” veniva presentata “come Interrogazione Urgente, un atto diretto al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio per chiedere se intendono avviare una istruttoria ai fini della conservazione del vincolo diretto, e se vogliono intraprendere azioni e provvedimenti per confermare la rilevanza paesaggistica del Fosso”.

“Al M5S – continuano – sono arrivate le più svariate risposte: che il vincolo non c’era, ma forse sì, che era stato rimosso o non era mai esistito,che il Fosso non aveva più alcuna utilità o si era addirittura interrato da solo. Adesso, evidentemente, i soggetti coinvolti nella vicenda dovranno rispondere direttamente ad un magistrato, a partire dai tre dirigenti di Roma Capitale che oggi hanno ricevuto un pesante avviso di garanzia (per Falso Ideologico, Danno Ambientale e Violazione del Vincolo Paesaggistico). Ma rimane l’amaro in bocca per l’ambiente violato a causa della colpevole ‘vacanza politica’ di questa maggioranza romana, sebbene i soggetti coinvolti siano ora obbligati ‘alla bonifica e al ripristino dei luoghi naturali preesistenti’ ”.

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