Guardarsi senza giudicarsi, riflessioni allo specchio
Fondamentale è guardarsi senza giudicarsi, ma osservare e descrivere le nostre parti del corpo almeno 5 minuti al giorno
Lo specchio, un’invenzione fantastica! Come vivremmo senza la nostra immagine riflessa allo specchio?
I primi specchi sono stati rinvenuti in Turchia e risalgono al 3.000 a.C. ; erano molto costosi e considerati oggetti sacri. Più avanti nel tempo (Venezia XIV secolo) a Murano i primi specchi di lusso ebbero grande diffusione nei palazzi dei nobili.
Il popolo poteva vedere la propria immagine riflessa soltanto chinando il capo sul fiume o mettendo dell’acqua in una bacinella. Nei secoli lo specchio è diventato un oggetto indispensabile in ogni casa. L’uomo si riconosce allo specchio intorno ai due anni di vita e non si riconosce più quando è affetto da danni cerebrali e demenze come l’Alzheimer.
Lo specchio aiuta a formare la personalità, il bambino davanti allo specchio inizia a conoscere il proprio corpo e si riconosce come soggetto diverso dalla mamma. Secondo J. Lacan lo specchio è il primo oggetto che stimola il bambino nella formazione dell’Io. Nei primi mesi di vita il bambino non si riconosce e pensa che la persona riflessa sia altro da sé; tra i sei e i diciotto mesi il bambino inizia ad abbozzare un Io primitivo che poi intorno ai diciotto mesi identifica come se stesso.
Questo periodo viene descritto come “fase dello specchio”. Il bambino acquisisce consapevolezza di sé grazie alla propria immagine davanti allo specchio. (Zazzo, 1948)
Oggi purtroppo è un oggetto abusato e i giovani, ma non solo, passano ore allo specchio cercando di migliorare la propria immagine. Davanti allo specchio vediamo un’immagine di noi che non è fedele a come ci vedono gli altri.
Ci sono molte sfaccettature del nostro essere che non si possono ridurre alla semplice immagine che vediamo riflessa: Io sono ciò che comunico; io sono ciò che gli altri vedono in me; io sono anche ciò che gli altri non vedono di me e infine c’è un Io sconosciuto che non è visibile né a me né agli altri. (Johari 1955).
Fondamentale è guardarsi senza giudicarsi, ma osservare e descrivere le nostre parti del corpo almeno 5 minuti al giorno. Una terapia utile per farci stare meglio. Lo specchio rivela imperfezioni che cerchiamo di correggere attraverso il trucco o una maschera.
La maschera è ciò che che indossiamo tutte le mattine quando usciamo di casa, cercando di mostrarci al mondo nel modo in cui vogliamo che gli altri ci vedono. I social network fungono da specchi ma falsano l’immagine di sé e mostrano solo una minima parte di ciò che siamo.
Sono specchi digitali dove ci si mostra per ricevere approvazione; i like rappresentano un rafforzamento dell’autostima ma il rischio sta nell’accettazione di commenti più o meno violenti, in grado di distruggere persone fragili, capaci di pubblicare tutti i giorni una storia ma senza aver costruito una personalità all’altezza di far fronte al conflitto o alla sconfitta. “Se vuoi rendere il mondo un posto migliore, inizia con l’uomo nello specchio” tratto da Man in the mirror, Michael Jackson, 1988.