Guariti da oltre 6 mesi: anticorpi più alti di un vaccinato ma niente Green pass
Mio padre è finito nel limbo di quelle persone che sono immuni ma non hanno diritto al Green pass perché hanno gli anticorpi molto alti
Tra le numerose discrepanze e storture in materia di informazione relativa al Covid-19, ve ne è una che francamente mi fa impazzire. L’esame sierologico per individuare il livello di anticorpi in chi è guarito dalla malattia o di chi è stato vaccinato.
Questo tipo di esame cerca nel sangue la presenza di anticorpi contro il virus.
I nostri anticorpi contro il virus
Chi , come me, si è sottoposto a questo esame ematico, avrà letto nel referto due valori anticorpali: IgM e IgG.
IgM: indica il livello di anticorpi prodotti nella fase iniziale della malattia , solitamente appaiono al 4°-6° giorno dalla comparsa dei sintomi e che dopo qualche settimana scompaiono.
IgG: indica invece la quantità di anticorpi che la persona ha sviluppato a seguito di avvenuta guarigione o successivamente ad uno o più cicli vaccinali.
Ma questo tipo di esame ha valore scientifico?
La domanda sembrerebbe illogica se non addirittura assurda considerando il fatto che il sistema sanitario lo ha approvato, reso disponibile presso qualsiasi struttura medica pubblica e privata. Il costo si aggira attorno ai 25 euro.
Questi test quantitativi, che hanno un elevato grado di affidabilità e accuratezza, utilizzano sistemi di rilevazione con chemiluminescenza (CLIA) oppure sistemi immunoenzimatici (ELISA).
Attualmente vi sono diversi test sierologici quantitativi che hanno ottenuto l’EUA (Emergency use authorization) dalla Food and Drug Administration americana e possono essere utilizzati in tutto il mondo.
Alla luce di quanto abbiamo visto questi test sono autorizzati, efficaci e attendibili.
Eppure non utilizzano sotto forma di screening di massa questo strumento di verifica del livello immunitario delle persone guarite o vaccinate.
Perché sarebbe utile?
Ormai è evidente che la copertura vaccinale offerta dai quattro sieri attualmente autorizzati (Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson e AstraZeneca )ha un’efficacia variabile nel tempo e da persona a persona. Non tutti i soggetti ai quali vengono inoculati questi sieri rispondono nella stessa misura anticorpale. L’impatto protettivo su alcuni individui è alto, su altri meno. Su taluni nullo. Inoltre anche la durata nel tempo della copertura si sta rivelando meno efficace del previsto tant’è che si è giunti alla somministrazione di una terza dose di richiamo.
Il caso di Israele
Ne è un esempio evidente la situazione epidemiologica in Israele, Paese che vanta un tasso di vaccinazione fra i più alti al mondo dove, tuttavia, i casi d’infezione sono aumentati in maniera importante fra i vaccinati. Vero è che fra i contagiati che sviluppano la malattia, questa non evolve quasi mai verso forme gravi rendendo di fatto la vaccinazione (che peraltro a differenza di quella contro la rosolia o il morbillo che protegge per tutta la vita al 100%, non garantisce una schermatura totale nei confronti del virus per cui , anche se in percentuali basse, chi è vaccinato può infettarsi e infettare) una sorta di terapia preventiva più che una vaccinazione in senso stretto.
Uno screening di massa attraverso il test sierologico sembrerebbe quindi, alla luce di questi dati, un mezzo utilissimo per verificare il livello di immunità nei vaccinati e nei guariti dal Covid.
Si eviterebbero inutili e pericolose vaccinazioni. Si potrebbero in questo modo risparmiare moltissime dosi che potrebbero essere destinate a fasce di popolazione più a rischio e si eviterebbero sovraccarichi del sistema immunitario con rischi di effetti collaterali da iperimmunizzazione.
Lo stesso approccio si ha in merito alla vaccinazione antitetanica. Chi ha ricevuto il ciclo vaccinale da bambino ed ha effettuato almeno un richiamo decennale, può sottoporsi ad un test sierologico per vedere se è ancora coperto da anticorpi contro il tetano prima di procedere con ulteriori richiami.
Può non servire una terza dose
Si scoprirebbe magari che chi ha ricevuto due dosi di vaccino anti-Covid è sufficientemente coperto da evitarne una terza. C’è anche chi anche a seguito di doppia inoculazione non ha sviluppato anticorpi. O chi, guarito , ha un livello anticorpale addirittura superiore a chi di dosi ne ha ricevute due.
Si avrebbe un’idea decisamente più chiara di come le guarigioni e le vaccinazioni abbiano un impatto , a livello di protezione immunitaria, sulla popolazione.
Il mondo scientifico (decine di studi pubblicati sulle più illustri riviste scientifiche tra cui Nature e The Lancet) è ormai concorde con l’affermare che l’immunità naturale sviluppata a seguito della malattia sia estremamente efficace, anche nei confronti delle varianti, abbia una durata nel tempo di almeno un anno e riduca praticamente a zero il rischio di contrarre il Covid una seconda volta.
Molti vaccinati si infettano comunque
Eppure il test sierologico non viene tenuto in considerazione. Perché?
Mio padre ha contratto il Covid a marzo di quest’anno. Chi avrebbe dovuto curarlo lo ha invece lasciato in “vigile attesa”. Dopo una settimana è stato ricoverato in ospedale con polmonite bilaterale interstiziale. Mio padre , per una serie di disguidi burocratici, non era stato ancora vaccinato. L’appuntamento previsto era stato rimandato di alcune settimane. Dopo un mese di ospedale è fortunatamente guarito e tornato a casa, Ha ricevuto il green pass con validità di sei mesi. Alla scadenza si è sottoposto a test sierologico e il suo livello di anticorpi è risultato altissimo al punto che nessun medico lo autorizza a vaccinarsi. Così mio padre è finito nel limbo di quelle persone che sono immuni ma non hanno diritto al green pass.
Le parole di Mario Tozzi
Lo stesso Mario Tozzi, divulgatore scientifico di fama nazionale e paladino della vaccinazione e del Green pass, ha dichiarato ai microfoni di Radio Radio, durante la trasmissione “Un giorno speciale “ rispondendo a un ascoltatore che raccontava di trovarsi in una situazione simile a quella di mio padre, che “Non tenere in considerazione il test sierologico è una stortura burocratica “.
Ritengo profondamente ingiusto, frustrante e assurdo il fatto che il Governo abbia lanciato una campagna vaccinale tra molte incertezze e discrepanze (dichiarazioni contrastanti in merito al vaccino AstraZeneca, cocktail di vaccini diversi fra loro, mancato rispetto dei tempi di somministrazione tra prima e seconda dose così come indicato dalle case farmaceutiche, Green pass di 9 mesi ai vaccinati e 6 mesi soltanto ai guariti e molto altro ancora).
Come pure c’è amarezza per il fatto che alcune certezze scientifiche sostenute da studi pubblicati non vengano prese in considerazione.
Le trasmissione televisive che trattano l’argomento Covid sono ormai degli show che poco spazio lasciano alla vera informazione scientifica.
Necessità di risposte chiare
A di la dei terrapiattisti e dei no vax, che fortunatamente rappresentano in realtà una fetta decisamente marginale di chi protesta contro Green pass e vaccini, vi sono persone che vorrebbero semplicemente avere delle risposte chiare e certe, ma soprattutto coerenti e scevre da sospettabili interessi politici e economici.