Guerra Russia-Ucraina: Zelensky rinuncia alla Nato ma Putin continua il massacro
Continua senza sosta dopo tre settimane l’invasione russa nel territorio ucraino. Un massacro che sembra non trovare compromessi: Mosca chiede neutralità, mentre Kiev la rifiuta insieme all’entrata in Nato
Dopo più di due settimana dalla scoppio della guerra in Ucraina ancora sembrano lontani gli accordi tra le due nazioni.
Il presidente Zelensky, dopo aver assistito all’assedio di molte città ucraine come Kiev, Mariupol, Zaporizhia e l’inarrestabile avanzata russa, ha dichiarato apertamente di rinunciare alla possibilità di entrare nella Nato.
Tuttavia, nonostante il passo indietro dinanzi a uno dei motivi apparentemente scatenanti della guerra, questo non sembrerebbe bastare per fermare l’invasione dell’Ucraina.
Infatti, il presidente russo Vladimir Putin sembra avere altri piani per questa campagna militare. Come sottolinea in una nostra intervista per il nostro quotidiano RomaIT, il giornalista ed esperto di politica estera Marco Guidi ”Putin non sembra cedere, ma probabilmente si spingerà fino ad invadere la Moldavia e la Transnistria”. Quest’ultima è una repubblica dichiarata indipendente, ma “vista come uno stato cuscinetto tra la Moldavia e l’Ucraina”.
Questa è una possibilità che Guidi nella sua analisi non esclude, ma che vuole tenere come una remota possibilità soprattutto perché potrebbe portare dure conseguenze per tutti gli stati Nato.
“La Moldavia non è un territorio Nato e ha un esercito quasi inesistente dunque la sua invasione“, sottolinea Guidi, “potrebbe avvenire senza grandi forzi“. Questo ovviamente non potrebbe avvenire senza conseguenze.
Zelensky dichiara aperte le trattative. Putin non sembra voler scendere a compromessi
Nonostante l’apertura da parte di Zelensky di voler trattare sulle repubbliche separatiste del Donbass e della Crimea, Putin non sembra voler scendere a compromessi.
La Russia continua ad attaccare e minare sul territorio ucraino. Nella giornata di ieri la flotta russa ha cominciato ad attaccare Odessa, mentre le milizie russe hanno distrutto il teatro di Mariupol utilizzato come rifugio per i civili.
Inoltre, oltre a essere colpiti luoghi simbolici dell’Ucraina, i russi non si fermano dinanzi agli ospedali. Infatti, come è successo nella città di Mariupol è stato attaccato l’ospedale pediatrico della città che ha visto coinvolgi almeno 17 feriti.
“Bombardare un ospedale dei bambini è la prova definitiva che è in corso il genocidio degli ucraini”, sottolinea Volodymyr Zelensky.
Tuttavia, Mosca ha respinto le accuse per il bombardamento dell’ospedale pediatrico e il portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zakharova, ha sottolineato che i “battaglioni nazionalisti” avevano costretto pazienti e personale a lasciare l’ospedale per usarlo come base per operazioni di guerra.
Negoziati in corso: Mosca chiede neutralità, ma Zelensky rifiuta
Anche nella giornata di ieri, 16 marzo, Zelensky continua a chiedere la no-fly-zone. Una richiesta sicuramente necessaria dato il terrore che fino alla mattinata di oggi, 17 marzo, Kiev e altre città hanno vissuto. Infatti, proprio questa mattina è finito il coprifuoco durato ben 36 ore durante il quale i civili non potevano lasciare il loro “luogo sicuro”.
Kiev questa mattina si è svegliata semidistrutta dopo lunghi giorni di attacchi sui civili con i missili e sorvolata da aerei militari.
Nonostante l’evidente necessità della richiesta del presidente ucraino, la Nato non può decidere di muoversi verso una no-fly-zone poiché, come ha sottolineato il giornalista di esteri Giampiero Gramaglia, questo porterebbe all’entrata in guerra di tutti gli stati alleati e dunque a una terza guerra mondiale.
Dunque, il massacro continua e la fine della guerra non sembra alle porte. Durante i negoziati i russi hanno avanzato la proposta che prevede la neutralità da parte dell’Ucraina seguendo il modello austriaco e svedese. Ma questo compromesso viene rifiutato dal fronte ucraino poiché dato che “l’Ucraina è ora in uno stato di guerra diretta con la Russia, il modello può essere solo ucraino“, afferma Zelensky.
Usa e Cina si incontrano a Roma. Svizzera si propone come sede per le trattative
A Roma negli scorsi giorni il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Jack Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi. Un faccia a faccia durato ben 8 ore.
Tuttavia, come afferma lo stesso Guidi la Cina non sembra aver definito la sua posizione, ma anzi resta ancora un’incognita. “Lo schieramento della Cina cambierebbe le sorti del conflitto, sia se dovesse decidere di appoggiare Putin apertamente sia se non dovesse astenersi o schierarsi con la Nato“.
Gli americani hanno cercato di ribadire a Pechino che “qualsiasi intervento a supporto a Mosca, militare o economico, comporterà delle implicazioni“.
Mentre c’è chi cerca di capire le mosse e le intenzioni degli stati ancora non schierati in un conflitto che dura ormai da tre settimane, la svizzera ha deciso di proporsi come sede per le trattative.
“Questo non porterà sicuramente alla risoluzione del conflitto, ma è un passo importante“, sottolinea Guidi.