Guglielmo Marconi, “Lo scrigno parlante” e il valore delle radio libere
Il sistema delle radio libere costituì un modello di pluralismo, libertà e sviluppo e il Paese per alcuni anni crebbe all’attenzione mondiale
Splendida presentazione di un nuovo documentario dal titolo “Lo scrigno parlante” , che parla dell’invenzione della radio per opera di Guglielmo Marconi. L’anteprima privata, a cui abbiamo partecipato sia in veste di responsabile Rapporti Istituzionali della REA (Radiotelevisione Europee Associate).
Il salotto letterario dell’Intelligenza Artificiale
Sia in veste di Presidente del Salotto letterario della I.A. dell’ENIA (Ente Nazionale Intelligenza Artificiale) ha permesso di vedere una splendida ricostruzione storica, non solo di come è nata questa invenzione che ha cambiato il mondo e quindi è alla base di tutti gli altri media di massa ,ma anche del seguito.
Il documentario, (prodotto da Cinecittà 3, regista Vittorio Muscia), che sarà presto disponibile su Amazon non è limitato alla RAI ma abbraccia tutta l’evoluzione del settore Radio, dall’inizio 900 ad oggi, e proprio questo fa la differenza perché consente allo spettatore di capire un secolo di sviluppo delle comunicazioni che pian piano dal telegrafo senza fili (che ha salvato vite umane e consentito alle navi in mezzo all’oceano di essere collegate) è passato alla radio e infine alla televisione.
La radio nella prima parte del 900 è stata il mezzo di comunicazione sovrano per rapidità e pervasività popolare. L’immissione della TV negli anni 50 del secolo scorso mise in crisi la centralità della Radio nelle famiglie (e il televisore prese il posto della radio in tutti i salotti).
Parve la fine del sistema radiofonico! Ma contemporaneamente, la nascita e diffusione dei transistor consentì la miniaturizzazione degli apparecchi e riuscì a migliorarne enormemente la ricezione (HIFI) cosicché la Radio recuperò un posto importante nella trasmissione in mobilità.
Fine della radio? Giammai!
I giovani cominciarono ad usarla in viaggio, in auto, in spiaggia e così via. Fu la seconda vita del sistema radiofonico. Ma una nuova svolta si ebbe nel 1974 con la nota sentenza della corte Costituzionale che sanciva la libertà di Etere, una svolta verso il pluralismo e la liberta.
Subito nacquero decine, centinaia di Radio libere e l’ITALIA costituì un fenomeno sui generis di ricchezza e pluralismo di idee. Ad esso si accompagnò la nascita del Made in Italy che alcuni scioccamente credono legato genericamente al nome Italia, mentre il Made in Italy nasce dal territorio (i borghi storici) dalla storia, dal pluralismo, e il sistema delle radio libere e tv libere ha dato voce a questa pluralità creativa.
Questo ha costituito il primo gradino per accedere poi ai media nazionali e infine alla comunicazione e notorietà Internazionale.
Oltre 2000 antenne libere hanno valorizzato il nostro Paese: un fenomeno unico a livello mondiale di libertà, di pluralismo e di fantasia. Le radio libere, ad esempio quelle musicali, hanno fatto la storia della canzone italiana che in quegli anni si è affermata nel mondo.
Perché i cantautori trovavano la loro palestra iniziale nelle radio libere, in cui potevano farsi conoscere. Naturalmente poi era il sistema nazionale che li incoronava ,ma superando il Monopolio RAI si evitava una strozzatura e un collo di bottiglia che avrebbe fermato l’ondata innovativa. Poi magari la rai sanciva un successo che era stato avviato localmente. Fu l’epoca del Cantagiro, di Sanremo, del Festival bar, dei cantautori sempre innovativi, del successo mondiale.
Le radio libere
Il sistema delle radio libere costituì un modello di pluralismo, libertà e sviluppo e il Paese per alcuni anni crebbe all’attenzione mondiale, finché fu attaccato da forze ostili a questa crescita. Ma è un’altra storia che qui non vogliamo trattare. Il documentario evidenzia molto bene tutto questo percorso di decenni di sviluppo delle radio, del Made in Italy, e del nostro Paese, ecco perché un documentario innovativo da non perdere.
Nuove sfide e nuove svolte attenevano però le radio libere, alcune positive: lo sviluppo del web, dei social, che in parte hanno fatto concorrenza, ma in parte hanno favorito le radio che sono passate sul web.
Va detto però che c’è stata anche una svolta negativa, costituita da leggi limitatrici e liberticide, che hanno attaccato il sistema Radio Tv libero limitandolo in tutti i modi e con ogni pretesto burocratico (assurdo), e limitando le libertà col risultato che oggi si vede di conformismo, mediocrità e appiattimento in tutti i campi (inutile fare una Scuola del Made in Italy, se poi se ne tagliano le radici!) del ruolo libertario delle radio libere ho parlato molto nel libro Astrolìa e il mistero delle tre cattedrali, non a caso il libro è stato discusso a Spoleto (#festivalduemondi) per iniziativa dell’associazione Spoletofestivalfriends, proprio per i richiami al ruolo del pluralismo in difesa dei diritti oggi minacciati.
La REA ha partecipato in prima linea a tutte queste battaglie delicate, a favore delle Radio Libere e TV locali, fino alle più recenti, ma ad un certo punto la svolta burocratica è stata così forte che purtroppo molte emittenti sono state letteralmente soppresse.
Un atto di radiocidio
Un vero e proprio Radiocidio! E non a caso l’indebolimento dell’emittenti locali ha danneggiato sia l’economia dei territori (desertificandoli) sia il made in Italy, sempre più in difficoltà perché vive sugli allori ma non riesce più , dopo le figure epiche dei creatori degli scorsi decenni, a far decollare novità e creatività.
Una follia che ha danneggiato il Paese e l’economia, una follia che dura tuttora perché nessuno ha fatto un’analisi corretta di questa crisi.
Il documentario Lo scrigno parlante (titolo che appunto richiama l’apparecchio radiofonico) ha ben illustrato tutta questa storia, le sfide vinte, le sfide perse, il ruolo della REA che ha collaborato attivamente al documentario, che a sua volta contiene interventi di due rappresentanti REA, il Presidente Antonio Diomede e Tonino Luppino (storico esponente delle Radio Libere nel Mezzogiorno).
Il documentario mette altresì in rilievo alcuni episodi in cui la presenza di radio locali libere è stato decisivo, e così Radio Cologno durante la Pandemia, la Radio nei primi soccorsi dopo il terremoto del’Aquila, e Radio Cento Passi e il ruolo di Tonino Impastato nelle battaglie contro la Mafia.
Oggi però l’ultima sfida è quella dell’Incontro tra Radio Libere/TV libere e Intelligenza Artificiale a cui come Presidente del Salotto I.A. dell’ENIA sono particolarmente interessato.
Perché ci occupiamo di creatività, letteratura, arte, spettacolo e intrattenimento e quindi ci occuperemo anche di Radio e TV che usano tutti questi strumenti e i loro rapporti (insieme al sistema correlato e cioè l’indotto).
Il futuro dell’I.A. nella radio
Rinviamo le nostre strategie e il nostro approccio al tema IA e comunicazioni radio-tv, ad altre sedi per ora ci limitiamo ad inserire un’intervista che delinea le nostre mosse.
Diciamo però che l’I.A. potrà colpire l’occupazione del settore Radio e TV come già fa in altri settori ,ma potrà anche farsi strumento per trasmissioni più efficaci a minor costo. Discuteremo di questi temi con tutti i soggetti interessati (attori, registi, conduttori, speaker, ideatori di format, tecnici etc.), perché se non si attrezzano per capire il ruolo dell’I.A. nel sistema delle telecomunicazioni rischiano di perdere un treno non più recuperabile, da qui l’invito a contattarci.
Ma la REA, al passo coi tempi ha istituito una pagina sul suo portale (REASAT.EU) dedicato all’I.A. in cui noi inseriremo interviste, approfondimenti e documentazioni di collegamento con l’ENIA di cui facciamo parte, proprio per sostenere questa transizione.
Valuteremo anche un progetto per raccogliere e conservare tutto l’immenso patrimonio storico culturale delle emittenti libere che rischia di andare perduta per miopia di coloro che dovrebbero sostenerlo, speriamo di ricevere ascolto dalle autorità preposte ma vale la pena ricordare un episodio che proprio all’inizio di questa storia riguarda l’inventore, Guglielmo Marconi, che cercò di brevettare le sue invenzioni in Italia ma incrociò il solito burocrate stupido che non solo non volle brevettare ma trattò il genio come pazzo.
Guglielmo Marconi e il brevetto inglese
Morale: Guglielmo Marconi brevettò la cosa in Inghilterra perché lì venne subito valutata e apprezzata, l’Italia perse un’occasione per primeggiare. E dopo un secolo? Il rischio è che la storia si ripeta perché la burocrazia in Italia è solo capace di distruggere e impedire innovazione, con una miopia folle.
Ma la REA e l’ENIA combatteranno queste battaglie di libertà e innovazione fino in fondo, unici a fare proposte concrete tra i moltissimi che credono di fare innovazione importando modelli esteri ma distruggendo quelli (veramente originali) prodotti qui.
E speriamo che il documentario Lo scrigno parlante, possa aiutare ad aprire nuove strade.