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Ho sognato la Destra di Tony Augello: il Fascismo e la forma dell’acqua

Chi accetterebbe di essere definito “fascista” avendo a modello Tony Augello, così come era stato “appellato” dal fantomatico speaker di Radio Proletaria?

Romait.it_Tony Augello

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Eravamo agli albori dei mitici anni ’80 e la telefonata inaspettata di una mia compagna di scuola non era arrivata per l’invito a una ennesima festa (di quelle che si organizzavano da matricole del Liceo, nelle abitazioni private e con impianti stereo non sempre ottimali), ma per avvertirmi, non senza una certa concitazione, che “Radio Proletaria” aveva diramato una lista dei “fascisti da castigare”. In questa “black list” era presente anche il mio nome, Tony Augello.

Tra i fascisti da castigare, Tony Augello

Sorpreso da tanta “notorietà”, al di fuori dei confini dell’EUR, per quanto non ritenessi di aver compiuto alcuna azione particolarmente violenta (a eccezione di qualche scaramuccia nei corridoi della scuola), più inorgoglito che impaurito, avevo risposto di essere pronto a ogni evenienza, “forte” del mio tesserino di pugile novizio.

Quando, dopo pochi giorni, con l’intento evidente di “farmi la festa” si era presentato sotto casa un gruppo di “compagni”, o “zecche”, o “pelosi” che dir si voglia e senza offesa (visto che in quel periodo questi erano gli epiteti normalmente usati e “accettati” per indicare i giovani “comunisti” in contrapposizione alla altrettanto offensiva terminologia entomologica utilizzata dalla controparte), non avevo esitato un attimo ad affrontarli a viso aperto con la più consapevole delle incoscienze.

Purtroppo per loro, e fortuna per me, non ero il Tony Augello che stavano cercando. E per quanto, allora come oggi, il pensiero unico ritenesse comunque “giusto” esercitare violenza fisica su chi potesse anche solo “sembrare” un fascista (e io sicuramente secondo loro rientravo in questa categoria), i quasi dieci anni di differenza anagrafica, piuttosto visibili tra me e il giovane frontista missino mio omonimo, avevano indotto i componenti di quella spedizione punitiva a desistere su quell’impari confronto.

Cosa significava essere fascista ai tempi della scuola

Ma da quel momento, per quanto distanziati dall’età e dai contesti di vita, ho sempre seguito con curiosità le gesta politiche del mio più illustre omonimo.

Va detto che in quel periodo, per molti di noi, nei primi anni di Liceo, essere di Destra all’indomani degli anni di piombo, era un fattore più che altro estetico oltre che modaiolo e legato al quartiere o alla scuola di appartenenza, prima ancora che alla consapevolezza dei valori espressi. Solo con il tempo e con lo studio avremmo capito, e non tutti, gli ideali fondamentali legati alle nostre croci celtiche che, orgogliosamente ostentate, ci avrebbero accompagnati, “croce e delizia”, per sempre.

Da molto tempo avrei voluto scrivere su Tony Augello, storico dirigente missino della “corrente” rautiana, scomparso nel 2000 all’età di appena 44 anni, ma per una particolare forma di pudore e di rispetto avevo mantenuto inevaso questo desiderio.

Lo stesso pudore e rispetto che mi aveva spinto a rifiutare diverse candidature elettorali cittadine a pochi anni dalla scomparsa del politico mio omonimo, quello “originale”.

Eppure, ancora adesso, a un quarto di secolo dalla prematura scomparsa del dirigente UGL, sono tantissime le testimonianze commosse di stima e considerazione che un po’ “abusivamente” ricevo in virtù di un legame basato sulla completa omonimia (nome, cognome e soprannome) ma anche sull’affinità ideologica.

L’ideale politico al servizio della politica

Tony Augello, esempio virtuoso del “fascista in quanto missino”, che oggi sarebbe stato identificato dai sinistri benpensanti come appartenente alla estrema Destra, era stato uno dei primi a saper trasformare molti di quegli ideali legati a una primitiva simbologia di croci e rune celtiche oltre che di aquile romane, in un nuovo strumento al servizio della politica.

Era la vera Destra Sociale, concepita finalmente come forza di governo, aperta a quelle che oggi chiamiamo coalizioni, basate però sulla condivisione dei primari valori irrinunciabili che i “fanpagisti” comunque non esiterebbero a definire come espressione di Fascismo.

Una “Destra Sociale” oggi sconosciuta ai più giovani e a quei superficiali militanti del neo-conservatorismo meloniano che, con “maturità da tredicenni”, imbrattano il significato di gesti e motti provenienti dall’antica Roma o dalla mitologia celtica, che solo con la contestualizzazione storica possono essere spiegati e “giustificati”.

Tony Augello a favore degli ultimi

Una Destra, quella di Tony Augello, attenta ai lavoratori che non accettavano di piegarsi al sindacalismo di “regime”, impegnata nel favorire il riscatto delle periferie cittadine e dei giovani meno abbienti, lottando soprattutto per i quartieri più degradati delle città e non perdendo mai di vista la preminenza del sociale sull’economia. Una Destra mai razzista né xenofoba, capace di “fare” la politica attraverso la politica e non con la propaganda.

Una vita, quella di Tony Augello, vissuta da missino e quindi da “fascista”, secondo la vulgata comune e comunista, da “vinto tra i falsi vincitori”. Capace di combattere con maggior forza le battaglie, ieri destinate alla sconfitta ma risultate prodromiche alla vittoria che oggi si assapora in tutta Europa, malgrado i distinguo necessari.

Da dirigente di Alleanza Nazionale, ricordava così la sua storia missina: “Del Msi mi piaceva lo stare spalla a spalla con gli altri, la condivisione di qualcosa di importante ma di indefinito. Il Msi era il grande diverso in un Paese in cui tutti correvano ad abbracciare il vincitore. Non mi pento di niente, rifarei tutto”.

A onor del vero, per quanto chiunque, incusi molti degli avversari, abbia espresso parole di stima assoluta e riconoscenza, nessuno tra i suoi compagni di camerata e forse anche il suo amato e compianto fratello Andrea, è riuscito fino in fondo a proseguire la strada indicata e intrapresa da Tony. Diciamo pure che Tony, con ogni probabilità, nel rimanere così nobile e fedele a sé stesso e ai suoi ideali, sia stato “avvantaggiato” dalla prematura scomparsa e quindi non esposto troppo a lungo alle contaminanti radiazioni della politica del nuovo millennio.

Anche se il delfino di Pino Rauti aveva già saputo dimostrare di essere immune ai richiami corrotti del potere gestito, grazie alla visione romantica ed avventurosa di chi ama essere un vero cavaliere celtico, come il mito vuole.

Era il modo di vivere la “Destra” da parte di Tony Augello

Una Destra di chiara e mai rinnegata provenienza missina, dunque “irrimediabilmente fascista”. Un essere di “Destra” per cui valeva la pena combattere delle battaglie impari e forse già perdute, come in quell’occasione che mi aveva visto protagonista nei primi anni del liceo e che solo molti anni dopo, col sorriso di entrambi, avevo condiviso con lo stesso Tony, nell’unica circostanza in cui ebbi la fortuna di parlarci ( gli dissi: “….comunque, non ti ho fatto fare brutta figura!!”.)

Adesso, immaginiamo per un attimo che a 100 anni dalla sua affermazione e a 80 dalla sua caduta, si possa utilizzare con “tranquillità costituzionale” il termine FASCISMO, avendo però come presupposto naturale la consapevolezza che qualunque ideologia, in quanto costruita dall’uomo, religioni incluse, possieda al suo interno anche il seme del fallimento e della propria decadenza.

Immaginiamo ancora che l’utilizzo del termine “fascista”, al netto del significato regalatoci dalla storia (scritta dai vincitori e dal codazzo dei falsi eroi) non sia nella esclusiva disponibilità di un determinato schieramento politico culturale che dolosamente ne deforma ogni sfaccettatura con il solo miserevole intento di criminalizzare il nemico di turno, nel perenne mantenimento del potere acquisito.

Chi accetterebbe di essere definito “fascista” avendo a modello Tony Augello, così come era stato “appellato” dal fantomatico speaker di Radio Proletaria? Io sicuramente.

Perché Tony Augello è stato la Destra che avevo sognato

Perché anche il “Fascismo”, spogliato delle sue aberrazioni, dei suoi strumentali eccessi, delle sue colpevoli devianze, se virtuosamente interpretato da uomini e donne dell’era contemporanea, può avere la forma dell’acqua. Vitale, fluida, inarrestabile, capace di scorrere incurante degli ostacoli. Che va avanti per la sua strada, anzi, ne crea una tutta nuova, abbattendo le barriere del pregiudizio, pronta a dare il suo contributo alla evoluzione storica dell’essere umano.