“Ho vissuto con un santo”: intervista al maggiordomo del Papa
“Eravamo entrambi giovani, siamo invecchiati insieme”: Francesco Masella racconta Giovanni Paolo II
Come ha conosciuto Giovanni Paolo II?
Ho iniziato a lavorare al Vaticano come muratore nel 1961 e dopo sei anni mi hanno chiamato all’appartamento di Paolo VI per aiutare le suore e da quel momento sono rimasto per tredici anni con lui. Poi il Papa è morto ed è arrivato Giovanni Paolo I, che però è durato solo un mese. Quando hanno eletto Giovanni Paolo IIsono rimasto lì e ci ho fatto tutta la carriera: lui era giovane io ero giovane, siamo invecchiati insieme.
Quindi lei lo conosceva anche prima che diventasse Papa?
Sì, l’ho conosciuto che era ancora Cardinale quando veniva in visita da Papa Paolo VI. Ne venivano e ne vengono tanti, e molti li dimentichi: ma quando è entrato in casa dopo essere stato eletto mi ha riconosciuto subito e ha voluto che continuassi a lavorare per lui. Sono andato in pensione sette anni prima che morisse, ma ho comunque continuato a prestare servizio, fino alla fine.
Si era creato un bel rapporto tra lei e il Santo Padre?
Era come tra me e lei, così. Perché la mattina io dovevo stare lì alle 6:30. Quando arrivavo gli preparavo la cappellina per la messa che cominciava alle 7 per pochi invitati, al massimo quaranta persone. Quando poi gli altri erano andati via rimanevamo a fare quattro chiacchiere, io, lui e i segretari, e poi andava a fare colazione. Il rapporto era perfetto, come di famiglia. Già dai primi giorni in cui è arrivato e ci siamo presentati affermava di ricordarsi di me: “Mi devi far conoscere la famiglia”, mi disse, e il sabato dopo la messa ci ha ricevuto in una stanza a parte, soli. Voleva conoscere tutta la mia famiglia.
Quando si è ammalato ha mai dato segni di cedimenti nella fede? Non se l’è mai presa con Dio a causa del suo male?
Quando si è ammalato è stato molto triste… Io l’ho seguito fino alla fine. Quando stava in ospedale io ero rimasto a casa con le suore e i segretari a dare una mano, perché serviva di più l’assistenza in casa. Due stavano con lui all’ospedale ma in casa la situazione doveva andare avanti. Assolutamente no, la sua fede non è mai crollata, anzi forse era diventato ancora più raccolto. Pregava di più. Soffriva perché non riusciva a parlare ma era sereno, era buono. Era sempre lui.
Il Santo Padre ha mai visitato le zone intorno a Valmontone?
Come zona più vicina ha visitato Palestrina. Infatti una mattina mentre preparavo la messa gli dissi che era venuto proprio vicino casa mia, a soli 9 km di distanza. Gli dissi, così per scherzo, che l’avrei invitato volentieri a casa e lui rispose “dipendesse da me”, perché doveva sempre portarsi dietro la scorta.
Quindi non poteva fare dei viaggi da solo, in incognito?
No. Certe volte scappava e andava a sciare da solo, ma sennò era difficile che andasse in giro solo. Soprattutto dopo l’attentato. Quello è stata la rovina.
Mi parli dell’attentato. Com’era nei giorni successivi?
Mah, lui poveretto non andò mai contro quello che l’aveva aggredito, l’ha perdonato subito. Però è stato sei mesi all’ospedale e dopo quella volta è cominciato il decadimento. Io sono rimasto fino all’ultimo giorno. L’ho visto il giorno prima che morisse. Era di venerdì, perché il sabato mi ero preso un giorno libero da passare in famiglia e quindi sarei tornato in servizio il lunedì. Allora il segretario mi disse di venire a salutare il Santo Padre prima che se ne andasse. Quando l’ho salutato poveretto stava proprio male. In stanza con lui c’erano tre cardinali e i vescovi; io sono entrato e lui mi ha guardato, mi ha riconosciuto, e mi ha fatto segno con la mano di avvicinarmi. Mi ha chiamato anche se non ce la faceva. Allora io sono andato e lui mi ha messo le mani in testa, sarà stato cinque minuti così! Poi mi ha benedetto e io sono andato via. Da quel giorno non l’ho più visto.
Dopo che il Santo Padre è morto lei è andato via subito o è rimasto?
Sono rimasto per un altro mese e mezzo finché non è arrivato Benedetto XVI. Mi voleva far restare anche lui, ma poi non finivo più! Poi io facevo avanti e indietro da una vita perché ho sempre preferito tornare a casa, anche se mi cercarono un appartamento a Roma ai tempi in cui servivo Paolo VI. Ma io avevo mio padre anziano, abituato alla campagna, non potevo portarlo a Roma! Ma non mi ha mai dato peso alzarmi presto la mattina e tornare tardi la sera, spostandomi con i mezzi, nonostante fosse un lavoro impegnativo soprattutto quando venivano gli invitati o i giornalisti e bisognava preparare la sala.
Mi racconti un aneddoto particolare, simpatico, che riguarda il Papa.
Che riguarda lui? Per esempio la storia del grano: vennero dei vescovi un giorno, come sempre, che portarono una ciotolina di grano. Dopo finita la messa il Papa è venuto da me e mi ha detto: “Ma se questo si semina rinasce?”“E certo Santità!”ho risposto,“e allora possiamo provare a piantarlo?”“E dove lo mettiamo sulla terrazza? Allora oggi lo seminiamo”, risposi. Feci portare tutto quello serviva, un sacco di terra e una ciotola bella grande. Allora, capirai, erano tutti presenti sul terrazzo per la semina di questo grano! Verso le tre arriva lui, guarda come mettevo il grano, cioè lo poggiavo e lo ricoprivo con la terra, e poi mi fa “Dalle mie parti il grano non si mette cos씓e come Santità?”, ho risposto, ma ridendo e scherzando “si butta così”, rispose facendo il gesto di lanciare in aria i chicchi. “A terreno aperto si ma se io lo butto così qui non cresce niente!”, risposi io.È stata una cosa bella. Poi il grano è cresciuto bene, ma lui non poté vederlo perché si è ammalato ed è morto. Un altro episodio divertente riguarda un ritratto che gli avevano fatto, una cosa semplice a pennarello, bruttissima. Era bella grande ma lo fecero così male che neanche somigliava a lui. Allora stava poggiato al muro in attesa di essere portato al deposito; il Papa si gira e mi fa “ma questo sarei io? Si vede solo il cappello!”,“Ma Santità” gli dissi io “Questi l’hanno fatto così senza nemmeno guardare la foto sua!” Era fatto così male che ha fatto ridere anche lui! Starà ancora lì in deposito.
Sente la sua mancanza ogni tanto?
Eh si, è stata una perdita, proprio per la persona. È stato come se fosse scomparso uno di famiglia, avevamo fatto tutta la vita insieme. Lo ricordo sempre nelle mie preghiere. Era una persona degna di quella presenza. O almeno per come la vediamo noi, perché noi sappiamo solo quello che vediamo.Lui dentro casa era uno di famiglia non faceva sfoggio del suo potere, non se ne stava sempre chiuso nel suo studio ma girava per casa, con noi era molto gentile, una persona simpaticissima e scherzosa. Fuori si comportava come doveva, da Papa. Quando l’hanno fatto santo ho pensato “Vedi, ho fatto una vita con un santo!”.