Hungry Hearts
Film ispirato a “Il bambino Indaco” di Franzoso. Alba Rohrwacher e Adam Driver vincitori delle “Coppe Volpi”
Una madre è potente. Dare la vita: quale potere più grande? L’esasperato senso di protezione si mischia al sentimento più puro.
Ossessioni folli si alternano ad abusi incoscienti, in una pellicola che non vuole giudicare ma andare oltre, facendosi largo tra palazzi grigi come l’asfalto in uno scenario moderno e asettico, fatto di sagome e non di persone.
Si percepisce il malessere esistenziale di una donna fragile, alla ricerca di una stabilità naturalmente ed inevitabilmente impedita perché estrema, in un mondo che indebolisce lentamente. Il bambino indaco, la credenza vegana e le fissazioni alimentari sono solo il contorno di una trama ben più fitta, articolata e profonda.
Il legame viscerale madre-figlio entra, in punta di piedi e drammaticamente, all’interno della logica consumistica odierna: un figlio può dare il tipo di gioia che nessun altro oggetto di consumo, per quanto ingegnoso e sofisticato, potrà mai offrire.
Nonostante il traguardo sia stato raggiunto e superato, continuiamo a correre stremati. Costantemente insoddisfatti e malati cronici veniamo risucchiati da automatismi aggressivi, tecnologia gelida e cellulari rumorosi.
Respiriamo sporcizia, ma affannati e desiderosi ricordiamo ancora il profumo della terra e della sabbia bagnata. C’è chi urla e lotta senza freni e chi, in silenzio, costruisce serre sul tetto di casa. Chi coltiva un orto in giardino e chi difende il proprio corpo dai veleni di un sistema “geneticamente modificato”.
Diviene improvvisamente facile e scontato sapere cosa sia bene e cosa male. La cieca presunzione e le reazioni forti e incontrollate iniziano a spaventare chi, invece, ha semplicemente sensibilità e priorità differenti.
Diviene improvvisamente facile e scontato credere in qualsiasi cosa, perché per troppo tempo non si è avuto fede in niente. Il rischio è che si combatta questa battaglia con paraocchi e banali convinzioni, per nulla rivoluzionarie e prive di contestualizzazione, restando affamati d’amore e di vita.
“Chi fa scelte radicali diventa sordo… bisogna avere a cuore la nostra vita” (cit. Saverio Costanzo)