I call center continuano a chiamare. Il Registro pubblico delle opposizioni? Un flop
Le telefonate spam dei call center continuano ad arrivare e non solo la sera, a cena, ma in tutte le ore del giorno e addirittura di notte
Chi legifera e volesse veramente scrivere una legge potrebbe farlo utilizzando una sola, semplice riga. Come questa: “Vietato disturbare le persone a casa o al lavoro per vendere qualcosa, pena sanzioni“. Invece no, dopo l’istituzione del Registro pubblico delle opposizioni, che doveva essere a favore del cittadino che intende opporsi all’utilizzo del proprio numero telefonico, abbiamo visto riunioni, modifiche, varianti, aggiustamenti e varie fino all’infinito ma è stata partorita una legge malfatta, figlia di “madre ignota”.
Basta con le telefonate spam dei call center
Ma vediamo perché questa legge è così inutile, a distanza di più di un anno dall’ultima modifica.Tutto nasce agli inizi dell’anno duemila, quando moltissimi cominciarono a ricevere, soprattutto durante il pranzo e la cena, la telefonata di un non precisato call center che ti prospettava l’affare della vita. Ovvero di cambiare gestore di qualsivoglia servizio, per quasi azzerare la mitica cara bolletta.
Illusioni telefoniche che ad oggi non hanno avuto una soluzione, seppure in presenza, dal 2010, di una legge figlia di padre e madre ignoti. Legge che prevedeva il divieto ai proponenti operatori di non chiamare le utenze domestiche, se non dietro consenso. Furono esclusi, forse per fare un test, i numeri dei telefoni portatili. Si festeggiò ben poco, perché a fronte di quanto legiferato, il provvedimento si rivelò presto un flop e come fosse un irriverente appuntamento, il telefono riprese a squillare nuovamente. E non solo di sera durante la cena, ma anche durante tutte le ore del giorno (qualcuno denunciò: addirittura di notte).
Il consenso che non c’è, ma non serve a niente
Di nuovo proteste a non finire da parte dei consumatori e si scoprì che per magia il legislatore, bontà sua, aveva inserito una piantagione di norme cetriolo per l’ortolano cittadino. Ovvero: escludeva dalla legge coloro che avevano dato consenso dati, in tutti i contratti che avrebbero o avevano già sottoscritto. Contratti che andavano da quello assicurativo per le auto, per un abbonamento telefonico, di luce e gas, fino a quello più banale di una fidelity card per i punti premio del supermercato. Il tutto senza alcuna eccezione, cookies di internet compresi in questo, poco bucolico omaggio.
Passano gli anni e nel 2016 “l’agricolo legislatore” si accorge, dopo il crescente insorgere della nuova protesta dei molestati abbonati, che anche i loro cellulari cominciavano a trillare. Toccava così preparare, per “risolvere” questo altro problema, un campo più grande che doveva dare “cetrioli più belli” e rigogliosi con adeguata semina di 6 anni. Oggi, dopo questo ennesimo e sospirato parto, possiamo affermare che siamo liberi dagli stalker dei call center? Macché, dopo un copia e incolla preso dal precedente provvedimento, sono state aggiunte novità.
Ossia: ci possono chiamare anche call center esteri degli operatori italiani, con numeri usa e getta che non si possono bloccare. E per finire in bruttezza, la privacy. Cosa c’entra la privacy? Anche questa legge recita la sua parte in questa storia di fregature; infatti, girando in quasi tutti i siti del web, si apre la schermata della privacy, però con alcune modifiche rispetto a quella classica, nella quale sono accorpate righe, che nessuno legge. Con la quasi invisibile autorizzazione al consenso del trattamento dati e invio degli amari cookies (biscottini), da gustare con poco piacere.
Bel colpo con destrezza, studiato per rendere felice qualcuno? Forte è il sospetto. Per non parlare della posta elettronica ormai piena di messaggi pubblicitari, che una volta rifiutati come spam, per arcana magia ritornano, anche impedendo l’arrivo di mail utili. E a noi semplici sudditi non rimane altro che maneggiare questo gomitolo di filo spinato. Con la speranza che arrivi qualche equilibrato rappresentante delle istituzioni, che ci aiuti a sbrogliare la puntuta matassa e riscriva la legge in una semplice riga…
“Vietato disturbare le persone a casa o al lavoro per vendere qualcosa, pena sanzioni (vere)”.
Marcello Pichierri