I Cardinali non hanno letto il Vangelo: perché i Principi della Chiesa vivono in case di 500 mq?
Il voto di povertà nella religione cattolica è la scelta volontaria di umiltà, un voto a Dio di conservarsi in tale stato per tutta la vita
Perché i Principi della Chiesa risiedono in case di oltre 500-800 mq? Non dovrebbero seguire l’insegnamento di Cristo e votarsi alla povertà o per lo meno non fare sfoggio di una ricchezza sfacciata, quando ci sono milioni di famiglie sofferenti, povere, senza un tetto e senza prospettive?
Il voto di povertà nella Chiesa
Il voto di povertà è, nella religione cattolica e in altre forme di cristianesimo, la scelta volontaria di uno stato umile, confermato dal voto a Dio di conservarsi in tale stato per tutta la vita, come mezzo alla propria perfezione spirituale ed è uno dei più importanti Consigli evangelici. Però questo i Cardinali, i Principi della Chiesa cattolica, se lo sono scordato o non l’hanno proprio letto. Come qualcuno pur dovrebbe sapere, perché dubito che la maggioranza degli Italiani ne sia a conoscenza, dopo l’autorità del Papa, che presiede la Curia romana, ci sono le varie Congregazioni e i Pontifici Consigli.
I Cardinali costituiscono il vertice più alto della gerarchia ecclesiastica e sono loro ad eleggere il Papa (solo 126 sono votanti, altri 101 non votano per superati limiti di età). Mi sembra quindi logico che debbano avere un trattamento e un’attenzione degna del loro rango. Ma se in medio stat virtus , loro sono molto al di là di quella soglia.
Abrogate le norme di favore per i cardinali
I mega attici o i grandi appartamenti nella zona intorno a San Pietro, per i quali i canoni vaticani sono comunque spesso inferiori a quelli del mercato di Roma, non saranno più concessi a titolo gratuito o con sostanziosi sconti. La notizia, trapelata su alcuni siti conservatori, viene confermata dal Vaticano. Con un Rescritto seguito all’udienza concessa il 13 febbraio scorso al prefetto della Segreteria per l’Economia, Maximino Caballero Ledo, Papa Francesco ha dunque disposto l’abrogazione di tutte le disposizioni che consentono l’utilizzo gratuito o a condizioni di particolare favore degli immobili di proprietà delle istituzioni curiali e degli enti che fanno riferimento alla Santa Sede, comprese le Domus.
“Tutti facciano un sacrificio” chiede Papa Francesco
Si tratta di una decisione – si legge nel Rescritto – presa “per far fronte agli impegni crescenti che l’adempimento al servizio alla Chiesa Universale e ai bisognosi richiede, in un contesto economico quale quello attuale, di particolare gravità”, con la conseguente necessità “che tutti facciano un sacrificio straordinario per destinare maggiori risorse alla missione della Santa Sede, anche incrementando i ricavi della gestione del patrimonio immobiliare”.
È uscito nel frattempo Via Crucis, il libro di Gianluigi Nuzzi che mette a nudo tutti i fasti dei cardinali. I cardinali vivono in dimore principesche da 500 a 800 metri quadrati. E l’affitto non gli costa nulla. In pratica Nuzzi svela quella che è la vera finalità del Papa venuto dalla fin del mundo, dove la Chiesa ha radici diverse e non è solo uno strumento di potere ma anche un’opera di bene.
“Nel cuore pulsante della Chiesa c’è un buco nero che Francesco scopre dopo molte difficoltà: una malagestione che diventa truffa e raggiro. Grazie alla task force che ha messo in piedi con un colpo di mano senza precedenti, il papa riesce ad accertare che i costi della curia vengono sostenuti impiegando i fondi destinati ai bisognosi. Uno scandalo. I soldi che arrivano in Vaticano, mandati dai cattolici di tutto il mondo per le opere di carità, non finiscono ai poveri ma servono per colmare i buchi finanziari generati da alcuni cardinali e dagli uomini che controllano l’apparato burocratico della Santa sede”.
In ballo c’è la credibilità della Chiesa del terzo millennio
Qualcuno l’ha chiamato Vatileaks. Uno scandalo in Vaticano. Ma uno scandalo che rischia di fare del bene alla Chiesa di Papa Francesco, perché va nel senso auspicato da milioni di fedeli, stanchi di vedersi defraudati dei loro beni, a vantaggio di una casta di prelati spesso connessi con poteri occulti: dalla massoneria, alle mafie, proni al potere industriale e militare, lontani dai bisogni della parte più povera della popolazione.
“A me fa male quando vedo una suora o un prete con la macchina ultimo modello – afferma Papa Francesco nell’udienza generale del 6 luglio 2013 – ma non si può… La macchina è necessaria per fare tanto lavoro, spostarsi di qua e di là… ma prendetene una umile. Se ne volete una bella, pensate ai bambini che muoiono di fame… Giustamente a voi fa schifo quando vedete un prete o una suora che non sono coerenti“.
Non a caso questo Papa ha scelto il nome di Francesco, pur essendo gesuita, o forse proprio per questo, sa che l’essenza del suo pontificato, nel terzo millennio, o riporta la Chiesa là dove deve stare o si rassegna a una inevitabile crisi di credibilità, che già sta mietendo vocazioni e partecipazioni.
Mentre a Lampedusa si muore in mare i Cardinali restano arroccati nella loro reggia
Bergoglio è sempre pronto ad aiutare i poveri. Questo deve essere il diktat della sua interpretazione di Chiesa Cattolica. Invita i senzatetto nella Cappella Sistina e chiede ai responsabili degli istituti religiosi e degli enti che fanno riferimento alla Chiesa di ospitare negli immobili in disuso tutti coloro che ne hanno bisogno. Lo stesso fa per gli immigrati. È il primo a correre a Lampedusa quando si rovesciano i barconi nel Mediterraneo. I cardinali sembrano allinearsi al nuovo corso. Ma è una sintonia solo a parole. Come riporta proprio Nuzzi, in Vaticano inizia a girare una battuta sarcastica: “Hanno lasciato le auto blu, le berline, nel garage, ora vanno in giro con le piccole utilitarie, le 500, le Fiat Panda, ma vivono sempre nelle stesse regge“.
I cardinali si concedono ogni genere di lusso. Sui giornali è finita la storia della casa del cardinale Tarcisio Bertone che, avendo unito due appartamenti all’ultimo piano di Palazzo San Carlo in Vaticano, abita in una residenza da 700 metri quadrati.
Regge da parecchie centinaia di metri quadri per i Principi della Chiesa
Ma da quello che appare leggendo Via Crucis l’attico di Bertone è la regola, non certo l’eccezione. “Basti verificare come e dove vivono i porporati che occupano le posizioni più alte nella gerarchia per capire dove vanno a finire i soldi destinati alla carità – scrive Nuzzi nel suo libro-inchiesta – nelle case lussuose del cuore di Roma, realtà inimmaginabili per gran parte dei cattolici, da fare invidia perfino alle star di Hollywood“. Secondo le prove portate dal giornalista, anche i cardinali vivono in dimore principesche da 400, 500, anche 600 metri quadrati.
“Vivono da soli o con qualche suora missionaria come assistente, colf, cuoca e perpetua, meglio se proveniente da un paese in via di sviluppo, sono appartamenti costituiti da sale di ogni tipo: d’attesa, della televisione, da bagno, dei ricevimenti, da tè, della biblioteca, dell’assistente personale, del segretario, d’archivio, della preghiera. E ancora camere, cucine e dispense. Residenze in edifici da favola, come lo splendido palazzo del Sant’Uffizio, subito dietro il colonnato di piazza San Pietro: risale al Cinquecento e un tempo ospitava il tribunale dell’inquisizione, l’appartamento più grande, ben 445 metri quadrati, è andato al cardinale Velasio De Paolis, ratzingheriano di ferro, classe 1935, presidente emerito della Prefettura degli affari economici della Santa sede.
Con una casa da 409 metri quadrati gli fa compagnia il cardinale sloveno Franc Rodé, ottantun anni, già arcivescovo di Lubiana e amico personale di Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo sospeso dal ministero per gravissimi atti di pedofilia. È uno dei membri, tra l’altro, del Pontificio consiglio della cultura. Il cardinale Kurt Koch, invece, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, deve accontentarsi di una casa di 356 metri quadrati“.
In via della Conciliazione un altro gruppo di porporati vive nell’agiatezza
Un altro gruppo di cardinali vive in un bel palazzo vicino a via Conciliazione. “Qui sfiora i 500 metri quadrati la dimora del canadese Marc Ouellet, classe 1944, prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina. Il cardinale Sergio Sebastiani, ottantaquattro anni, membro tra l’altro della Congregazione per i vescovi e di quella per le cause dei santi, vive in 424 metri quadrati. Va ricordato che tutti i porporati al di sopra degli ottant’anni conservano un ruolo soprattutto simbolico e non hanno più diritto al voto in conclave per superati limiti di età“.
E ancora: “Lo statunitense Raymond Leo Burke, classe 1948, patrono del sovrano militare ordine di Malta, è a suo agio in 417 metri quadrati, così come il polacco Zenon Grocholewski, classe 1939, dal marzo scorso prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica. A lui una residenza di 405 metri quadrati. A pochi passi, sempre nel quartiere romano di Borgo Pio, una residenza principesca di 524 metri quadrati è abitata dal cardinale americano William Joseph Levada, nato a Long Beach, classe 1936, fedelissimo di Ratzinger, che nel 2005 lo ha voluto suo successore come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Nel 2006 Levada è stato chiamato a testimoniare, a San Francisco, sugli abusi sessuali commessi su minori da alcuni preti dell’arcidiocesi di Portland, dove è stato arcivescovo dal 1986 al 1995. Era l’autorità responsabile dei preti poi risultati colpevoli di abusi”.
Abituato al gran lusso, il cardinale ha avuto uno spiacevole incidente tempo fa alle Hawaii: è stato arrestato per guida in stato di ebbrezza. Segue il testo di Nuzzi: “In tutto questo scenario, la stanza 201 di papa Francesco a Santa Marta è quasi una capanna, non arrivando a 50 metri quadrati“.
Bertone è stato al centro di uno scandalo per uso improprio di fondi altrui
Il Cardinale Bertone venne accusato dalla stampa di aver usato 400mila euro dell’Ospedale Bambino Gesù per ristrutturare parte del suo appartamento da 700mq, l’attico con vista su Piazza San Pietro. Bertone nega questa accusa. A sostegno delle sue tesi sull’Avvenire, il quotidiano della Cei, si lascia spazio alla nota del legale di Bertone, l’avvocato Michele Gentiloni Silverj: “Il cardinal Bertone ribadisce di non aver mai dato indicazioni, o autorizzato, la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da lui occupato e di proprietà del Governatorato”.
Il Cardinale ha più volte dichiarato che non la darà vinta ai suoi nemici. Ma chi sarebbero i suoi nemici? Il Papa? I fedeli che versano offerte al Bambin Gesù? I genitori dei bambini in cura presso quell’Ospedale?
Il Cardinale, è bene ricordarlo, ha ricoperto la carica di Segretario di stato tra il 2006 e il 2013, che ne ha fatto l’uomo più potente della Santa Sede prima dell’avvento di Papa Francesco. In una intervista al Corriere della Sera ebbe a dichiarare: “L’attico di 700 metri quadri? Ai tempi li facevano così grandi. Era libero quello. E poi ci sarà una trentina di cardinali che vive in appartamenti anche giù grandi. D’altra parte che si può fare, ricavarne monolocali? Si ha idea di quanto costerebbe? E qui non c’è nulla di lussuoso”. Le spese di ristrutturazione? “Ho pagato di tasca mia e salato, con i miei risparmi (300mila euro ndr). Solo dopo sono saltati fuori pagamenti ulteriori. Adesso vedo che sarebbero addirittura 422mila euro, più del doppio. Di questa filiera di pagamenti io non sapevo assolutamente nulla”.
Non gli passa lontanamente per la testa, né per il cuore, che in 700 mq si potrebbe ospitare molte persone senza tetto, bambini, infermi. Gli ultimi saranno i primi? Chi mette a disposizione degli altri il proprio tempo e le proprie capacità, aiuta il prossimo ad evolversi e si arricchisce interiormente. Perché com’ebbe a dire qualcuno, “… ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, del bene a chi soffre ed è come se lo avessi fatto a me.” Chi l’ha detto? Bertone sicuramente non lo sa. Ci vorrà che qualcuno, forse Papa Francesco, glielo ricordi, a fronte dei 5.500 euro mensili che prende di appannaggio per la sua alta missione.
Nessuno li obbligava (ora si) ad abbandonare quelle regge ma certo vivere lì contrasta molto con i valori professati dal Cristianesimo
Monsignor Nunzio Scarano, ex responsabile dell’Apsa, l’ente vaticano che gestisce il patrimonio immobiliare della Santa Sede, al centro di una torbida storia di riciclaggio, nel suo appartamento di Salerno di ben 800 metri quadri vive tra ori, argenti e quadri di De Chirico. Altri residenti vicini al Sant’Uffizio sono porporati e monsignori di rango: il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi (vive in soli 265 mq). L’ex segretario di Ratzinger monsignor Josef Clemens (in 226 mq). Il cardinale Paul J. Cordes (si accontenta di 259 mq), capo della Commissione disciplinare della curia romana. Poi c’èil vescovo Giorgio Corbellini (costretto in 204 mq).
Ci sono dei casi diversi? Si ci sono. Il cardinale Domenico Calcagno, peraltro, detto Monsignor Rambo per via della passione per i fucili, attuale presidente dell’Apsa, ha deciso invece che l’appartamento di servizio non gli basta, e si è creato un buen retiro con appartamento e cascina immersi in una ventina di ettari all’interno della tenuta San Giuseppe sulla Laurentina. Se non altro ha scelto la campagna! Ma ci sono anche casi come quello del cardinale Achille Silvestrini, che abita nella palazzina della Zecca, in un modesto appartamento. E come lui, il cardinale Beniamino Stella, ministro vaticano del Clero, nel palazzo delle suore di via dell’Erba.
Un altro gruppo di cardinali occupa appartamenti fino a 800 mq e ce n’è uno chiamato “sette bagni”!
A San Callisto, in Trastevere vive il cardinale Ennio Antonelli in una casa di 440 metri quadrati, con due suore, un assistente e due giovani seminaristi. Si riuniranno ogni sera a pregare e ringraziare Dio di tanta bontà. Il francese Paul Poupard nel suo mega appartamenti di 442 metri quadrati ha anche una cantina con vini pregiati. Una iniziativa che certamente si dovrà alla sua cultura francese ma che poco c’entra con la sua vocazione. E sempre a San Callisto ci sono i cardinali Lozano Barragan (465 mq), Stafford (453), Vegliò (407), Turkson (338,40).
Ma l’appartamento più grande, occupato dal vice-decano del collegio cardinalizio, Roger Etchegaray, deceduto nel 2019: era di 472.04 mq. Verso la fine di gennaio 2017, dopo aver salutato Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI, lasciò definitivamente Roma e il suo appartamento, per far ritorno nella diocesi di Bayonne, ospite di una casa per anziani gestita dalla diocesi a Cambo les Bains, nei pressi della natìa Espelette. In questa residenza ebbe accanto la sorella Maité, fino alla sua morte nel 2018, lui spirò un anno dopo. Nel suo appartamento liberato dal 2017 chi ci vive? Non si sa…
La casa dove vive il cardinale Leonardo Sandri, in via della Conciliazione, supera i 700 metri quadrati di superficie. E arriva a 800 mq la residenza dell’inglese Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri del Vaticano, che in quanto a superfice compete con il cardinale Giuseppe Bertello, il cui appartamento nel palazzo del Governatorato viene chiamato “sette bagni” per il numero delle stanze di servizio.
Il cardinale Etchegaray avrebbe condiviso le miserie del mondo: così nell’omelia ai suoi funerali
Suonano sinistre le parole del porporato francese Dominique Mamberti, prefetto della Corte Suprema della Segnatura Apostolica, che ha presieduto la celebrazione nella cattedrale di Santa Maria a Bayonne, nei Paesi Baschi, diocesi natale del cardinale Roger Etchegaray, scomparso a 96 anni, nel 2019. Il celebrante parla delle tappe della lunga vita del cardinale Etchegaray attraverso le Beatitudini. Ditemi voi se non vi si accappona la pelle al solo leggerle.
“Beati i poveri di cuore” perché “povero di cuore, Roger Etchegaray lascia che Cristo si impadronisca di tutto il suo essere, ne fa la chiave della sua vita, come ha scritto lui stesso. Fu il suo intimo rapporto con Cristo che lo guidò nei suoi vari ministeri e lo affascinò fino a diventare veramente il servo di tutti, a immagine di Colui al quale aveva dedicato la sua vita”. Secondo Mamberti il cardinale Etchegaray avrebbe pianto le miserie del mondo e condiviso la sofferenza. Dove? Nell’appartamento di 472mq a Trastevere? Tra agi e servitù?
La religione di questi cardinali non può essere la stessa di cui parlano i Vangeli
Queste situazioni non sono più tollerabili in una società moderna, dove si fa scempio dei principi e dei valori sui cui si erano fondate le istituzioni che guidano la nostra società. Di fronte ai problemi posti da guerre, disastri naturali, devastazioni, fame, stragi, povertà, chi si propone di salvare il mondo dal male, non può isolarsi in appartamenti di lusso, tra ori e quadri preziosi, tra sperperi e approvvigionamenti di dubbia provenienza, senza proporre niente di concreto per le famiglie che un tetto non ce l’hanno, per chi è senza un lavoro, senza una prospettiva di vita futura.
A un cardinale non si chiede di vivere nella grotta come San Francesco o come un eremita ma certamente non può dare sfoggio di ricchezza e di arroganza, se vive proprio di quel senso di carità cristiana di una Chiesa di cui sarebbe un membro gerarchicamente rappresentativo. È un controsenso ormai inaccettabile. Delle due l’una. O la sua non è la stessa religione di cui parlava Cristo nei Vangeli o quel benessere è un’appropriazione indebita a danno dei suoi stessi fedeli e della stessa religione che professa.